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Questo è un atto d’amore verso la Formula 1.

Questo è un atto d’amore verso la Formula 1. Uno sport, o disciplina, chiamatelo come volete, dove gli uomini rischiano la vita nel tentativo di superare i propri limiti, a bordo di mezzi che rappresentano il massimo della tecnologia motoristica e il massimo della ricerca telaistica ed aerodinamica (a ruote scoperte). Sono “cavalieri del rischio”, come li si definì qualche decennio fa. In qualche modo, nel nostro immaginario collettivo, rappresentano degli “eroi” e con le loro imprese, ci richiamano a pulsioni elementari ed ineliminabili quali adrenalina, rischio, velocità.

Meritiamo, noi e loro (i piloti) uno spettacolo come la Formula 1 odierna?

La risposta è no, e i commenti dei piloti via radio, a partire dal cristallino talento di Hamilton (“Hey Charlie, si comincia?”, traduzione non letterale, indirizzata a Withing), mentre si faceva una caterva di giri a passo di lumaca, dietro la Safety car, per l’avvio lanciato del Gran Premio di Inghilterra, causa qualche pozzanghera qua e la (stessa cosa a Montecarlo, 7 interminabili tornate prima del via vero e proprio) ne è la chiara spia. Forse è passato quasi inosservato, ma il fatto che i piloti si lamentino sempre di più nei confronti della direzione sportiva qualcosa vorrà pur dire.
La Formula 1 attuale è diventata un carrozzone iperburocratico, in cui tecnici, team e piloti sono regolamentati in ogni anche piccolo e banale aspetto. Ultima, la comica “questione” su cosa fare delle visiere a strappo che i piloti tolgono durante la gara. Dopo non possono festeggiare fra i tifosi, far sventolare le bandiere nazionali, etc etc.
Parafrasando Tacito (“lo Stato è corrottissimo quando le leggi sono tante”): molte leggi, nessuna legge (e arbitrio del più forte o del più furbo o arrogante). Vale a dire che poche e chiare norme non lasciano adito a dubbi; una serie di norme sconclusionate, con codici e codicilli, trasformano una gara e ogni episodio in una lunga serie di riflessioni arzigogolate da tanti azzeccagarbugli mentre la Federazione fa un po’ quello che vuole. Non sono un dietrologo e non arrivo a pensare che ciò faccia parte di un piano ben orchestrato da Monsieur Todt e da Mister “E” per fare ciò che vogliono. Anche perché non è un gran piano quello in cui la Formula 1 perde parecchio gradimento, sponsor e appassionati: si chiama suicidio.
Forse che questa Formula 1, e la Fia, in qualche modo rappresentino i tempi, con questa corsa all’iperburocratizzazione, come la scombiccherata Unione Europea, anche questa iper-regolamentata da burocrati che fanno il bello ed il cattivo tempo per giustificare la loro esistenza? Un Circus che si autogiustifica e sostenta, in sostanza?
Non accusatemi di troppa fantasia, ma il paragone mi è venuto quasi spontaneo.
Lascio qui sotto una serie di domande, alcune retoriche altre no, per avere il vostro punto di vista, cari lettori.
Ha senso un regolamento tecnico che, in nome di una sbandierata riduzione dei costi, blinda quasi ogni particolare meccanico ed elettronico?
Ha senso dire “devi fare 4 motori e devono durare per 20 gran premi” (ah, da qui al 2020 i motori usati da ogni team dovranno essere 3!), in nome, sempre, della riduzione dei costi, quando ogni power unit costa un botto, e per farle durare così tanto i motoristi ne fanno esplodere al banco una miriade sino a raggiungere la tanto agognata affidabilità? Alla fine forse scopriamo che si spende di più.
Ha senso dire “niente più test in pista”, che con la scusa anche questa di ridurre i costi, (in realtà norma principalmente anti Ferrari, lo ripetiamo) costringe le squadre di Formula 1 a utilizzare simulatori super avanzati, banchi dinamici Avl (40 milioni di euro quelli della Ferrari), pile di personal computer con capacità di calcolo da Nasa, tutta roba che costa un’enormità e probabilmente alla fine della fiera molto più di 4/5 giornate di test in pista..quelli veri intendo? Che sport è quello in cui non ci si può allenare?
Prost, Senna, Schumacher, Lauda (giusto i primi che mi vengono in mente). Tutti i più grandi, i campioni, avevano una cosa che li differenziava dagli altri piloti: sapevano regolare e mettere a punto la loro monoposto. Oggi è semplicemente impossibile. Ma che razza di mondo è?
