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GP ITALIA: il pagellone semiserio del Froldi

La Ferrari esce dal Gran Premio di casa rossa di vergogna, mentre la FIA annega in un bicchiere d’acqua. Il Mondiale volge al grigio. Sintesi brutale di Monza 2017. Nessuno un anno fa avrebbe pronosticato una Ferrari ancora ampiamente in corsa per il titolo piloti. Tuttavia la sensazione è che a Monza ci sia stata la svolta. Non a favore della Ferrari.


Hamilton. Voto: 10. Semplicemente perfetto sia in pista che fuori (leggasi rapporto con il pubblico).

Bottas. Voto: 9 1/2. Il gregario perfetto, che ruba punti al diretto inseguitore del suo caposquadra con due giri arrembanti dove svernicia anche il Raikkonen dormiente.

Lo stile Mercedes. Voto: 5- . Fra gli addetti ai lavori circola la voce che Toto si sia arrabbiato assai perché i due monellacci avrebbero tirato più del previsto con lo scopo di annichilire la Ferrari in casa. Il team principal ha ufficialmente detto il contrario con l’effetto di umiliare ancora di più la Ferrari (“Non abbiamo corso al massimo per risparmiare il motore”; quindi il distacco poteva essere ben più ampio del mezzo minuto finale). Detto che in F1 la verità è merce quasi inesistente, è evidente che l’obiettivo di AMG era proprio quello di demoralizzare fortemente il team italiano. La parata finale, probabilmente studiata, è un indizio in tal senso. Forse se la potevano risparmiare. Turlupinare oltre modo un avversario, in casa sua, non è mai sintomo di classe ed eleganza, cosa che dovrebbe caratterizzare i grandi Team sia nelle vittorie che nelle sconfitte.

Vettel. Voto: 7. Di più non si poteva fare; un terzo posto che era il minimo sindacale e che numericamente parlando è un risultato buono, soprattutto se si guarda alle qualifiche da incubo. Ma il distacco rimediato è pesantissimo.

Kimi Raikkonen. Voto: la solita dormita. Abbiamo capito che il santo bevitore non è più un fulmine di guerra se non a fasi alterne, sempre più rare. Ma la cosa preoccupante è che sta diventando endemico un “problema” che lui ha sempre avuto: la letargia alla guida, in momenti critici. In sostanza, chissà perso in quali pensieri, il nostro perde semplicemente di vista gli specchietti retrovisori. Quando Kimi fa queste prestazioni, ti sorge il dubbio se possa davvero essere il secondo pilota necessario per la Ferrari. Ovvio che no.

Ricciardo. Voto: top! Al contrario di Kimi, ecco un pilota incredibilmente concreto, capace come pochi di superare il diretto avversario e di sfruttare ogni occasione gli capiti sotto tiro.

Red Bull. Voto: 9. Quasi acchiappavano il terzo gradino del podio ed erano costantemente più veloci della Ferrari. Senza la retrocessione in griglia per penalità Ric E Max sarebbero stati comodamente terzi e quarti. Crescita evidentissima. Ma non è una novità. Vettel dice: “Arriviamo”…ma chi sta arrivando è la RB. Potrebbero essere l’ago della bilancia per il Mondiale piloti.

Team Ferrari. Voto: 4. Era chiaro (per gli addetti ai lavori), che questo autodromo (snaturato non poco nel corso dei decenni) poco si adatta alla monoposto, per altri versi eccellente, sfornata da Maranello, colpisce che sabato team e piloti siano andati completamente nel pallone. Senza FP3 la Ferrari non è riuscita a regolare a puntino la sua monoposto. Risultato, quello di sabato, che ha attenuanti e che non mostra certo il vero valore della Ferrari, ma che è comunque, per la scuderia tutta, umiliante. La gara ne è ovviamente la diretta conseguenza.

I piloti ed il pubblico. Voto: c’è molto da fare. Ho avuto modo di vedere dal vivo come i piloti interagiscono con i loro tifosi. La mia impressione? Non molto positiva. Sembra che quando si concedano al pubblico (tra l’altro con il contagocce) sia tutto studiato per il minimo contatto possibile. Quasi un fastidio. Può uno sport tutto sommato molto popolare come la Formula 1 vivere con questo distacco fra pubblico e piloti? Ne dubito. Il più genuino è sembrato Hamilton. Vettel e molti altri hanno fatto il minimo sindacale. Talvolta si tratta di carattere, talaltra del fatto che sono cresciuti proprio in quel modo. In Indy una cosa del genere è inconcepibile. C’è davvero c’è tanto da fare.

