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La settimana prossima, a quest’ora, avremo già il primo verdetto del mondiale 2017 con il primo gran premio andato in archivio in quel di Melbourne.
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Tutti si nascondono, e tutti se serve fanno i temponi con monoposto regolate “ad hoc” (senza andare troppo lontani, basti ricordare i proclami e le analisi dei test premondiale dell’anno scorso). Insomma, quei tempi non ci dicono tutto, quelle simulazioni di gran premio non ci dicono tutto. E a dirla tutta (scusate il bisticcio), neanche il primo gran premio ci dirà tutto.
Su F1AT abbiamo analizzato e sviscerato tutti i parametri possibili, quindi saprete di cosa parlo. Tra l’altro, l’Australia dirà di una prima gara per certi versi a se, come accade con il primo appuntamento mondiale da sempre. E non mi “gaserei” neanche se sul gradino più alto del podio ci fosse una Ferrari. Perché, vedete, il vero problema, ormai atavico della Ferrari, non è neanche più mettere assieme una monoposto “decente”, ma svilupparla nel corso della stagione sfruttando le ore del venerdì. Perché tutti sappiamo, e non si tratta di fare le prefiche da tragedia greca, che la Ferrari non è brava (almeno sino ad oggi) a lavorare sul virtuale, sui dati simulati. I dati virtuali, le computazioni, i piloti nei simulatori mi fanno sempre avere un travaso di bile. Montezemolo non ci ha ancora svelato il “mistero buffo” per il quale accettò la castrazione dei test liberi in pista, quando di piste di proprietà la Ferrari ne ha due, e quando proprio macinando chilometri su chilometri la Ferrari aveva raddrizzato e rivoltato monoposto non nate benissimo.
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Capitolo mistero Red Bull. Sarà forte, non ho dubbi. Fra margini legali, regolamenti rispettati o meno (cosa in cui sono maestri, leggasi in questi giorni la telenovela sulla sospensione anteriore idraulica). Non sappiamo quando vedremo la vera Red Bull. Mi pare di capire che avranno bisogno di qualche gran premio per avere il pacchetto completo.
Il Direttore
Mariano Froldi