Ha senso, se si rompe un cambio, punire il pilota? Idem se i meccanici pasticciano con le gomme? Al massimo multa la squadra. O sono matto io?
Ha senso aver talmente regolamentato i sorpassi in pista che alla fine non ti puoi aspettare nulla di bello, diverso, interessante, non tanto per voler l’incidente (che comunque fa parte delle gare automobilistiche), quanto per non castrare talenti e furore agonistico? Ma ve lo immaginate un Mansell, o addirittura Villeneuve padre con questi regolamenti? Lo avrebbero semplicemente mortificato e ne avrebbero impedito le gesta agonistiche.
Fatte salve le norme che riguardano la protezione dei piloti (e bisogna dire, almeno qui, che la Fia si è mossa in modo egregio), è così brutto avere un regolamento che ti dica lunghezza totale, larghezza totale, altezza alettoni, ti dia indicazioni sulle variabili del motore, cilindrata, e poi spazio all’inventiva dei singoli? Era così brutto il regolamento degli anni 80? E badate bene, non scrivo queste cose in preda alla nostalgia…non sono ancora così vecchio!
Se la Formula 1 ha motori identici (nelle potenze) o la “filosofia” del regolamento attuale è avere motori che alla fine eroghino la stessa potenza, con monoposto praticamente identiche, tanto vale farlo diventare un mondiale monomarca. E se c’è un regime monofornitore in cui tutti i piloti, praticamente, si lamentano degli pneumatici (a parte forse le Mercedes ovviamente), perché non lasciare una libera concorrenza con almeno un altro gommista? O almeno, diamine, vogliamo lasciare ogni scuderia libera di correre con il tipo di pneumatico che vuole? La Storia insegna che la competizione porta al miglioramento del prodotto, il monopolio al suo scadimento. Nulla! la Fia fa quello che vuole, sorda al buon senso.
Diciamocela tutta: ma quanto sono brutti i circuiti di Tilke o quelli da lui modificati? da 1 a 10, 11! Possibile che non ci sia nessuno capace oltre lui di fare un circuito per gare automobilistiche? Pensate che ormai si usa il neologismo “Tilkodromo”, con accezione negativa ovviamente…
La Formula 1 non è uno sport di durata, è uno sport in cui si deve andare il più veloce possibile per la maggior parte del tempo. Sennò i piloti diventano robottini teleguidati perché: devi ricaricare le batterie, devi evitare di consumare troppo le gomme, devi stare attento al carburante, alle marce del cambio che ha già tanti chilometri e così via discorrendo.
Siamo davvero sicuri che questa Formula 1 sia più ecologica della precedente? Avete presenti le componenti elettroniche e le batterie delle monoposto? Ecco…non è che siano poco inquinanti, tutt’altro…
Siamo davvero sicuri (altro mantra ripetuto continuamente dalla Fia), che ci sia un ritorno tecnologico nelle auto di tutti i giorni con questo ibrido? E siamo sicuri che l’ibrido sia la tecnologia del futuro? Secondo il sottoscritto (e non solo), l’ibrido appartiene (già) al passato.
Potrei continuare all’infinito, tante e tali sono le assurdità di questa Formula Uno.
Sia chiaro, non che non ci siano stati altri periodi di monopolio motoristico da parte di una scuderia. Tuttavia, le variabili in gioco erano talmente tante, e la possibilità di recuperare tali che non c’erano ombre sulla bravura di un team piuttosto che di un altro. Oppure se baravi con qualche furbata al limite del regolamento, te la sfangavi solo per un anno, perché o ti cambiavano le norme o gli altri ti copiavano. Il dominio Mercedes (dentro e fuori la pista) unito ad un regolamento che castra qualsiasi possibilità di recupero (o la dilata enormemente, e sarà ancora peggio con il nuovo regolamento), hanno portato ad un combinato-disposto “micidiale”: le gare non solo sono noiose (lo erano, spesso, anche in passato), ma sono noiose in sequenza, con una ripetizione asfissiante e con un risultato, al 99 per cento, già scritto. Potrà forse essere contenta la Mercedes (cui comunque vanno dati anche i meriti tecnici, indubbi, che ha), non so se il tifoso medio, non per forza ferrarista, sia contento di questo dominio tanto prolungato quanto sterile.
Siamo noi, tifosi, sportivi, e gli stessi piloti, ad essere tutti impazziti? Non credo.
Con buona pace di monsieur Todt e delle “magnifiche e progressive sorti” della Formula 1, da lui tanto declamate ma, da quasi nessuno, credute.

Mariano Froldi

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Pubblicato da
Redazione FUnoAT