Marchionne e la sfiga. Voto: ormai è assioma. Arriva e si scatena il diluvio. Domenica una gara da dimenticare. Un caso? Non credo…

Marchionne le sue dichiarazioni dopo il Gran Premio. Voto: ha fatto bene. Non sono un estimatore ne un denigratore del presidente Ferrari, cerco semplicemente di valutare le cose con oggettività (e non è detto che ci riesca). Credo che le pesanti affermazioni del presidente siano da una parte dettate dal carattere fumantino, dall’altra da un messaggio molto chiaro che lui ha voluto mandare non certo ai tifosi, ma alla squadra. Marchionne è uno di quei personaggi che si possono amare o odiare ma che cercano di portare l’asticella sempre più in alto. In questo particolare ricorda ad esempio Jobs. Portava gli uomini sotto di se allo sfinimento, ma poi questo elemento apparentemente negativo, alla lunga veniva riconosciuto come un pregio, perché i suoi collaboratori riconoscevano di essere arrivati ad un livello di eccellenza che senza le frustate del leader non avrebbero raggiunto. Marchionne vuole una squadra che vinca e possibilmente possa strapazzare la Mercedes, inutile girarci attorno. Ci riuscirà?

Lapo e la sfiga. Voto: valore aggiunto alla sfiga di Marchionne. Cioè, vediamo. Ti presenti di rosso vestito e vuoi fare la tua figura al paddock. Risultato: prestazione imbarazzante delle due monoposto. Non è un caso, non è assolutamente un caso. I tifosi, increduli hanno visto Marchionne, poi Lapo, ed hanno capito che la divinità della sfiga si sarebbe abbattuta sull’intero gran premio. La pioggia che ha impantanato la Ferrari era il presagio del tracollo domenicale.

Charlie Withing. Voto: -20. Mentre ero in sala stampa e vedevo che di 15 minuti in 15 minuti si allungavano i tempi per riprendere la Q1 (un danno d’immagine devastante che ci ha fatto capire quanto sia contraddittoria la F1 contemporanea), hanno intervistato il canuto direttore di gara che diceva una roba tipo: “beh piove e dobbiamo vedere”. Lì mi sono reso conto di quanto quest’uomo, cooptato da anni alla direzione delle gare non si sa bene per quale merito, sia totalmente inadeguato. Dal prossimo anno, pare, si godrà la pensione. E noi continueremo a chiederci perché ce lo siamo dovuti sorbire per un decennio.

FIA e sicurezza. Voto: cortocircuito imbarazzante. Mettiamo insieme i puntini…seguitemi. Sei mamma FIA. Ogni due per tre parli di sicurezza. Hai snaturato piste e messo regole sempre più stringenti in nome della sicurezza. Poi se cambiano drasticamente le condizioni meteo da sabato a domenica, poiché bisogna rispettare quella ciofeca del parco chiuso, il tema non può se non marginalmente modificare l’assetto della monoposto. Dunque, se ad esempio sabato diluvia ma il giorno dopo si sa che non accadrà, i team sono costretti a far correre i loro piloti con assetti da asciutto…in mezzo al diluvio (!!!), perché se così non facessero, il giorno dopo sarebbero superati da tutti. Se un pilota corre con assetto da asciutto sul bagnato, guida sui carboni ardenti e diventa un pericolo per se e per gli altri piloti. Ora…riavvolgete il nastro…si parla di sicurezza, e il regolamento costringe team e piloti a guidare in condizioni critiche. Come minimo c’è nella testa dei capoccia FIA qualche problema bipolare. A nessuno di loro che sia venuto in mente di dire…va bene, teniamoci il parco chiuso ma con condizioni climatiche che cambiano radicalmente facciamo la domenica mattina l’warm up. Nel frattempo ci propinano l’infradito dal prossimo anno (di colore diverso per il campione del mondo)…

Assenza di Montezemolo. Voto: straniante. LCDM piaccia o no, è stato il presidente più vincente della Ferrari dopo il fondatore. Di errori ne avrà commesso tanti (soprattutto negli ultimi anni, leggasi avallo di qualsiasi decisione della Federazione, in pieno stile Tafazzi) ma non c’è alcun motivo valido per non averlo invitato a Monza per i 70 anni della scuderia Ferrari. Talvolta le assenza fanno un rumore più assordante di qualsiasi motore…

P.S.: del meraviglioso pubblico di Monza parlerò a parte.

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Pubblicato da
Redazione FUnoAT