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GP Ungheria – gara, il pensiero dei lettori, di Mauro Petturiti

Undicesimo appuntamento del mondiale 2017, circuito dell’Hungaroring, valido per il GP di Ungheria, pista nella quale ci si aspettava la riscossa della Ferrari, dopo la parentesi poco felice di Silverstone, e riscossa è stata: in qualifica uno due Schiacciante Vettel-Raikkonen, e stesso risultato in gara, nonostante i problemi allo sterzo di Vettel.
Gara praticamente priva di sorpassi, il che potrebbe far pensare ad un GP noioso, e in effetti nella prima parte poteva esserlo, con le due Ferrari scattate dalla prima fila che prendevano il largo e gli altri a inseguire.
Poi, complice un problema tecnico ad un braccetto dello sterzo, Vettel ha guidato buona parte delle gara con il volante storto, cosa che gli ha impedito di spingere al massimo e prendere i cordoli per evitare ulteriori guai.
Qui ne è nata una gara nella gara, con le Mercedes che si sono incollate alle rosse, dopo l’unico pit stop, con più di 30 giri tiratissimi, che hanno visto uscire vincenti i due ferraristi, non senza patemi d’animo.
Ma da dove nasce questa vittoria mi domando?Sicuramente da una SF70H che sul tracciato tutto curve dove serve moltissimo carico aerodinamico, si è trovata a suo agio, ancor di più pensando agli ulteriori aggiornamenti portati per fare uno step in avanti; e poi mai vittoria fu più di squadra che quella di Ieri, frutto di una guida superba da parte di Vettel, uniti anche ai problemi detti prima, ma soprattutto di un Kimi Raikkonen straordinario scudierio fin dalla partenza, il quale ha protetto il compagno più in difficoltà, fino alla fine, pur avendo più velocità e possibilità di vittoria.
Il finlandese, etichettato come “bollito” nella prima parte di stagione, complici i suoi alti e bassi, dopo però aver avuto in mano la macchina completamente aggiornata e pari al compagno, ha sfoderato prestazioni degne di un campione del mondo quale è, come già avevo sottolineato in tempi non sospetti. Kimi, con una macchina a posto, è in grado di fornire prestazioni da Ferrari, ma non solo, è anche uno dei pochissimi uomini squadra che al momento giusto, sanno “mettere da parte” la gloria personale, e mettersi a disposizione del team per massimizzare il risultato, cosa che è accaduta esattamente ieri.
La stessa Mercedes ha provato il gioco di squadra per poter attaccare le Ferrari, prima sacrificando il terzo posto occupato da Bottas facendo lo scambio con Hamilton e mettendolo in condizione di tentare un sorpasso che, vuoi la tortuosa pista ungherese e vuoi un Raikkonen in versione Iceman 2007, non è stato neanche mai accennato.
Hamilton si è però trovato nella condizione di essere stato favorito da un gioco di squadra: prima ha chiesto al team di sopravanzare Bottas, e se non fosse stato in grado di passare le Ferrari, avrebbe restituito la stessa. Cosa che facile a dirsi, ma la pista non sempre mette in condizioni di farlo, e non essendo riuscito nel suo intento, nel finale ha palesemente rallentato per ridare il terzo posto a Valtteri, e, di fatto, regalando punti a Vettel. Non mi sarei aspettato un gesto così “generoso” da parte sua, ma ci sono molti lati dal quale possiamo vedere la cosa: Opportunismo, lealtà o arroganza Mercedes? Sicuramente dentro al team tedesco c’era disaccordo tra Lauda e Wolff su come gestire la situazione, e non credo che in un campionato tirato come questo, aiuti a massimizzare quello che può essere un risultato.
Io l’ho interpretata come un gesto, si di fair play, ma anche lungimirante, perché meglio 3 punti in meno, ma anche un avversario in meno..Ovvero, faccio un favore e mi tengo più amico il mio compagno (che ha la mia stessa macchina ed è altrettanto veloce) ma che può essermi ancora più di aiuto contro non solo un Sebastian Vettel indiavolato, ma contro tutto il team Ferrari unito più che mai nel voler centrare il suo obiettivo.
Per la Mercedes paradossalmente il ritiro del campione 2016 Rosberg è stato una manna, perché gestire i due quest’anno sarebbe stato difficilissimo, con entrambi velleità mondiali, mentre una prima e una seconda guida (comunque forte) sono più gestibili e salutari per il team.
Questa differenza di concezione di squadra, a fine anno, potrebbe fare la differenza tra stelle o stalle, con la coppia Vettel-Raikkonen, che che se ne dica, è la più affiatata, leale e mi permetto di dire, più forte dell’intero circus.
Nei prossimi appuntamenti sta alla Ferrari dimostrare che non solo in Ungheria può essere competitiva, ma anche in tracciati dove soffre di più (già lo sono Spa in Belgio e Monza) e migliorare quegli aspetti della vettura che sono più in difetto. Vediamo se a Maranello sanno tirare fuori co(nigli) dai cilindri, come fatto in questa trasferta, dove l’enorme lavoro fatto ha dato i suoi frutti, e che comunque a Silverstone non erano dei falliti e ora non sono dei fenomeni.
Una Nota ultra positiva per Paul Di Resta che senza mai aver guidato una macchina di queste ultime, ha Patito solo 8/10 dal compagno Stroll è in gara si è difeso da “veterano” arreso solo al ritiro non dovuto a lui. Appunto, può un terzo pilota ufficiale salire su una macchina e avere il nulla osta della Fia, senza mai aver guidato quella macchina? E la tanto acclamata sicurezza? Mah..
Un’errata corrige: un sorpasso degno di nota lo abbiamo visto, casualmente fatto da un grande campione, sinonimo di Fernando Alonso, che a 36 anni compiuti (il sabato), e con una più F2 che F1, riesce a entusiasmare sia dentro che fuori la pista, e spero che non sia tardi per continuare a mostrare il volto più bello e che ci piace della F1.

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Pubblicato da
Redazione FUnoAT