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GP CANADA: l’analisi della gara

Una vittoria piuttosto semplice quella ottenuta ieri da Lewis Hamilton che dopo la brutta prestazione offerta a Monaco è riuscito a riscattarsi prontamente nella pista in cui 10 anni fa ha raccolto la sua prima vittoria in Formula 1.

Una giornata molto positiva per il team Mercedes che è riuscito a cogliere la sua prima doppietta stagionale con Bottas che ha terminato in seconda posizione la gara ma che a livello prestazionale non è mai riuscito a mettere pressione al compagno di squadra, anche per via di una strategia sicuramente meno aggressiva e “performante”.
Un uno – due Mercedes generato dal contatto tra Verstappen e Vettel alla prima curva che ha sicuramente spianato la strada alle due frecce d’argento, apparse notevolmente in ripresa dopo il fiasco monegasco. Contatto che è costato al pilota tedesco della Ferrari la rottura dell’ala anteriore con conseguente pit stop per la sostituzione.

Ma con un Vettel partito in seconda posizione, come può un Max Verstappen partito in quinta, averlo messo in difficoltà in curva 1? C’è da far presente che il pilota tedesco della Ferrari è partito dal lato sporco della pista inficiandone sicuramente le prestazioni, non tanto nei tempi di reazione da parte di Vettel nel rilascio della frizione, quanto nel grip mancante durante i primi metri della partenza. Simile a quanto successo a Kimi Raikkonen che cosi facendo non è riuscito ad andare in protezione del compagno di squadra, lasciandogli scoperta sia la parte destra che quella sinistra. In questa ultima si è infilato immediatamente un ottimo Valtteri Bottas che complice anche una staccata molto profonda è riuscito a sopravanzare il pilota tedesco della Ferrari mentre a destra, un Max Verstappen molto arrembante ha chiuso forse poco correttamente (è comunque da giudicare come un incidente di gara) la strada a Vettel causando la rottura dell’ala anteriore Ferrari. Molto fortunato il pilota olandese della RedBull poiché con tale manovra avrebbe potuto porre fine alla sua gara, grazie ad una foratura alla posteriore sinistra cosa invece non accaduta.


E qui la Ferrari commette secondo noi un grave errore che costerà a Sebastian Vettel la terza posizione in gara; dal box non sono infatti riusciti a valutare in tempi brevi il grave danno all’ala anteriore. La nota ufficiale rilasciata dal Team italiano parla di mancata valutazione a causa della Safety Car che non ha permesso agli ingegneri di valutare correttamente la perdita di carico aerodinamico. Per chi non lo sapesse, in vari punti della monoposto sono presenti dei sensori che vanno a fornire “live” al Team i valori di carico aerodinamico nella telemetria cosi da verificare il corretto funzionamento dei vari macro componenti aerodinamici. E sotto il regime di Safety Car i sensori posti sull’ala anteriore della SF70H stavano dando dei valori corretti di downforce, sintomo che l’ala non avesse grossi problemi a quelle velocità. Ma era evidente, bastava guardare l’onboard (in loro possesso) o le immagini che le varie TV stavano trasmettendo per capire che quell’ala anteriore, una volta aumentata la velocità e quindi i carichi agenti sulle varie superfici, sarebbe collassata su sé stessa comportando un Pit Stop.

Una scelta errata da parte del muretto di Maranello che ha influito gravemente sulla gara per due motivi: Vettel ha perso dai 7 agli 8 secondi, che avrebbe guadagnato in caso di sosta durante la SC, poiché i vari piloti in pista viaggiavano lentamente per seguire la Mercedes stradale. E soprattutto, quando l’ala è collassata su sé stessa ha comportato dei danni alla parte iniziale del fondo e ai bargeboard che la Ferrari ha quantificato nel post gara attorno a 1 – 2 decimi al giro. Un errore evitabile che è costato il podio a Vettel, e quindi 3 punti in ottica mondiale, in quanto il terzo posto era perfettamente alla sua portata considerando l’abbandono di Max Verstappen e che quelli dietro di lui avevano un ritmo di 1 secondo più lento di quello del pilota tedesco. 

