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DRD: ECCO PERCHÉ IL TERMINE STALLO È IMPROPRIO

Al Gp di Silverstone, la Lotus, proverà, secondo il sito Blogf1, durante le prove libere, il proprio sistema DRD.

Cerchiamo di spiegare, una volta per tutte, cosa si intende quando si parla di “stallare” l’ala posteriore utilizzando sistemi di DRS Passivo. In questi anni, il termine stallo, ha creato parecchia confusione perché è una parola impropria per spiegare nel migliore dei modi il fenomeno che succede sulle vetture di Formula 1 che provoca un aumento di velocità massima sulle vetture.

Iniziamo dicendo che il termine “stallo” è usato principalmente in aeronautica per descrivere un fenomeno che si crea sul’ala quando si determinano particolari fattori.

Se prendiamo come riferimento un’ala di un aereo, lo stallo si ha quando, a causa di un angolo di attacco troppo elevato  il flusso dell’aria sopra l’ala  si interrompe, staccandosi dalla superficie dell’ala stessa.
Il fenomeno della portanza è garantito dalla circolazione di aria, sopra e sotto le ali. Quando l’ala è in stallo questo fenomeno viene a mancare e l’ala si comporta come un qualsiasi grave in caduta libera.

FOTO 1Immagine in alto ala genera portanza – Immagine in alto ala in stallo

Le ali, utilizzate nelle monoposto di F1, hanno lo scopo di generare il fenomeno opposto alla portanza che è comunemente chiamato deportanza che è nient’altro che una forza (alto verso il basso) generata da un profilo alare quando viene investito da un fluido (aria)

Come suggerito da Carlo Vanzini, voce di SkySportF1,fate un esperimento, mentre correte in auto mettete la mano aperta fuori dal finestrino variate l’ inclinazione, sentirete la differenza di spinta, più o meno marcata e dall’ alto o dal basso in base ai movimenti che fate; se la mano è parallela alla strada la spinta è neutra, alzate le punte delle dita e sentirete la mano che tende ad alzarsi (portanza) se puntate le punte delle dita leggermente verso il basso sentirete un spinta verso il basso (deportanza)

La deportanza generata da un ala dipende dalla sua corda (distanza dal bordo di entrata al bordo di uscita del profilo alare), dall’incidenza dell’ala (inclinazione) e dalle paratie laterali particolarmente elaborate sulle attuali monoposto.
Una maggior incidenza degli alettoni garantisce una maggior tenuta in curva della monoposto, ma risulta penalizzante sui rettilinei, in quanto gli alettoni peggiorano notevolmente la penetrazione aerodinamica generando un forte attrito con l’aria che investe la monoposto, ne risulterà quindi penalizzata la velocità di punta nei tratti veloci del circuito.
Gli alettoni regolati a bassa incidenza, quindi con i profili poco inclinati, penalizzano la monoposto in curva, ma permettono di raggiungere velocità molto elevate in rettilineo. Le monoposto più valide aerodinamicamente sono quelle che, con un incidenza relativamente bassa degli alettoni, garantiscono comunque una buona velocità di percorrenza della curva ed alte velocità in rettilineo; per ottenere tale risultato è necessario generare carico aerodinamico non soltanto con gli alettoni, ma anche con il corpo vettura.

La deportanza è generata dalla differenza di pressione che si genera tra la superficie superiore ed inferiore dell’ala quando è investita dall’aria.

Quindi maggiore sarà l’inclinazione dell’ ala, maggiore sarà la differenza di pressione tra la parte superiore e quella inferiore e maggiore sarà la deportanza generata.

Per diminutore la resistenza all’avanzamento provocata dall’ala posteriore nei tratti in cui non serve downforce i team in questi anni si sono sbizzarriti: prima con l’F-Duct della McLaren, DDRS della Mercedes e in questa stagione con il DRD passivo.
Gli ingegneri, prelevano un flusso d’aria in determinati posti della monoposto (orecchie ai lati airbox sulla Lotus, Tunnel sotto agli scarichi per Red Bull) e attraverso degli appositi condotti portano quest flusso d’aria ad elevata pressione sotto il profilo principale dell’ala posteriore deve esistono delle feritoie per farlo sfogare.
Questo comporta che la pressione sotto il profilo aumenta e perciò  diminuisce il deltaP tra la parte superiore e quella superiore. Una diminuzione del deltaP provoca una diminuizione di quella forza chiamata deportanza  ed è per questo che la vettura aumenta di qualche km/h la propria velocità.

Provo a spiegarvi questo fenomeno con un esempio un po estremo ma che potrebbe aiutarvi nella comprensione: quando è in funzione il DRD è come se le vetture viaggiassero con un ala posteriore con la corda usata a Monza e poi quando non è in funziona ritorna ad avere la corda necessaria per avere più deportanza possibile nelle curve.
E’ per i motivi che vi ho spiegato che possiamo dire che il sistema non va in “stallo”. Per farlo andare veramente in stallo bisognerebbe aumentare il deltaP che esiste tra la parte superiore e quella superiore dell’ala. Per riuscire ad aumentare questo deltaP bisognerebbe aspirare aria dalla parte inferiore dell’ala in modo creare un deltaP molto elevato che provocherebbe il vero e proprio stallo e perciò un  angolo di attacco troppo elevato tra l’ala e l’aria. Questo provocherebbe un’aumento della resistenza all’avanzamento (drag). Questo fenomeno è facile capirlo guardando la foto 1
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Pubblicato da
Redazione FUnoAT