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LE TRACCE SOSPETTE DELLA RED BULL: PAROLA ALL’ING. ENRICO BENZING

Stanno facendo molto discutere le tracce lasciate, in fase di ripartenza, da Webber durante la delicata fase di doppiaggio del pilota australiano nei confronti di Van der Garde.

La cosa che ha destato particolare interesse, sono soprattutto le tracce sull’asfalto,non quelle continue bensì dove I segni della gomma appaiono spezzati, come se i battistrada pattinassero solo a tratti, trovando poi l’aderenza nell’istante successivo.

Personalmente, non ho mai pensato (e continuo a farlo) che si tratti di un sistema di traction controll, infatti, avevo dato la mia spiegazione in un precedente post https://www.funoanalisitecnica.com/2013/06/mappature-motore-della-red-bull-usate.html che è poi stato ripreso da Alberto Antoni di Austosprint http://www.auto.it/autosprint/formula_1/2013/06/17-13394/Le+strane+tracce+della+Red+Bull.

Per confermare la mia tesi, e per correttezza nei confronti delle persone che mi leggono, ho interpellato un grande esperto in materia di Formula 1: l’ing. Enrico Benzing. Per chi non lo conoscesse, l’ing. Benzig, giornalista dal 1951, quand’era ancora studente, è stato collaboratore a “La moto”, “Motitalia”, “Stadio”, e nel 1956 direttore responsabile di “Auto-Moto”. Dopo gli studi di ingegneria meccanica ed aerotecnica, per circa vent’anni ha scritto su “La Gazzetta dello Sport”, raccogliendo l’eredità di Giovanni Canestrini e divenendo il responsabile delle rubriche motoristiche, oltre che inviato alle gare di Formula 1.
Dal 1974 scrive su “Il Giornale”, in quell’anno fondato da Indro Montanelli. Commissario tecnico della Federazione Motociclistica Italiana, specie nei Moto-Giri d’Italia ’53, ’54 e ’56, dal 1978 al 1980 è stato membro della Commissione Tecnica della Federazione Internazionale dell’Automobile. Nel 1956 ha vinto il premio U.S.S.I. per la tecnica e nel 1963 la prima edizione del premio “Dino Ferrari”, per gli articoli pubblicati sulla “Gazzetta dello Sport”. Nel 1977 ha vinto il “Premiolino” per uno scoop su Enzo Ferrari, pubblicato su “Il Giornale”. Nel 1981 ha vinto il Premio “Sanremo e l’automobile”; nel 1990, il Premio Skf Formula 1; nel ’92 il Premio Palumbo alla carriera; nel ’99 il premio “Motor Monza”; nel 2003 il Premio U.I.G.A. alla carriera; nel 2005 il Premio dell’Automobile Club di Milano alla carriera.
Come esperto di aerodinamica, ha progettato ali per monoposto, anche di Formula 1; ha pubblicato volumi di tecnica motoristica, aerodinamica, monografie e vari cataloghi ragionati su singole vetture e produzioni.
E’ membro della “Society of Engineers” britannica (ora “Iet“).

Ecco cosa ne pensa delle tracce lasciate da Webber in fase di accelerazione e dell’alternanza di queste sul tracciato come ipotizzato da siti web.

Con Van der Garde, è stato un vero e proprio incidente (ripartenza quasi da fermo) e non un normale doppiaggio.
Ho inserito l’immagine in ambiente CAD e non risulta l’alternanza tra motricità destra e sinistra, bensì la sobbalzante motricità curvilinea, secondo il raggio, con un centro di curvatura non molto lontano, verosimilmente nella brutale accelerazione in prima e con marcati saltellamenti, dovuti al dislivello del terreno, ben visibile in basso nell’immagine. Il “traction control”, proibito, sortirebbe effetti opposti. Il cosiddetto “taglio” d’accensione in alcuni cilindri eliminerebbe ogni traccia da depositi di gomma.

Questo sta a dimostrare, come ipotizzato qualche giorno fa su questo blog, che non c’è nessuna irregolarità sulla Red Bull RB9 e che la forza di questa monoposto in fase di trazione è da ricercare nella capacità progettuale di Adrian Newey ed il suo staff e non in dispositivi proibiti dal regolamento.

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Pubblicato da
Redazione FUnoAT