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GP BRASILE: Anche la Ferrari utilizza la “balestra” sul T-Tray

Anche la Ferrari usa il sistema a balestra sul T-Tray. Grazie alla foto Effe1tech (un bravo a Giorgio Piola che è riuscito a fotografarlo) è stato possibile osservare il T-Tray smontato della SF15-T.

Questo sistema era uno dei segreti della Red Bull degli scorsi anni. E’ stato scoperto nel 2012 che la vettura di Newey utilizzava questo particolare sistema che gli permetteva di sfruttare nel migliore dei modi l’assetto rake.
Prima di spiegare il funzionamento è giusto ricordare che, in questa determinata zona la flessione massima prevista dal regolamento è di 5mm con un carico verticale di circa 200 Kg applicato in tre diversi punti.
La Ferrari, così come altri team come Williams, McLaren, Mercedes, Red Bull, Toro Rosso utilizzano una sorta di “balestra” montata fra lo skid-block e il T-Tray. Questo particolare stratagemma permette alle vetture che lo utilizzano di poter alzare di qualche mm lo splitter mentre la vettura è in movimento e permette di utilizzare un assetto picchiato molto più esasperato rispetto alle altre vetture.
Il primo pezzo, quello che comprende lo splitter deve essere di almeno 1000 mm. Gli ingegneri grazie a questo sistema, riescono a farlo ruotare di qualche mm verso l’alto nella parte anteriore grazie alla balestra, realizzata in materiali compositi, che agisce proprio come una molla ma con poco carico.
Questo particolare in carbonio che abbiamo chiamato “balestra” ha un interessante sistema di fissaggio che consente una flessione determinata prima di inchiodarsi.
Quindi riassumendo il tutto possiamo enunciare che il T-Tray studiato con questo sistema si va a deformare verso l’alto a valori di carico superiori ai 200 kg.
Questo permette di poter abbassare tutta la parte anteriore dell’auto sollevando il T-Tray per evitare un consumo eccessivo del pattino. Per cui non solo l’ala anteriore sarebbe più vicina a terra, ma anche tutta la parte anteriore della macchina con un netto incremento di carico aerodinamico della vettura.

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Pubblicato da
Redazione FUnoAT