Una Ferrari che in Canada è parsa meno competitiva rispetto alle precedenti occasioni: fin dalle qualifiche del sabato i due piloti non sono riusciti a portare gli pneumatici nella giusta finestra di funzionamento, un problema più di casa Mercedes fino a questo settimo appuntamento della stagione. La causa è da associare a due fattori, uno principalmente tecnico e un altro prettamente ambientale; partendo dal primo, per la prima volta, sulla SF70H è stata utilizzata un’ala posteriore più scarica necessaria per garantire ottime velocità sul lungo rettilineo del terzo settore, che ha sbilanciato la SF70H, soprattutto con temperature della pista elevate, non aiutando di certo le gomme. Una Ferrari che con 35°C di asfalto sembrava la solita vettura perfetta, piantata sul posteriore come piace a Sebastian Vettel e con ben poco sottosterzo sull’anteriore. La risalita delle temperature tra la sessione di qualifica, 47°C, e la gara, 42°C, hanno fatto diventare la SF70H una vettura molto sottosterzante e nervosa. Appena la Ferrari diventa sottosterzante, il primo a pagarne le conseguenze è Kimi Raikkonen, che non è mai riuscito, tra qualifica e gara, a replicare i tempi del proprio compagno di squadra. Per quanto riguarda invece Sebastian Vettel, riesce sempre a metterci del suo quando la vettura è tanto sottosterzante, cosi da limitare egregiamente i danni. E sarebbe stato cosi anche in gara se non fosse stato per quella brutta partenza che è alla base del successivo contatto con Max Verstappen.

Resta il fatto che comunque Vettel, nonostante i problemi alla vettura e l’errore grossolano del suo box, è riuscito a disputare una ottima rimonta concludendo la gara al 4° posto superando con un sorpasso sontuoso, e anche forse rischioso in ottima mondiale, un grande Esteban Ocon, quinto al traguardo proprio dietro al forte compagno di squadra Checo Perez.

Da sottolineare però, che con le attuali prestazioni sia di Mercedes che di Ferrari, vetture che girano in gara anche 1 secondo al giro più veloci di tutti gli altri Team, su un circuito dove si può sorpassare “abbastanza” facilmente come quello del Canada viene tutto più facile nell’effettuare una rimonta. 

A livello strategico il muretto di Maranello non è stato impeccabile poiché l’ultimo stop per montare le gomme UltraSoft poteva essere anticipato di qualche giro, visto anche il degrado praticamente nullo anche con il compound più morbido portato dalla Pirelli in Canada. Sosta anticipata che poteva permettere a Vettel di lottare con Ricciardo per il podio negli ultimissimi giri della gara. Il pilota tedesco prima di fermarsi per l’ultimo stop, con gomme “rosse”, stava girando in 16 basso ma appena montate le “viola” ha abbassato il suo ritmo di 1 secondo al giro. Il non riuscire ad effettuare sorpassi da parte del proprio pilota tedesco, ha indotto però tardivamente gli ingegneri del Team italiano a passare sul Plan B  che era in quel momento UltraSoft e tantissimi giri in “Qualifying Mode”. 

Molto anonima anche la gara di Raikkonen, settimo traguardo, che, dopo una partenza non positiva, non è riuscito a girare su buoni tempi con una Ferrari che nel traffico ha sofferto enormemente di problemi di surriscaldamento degli pneumatici. Un Kimi Raikkonen che ha poi sofferto la minor cavalleria da parte della sua Power Unit rispetto a quella montata sulla SF70H di Vettel. Come scritto infatti nell’analisi delle qualifiche, il Team italiano con l’aggiornamento al motore endotermico portato in Spagna è riuscita a fare anche uno step in termini di CV assoluti, 10, oltre ai 25 CV già aggiunti alla Power Unit italiana durante l’inverno. E’ da associare anche a ciò il costante decimo e mezzo che Raikkonen si è preso da Vettel nel terzo settore durante il weekend canadese. Da aggiungere che nel finale di gara, il pilota finlandese ha accusato dei problemi al sistema Brake By Wire che gli ha impedito di attaccare Ocon e Perez.

Un capitolo a parte lo merita Mercedes che, dopo il disastroso fine settimana di Monaco, è riuscita prontamente a reagire con una reazione iniziata già dai giorni post gara di Montecarlo dove, in fabbrica, gli ingegneri hanno lavorato duramente 24 h su 24 per cercare di porre rimedio ai problemi di questo inizio di stagione soprattutto con la mescole più morbida portata dalla Pirelli in pista, problemi che almeno in Canada sembrano essere stati risolti. Ma la domanda di tutti è se Mercedes li avrà risolti per sempre questi fastidiosi problemi, nati da dei dati in possesso durante i mesi precedenti l’inizio della stagione e riguardanti le mescole più morbide non cosi veritieri rispetto a quelli poi raccolti in pista? La risposta non è semplice, poiché anche il Team anglo tedesco non si aspettava di andare cosi bene in Canada; sarà quindi opportuno aspettare qualche gara per capire se è così con già il prossimo Gp di Baku, altro weekend che si correrà su una pista poco energetica sugli pneumatici (in quel caso non ci sarà però la UltraSoft), che potrebbe darci importanti risposte a questo quesito.

Un Hamilton che non è mai stato impensierito da nessuno ed ha potuto gestire oltre che la gara, anche la propria Power Unit Mercedes, in massima tranquillità. L’ottimo potenziale della W08 lo abbiamo visto solamente a sei giri dalla fine quando ha voluto divertirsi centrando il giro più veloce della gara con gomme SuperSoft di oltre 30 giri, rifilando quasi 2 decimi a Vettel che disponeva di gomme UltraSoft più fresche di dieci giri e con una serbatoio completamente vuoto visto che il suo Best Lap è stato effettuato nell’ultimo giro di gara. Un Hamilton che è stato spinto dal proprio ingegnere nel cercare di mettere alla frusta la propria vettura per cercare di capire il comportamento della W08 canadese quando viene portata al limite.
A livello strategico, Mercedes aveva impostato la gara con uno stop di Hamilton al giro 21 per poi utilizzare le “gialle” fino al termine della gara. Strategie che è stata cambiata dopo aver visto che le gomme Soft nelle condizioni ambientali di ieri non stavano funzionamento benissimo sia sulla Mercedes di Bottas che sulla RedBull di Ricciardo. Proprio il secondo pilota Mercedes è stato utilizzato come “tester” per provare le Soft viste le problematiche sulle sue UltraSoft che avevano subito uno spiattellamento ad inizio gara, dando delle vibrazioni che avrebbero potuto creargli dei problemi sulla distanza. E siccome sulla W08 di Hamilton le UltraSoft non stavano dando nessun segno di fatica, gli ingegneri hanno deciso di allungargli il primo stint con US per verificare la Soft con Bottas, e decidere poi se utilizzare, come effettivamente fatto, le SuperSoft fino a fine gara.

Passando alla gara degli altri, positiva solo per quanto riguarda la posizione finale la gara di Ricciardo che è riuscito a cogliere il terzo podio consecutivo. RedBull non ha il potenziale per essere in lotta con Mercedes e Ferrari ma sta sfruttando i momenti difficili dei due team per portare a casa il massimo risultato possibile. La mancanza di CV non permette al Team anglo austriaco di competere con Ferrari e Mercedes su piste come quelle del Canada dove 10 CV significano ben 2 decimi al giro. Peccato per il ritiro di Verstappen che è stato costretto a fermare la propria macchina per un problema alle batterie.


Sempre rimanendo su Renault, il motorista francese potrebbe portare in pista a Baku un piccolo aggiornamento alla sua Power Unit, di 5-10 CV, la metà di quelli inizialmente preventivati per questo primo aggiornamento stagionale. L’altra metà arriverà solamente nelle gare successive, con il colosso francese che nella giornata di ieri ha escluso l’arrivo di importanti aggiornamenti alla propria unità motrice in questa stagione 2017 di F1.

Ma concludendo, la vera sorpresa di questo Gran Premio del Canada è stata la Force India che, anche grazie alla nuova e fresca specifica di Power Unit Mercedes, è riuscita con i suoi due ottimi piloti, a raccogliere punti fondamentali per il campionato costruttori. Punti molto importanti anche per il ragazzino canadese Lance Stroll e per Grosjean che riporta la Haas a punti, nonostante i grossi problemi ancora presenti all’impianto frenante della sua VF17.
di @Spontonc e @Smilextech
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Pubblicato da
Redazione FUnoAT