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ANALISI GP BRASILE: bisogna godersi questa vittoria e pensare positivamente alla prossima stagione

Il penultimo appuntamento stagionale di questo intenso e combattuto mondiale 2017 di Formula 1 ci ha regalato la quinta sinfonia di Sebastian Vettel. Una vittoria tanto cercata quanto meritata quella del pilota tedesco della Ferrari che premia nuovamente gli sforzi fatti dal Team italiano in questo 2017; una SF70H molto competitiva per diciassette appuntamenti su diciannove non poteva terminare la stagione con sole quattro vittorie all’attivo, se confrontate alle ben tre di una Redbull che ha corso per più di metà anno a svariati secondi da Mercedes e Ferrari.
E’ inutile stare quotidianamente a fare i processi al Team con sede a Maranello, a Vettel o alla sfortuna; il mondiale è ora di Hamilton e di Mercedes, bisogna quindi solo godersi questa vittoria (e magari quella di Abu Dhabi) e pensare positivamente (almeno fino a prova contraria) ad una prossima stagione da cui la Ferrari potrà partire da una buona base telaistica, meccanica e in parte aerodinamica della vettura a cui però andrà aggiunto sicuramente quel plus di motore che è mancato da Baku in poi.
Il pilota tedesco della Ferrari ha preceduto sul traguardo un non positivo Valtteri Bottas, proprio rivale per la conquista del titolo di vicecampione del mondo, allungando a +22 nel campionato del mondo piloti e con una sola gara da disputare. Sul gradino più basso del podio si è classificato Raikkonen che, grazie ad una gara molto positiva e solida, è riuscito a precedere sul traguardo in questo ordine, Hamilton, Verstappen e Ricciardo. Molto positiva la gara di Felipe Massa che, nell’ultima gara sul circuito di casa, è riuscito a regalare alla Williams un importante settimo posto precedendo Alonso, ottavo con una Mclaren sempre a corto di CV, Perez e Hulkenberg.
GP BRASILE: le condizioni ambientali hanno esaltato le capacità di trazione della SF70H
La gara si è corsa in condizioni termiche molto diverse rispetto a quelle che i team hanno dovuto affrontare durante le qualifiche. La pista, visto il sole battente presente sulla capitale brasiliana nella giornata di domenica, era molto calda con una temperatura (tra i 55 e i 60°C) molto simile a quella delle seconde prove libere del venerdì dove i vari Team, tra le altre cose, provano proprio le simulazioni dei passi gara.
Condizioni climatiche che non hanno generato importanti difficoltà di bilanciamento delle varie vetture nella giornata di domenica, cosa non totalmente vera per quanto riguarda invece la giornata di sabato dove le basse temperature dell’asfalto non hanno permesso un veloce riscaldamento dell’asse anteriore rispetto al posteriore con quindi un più accentuato sottosterzo all’anteriore (chi più chi meno).


Per quanto riguarda la gara, da segnalare che quasi tutti i Team hanno sofferto di blistering (preventivato) sia sulle anteriori che sulle posteriori su entrambi i compound di gomme. Ma nessuna importante sorpresa anche grazie a qualche giro dietro la Safety Car: un’altra gara a singola sosta e poco vivace dal punto di vista strategico (facciamo sempre i complimenti a Pirelli). Le più elevate temperature della pista si pensava alla vigilia potessero favorire maggiormente la Ferrari e a penalizzare la Mercedes W08 e, in parte, ciò si avverato. Sebastian Vettel ha fatto segnare per tutta la gara dei secondi settori (la parte più guidata del circuito brasiliano) inavvicinabili per Valtteri Bottas; la SF70H si è dimostrata una vettura molto bilanciata, praticamente perfetta sugli pneumatici e solo carente di potenza (e di quel drag in più, divenuto ormai una costante) che non permettevano al pilota tedesco della Ferrari di difendersi in modo importante soprattutto nel terzo settore. Se andiamo infatti ad analizzare i crono fatti segnare da Vettel e Bottas si può notare come il pilota finlandese della Mercedes riusciva ad essere sempre più veloce di circa 1 decimo nel primo settore e di ben 3 decimi nel terzo settore ma un super Vettel recuperava i 4 decimi nel settore più guidato (e più lungo) del circuito, il secondo. E questo senza mettere in crisi gli pneumatici posteriori, ben sollecitati dai tanti tratti di trazione “piena”. Una Ferrari tornata ad utilizzare la piena potenza in qualifica dopo i problemi della Malesia e del Giappone e un leggero altro depotenziamento per la gara “in alta quota” del Messico ma che in gara non riesce ad essere a livello della Power Unit Mercedes dal punto di vista dei consumi e delle sollecitazioni che ricadono sulla nuova unità motrice nell’arco di una gara (sicuramente più stressante rispetto ad un singolo giro della qualifica) soprattutto dopo le restrizioni sull’olio indicate a più puntate della FIA. Da qui la necessità, confermata nel post gara da Sebastian Vettel, di doversi costruire la propria vittoria nel secondo settore di ogni giro come poi effettivamente fatto.
GP BRASILE: non solo la partenza come momento chiave nella vittoria di Vettel
La vittoria ottenuta da Sebastian Vettel la possiamo sintetizzare in due altri momenti topici oltre alla impressionante capacità della SF70H di tenersi lontana la W08 di Bottas nel secondo settore, ossia la partenza e la prima e unica sosta.
In partenza il pilota tedesco della Ferrari ha avuto uno spunto leggermente migliore rispetto a Bottas, il quale non chiudendo l’interno della curva 1 ha lasciato un importante spazio che il quattro volte campione del mondo tedesco ha sfruttato egregiamente. La gara è proseguita su livelli simili di prestazioni da parte di Vettel e Bottas come dicevamo in precedenza: il pilota della Ferrari guadagnava molto nel secondo settore, perdendo però terreno nel primo e terzo settore. Come potete osservare dai grafici in basso, il passo tra Vettel e Bottas è stato pressoché simile. Al giro 6, al momento dell’uscita della Safety Car, Vettel aveva un vantaggio di poco superiore al secondo nei confronti di Bottas mentre nel giro prima del pit stop del pilota finlandese, questo gap era salito a “soli” 1,7 secondi.

Distacco che poteva essere quindi sufficiente per provare un undercut, l’unica chance che la Mercedes aveva per riuscire a scavalcare la rossa visto il ritmo forsennato del pilota tedesco nel settore più guidato del circuito. Qui è stato fantastico da una parte Vettel e dall’altra il Team visto che, il pilota tedesco è stato richiamato ai box il giro successivo a quello di Bottas. Ottimo il giro, l’ingresso e l’uscita dal pit da parte di Vettel e straordinario il pit stop dei meccanici di Maranello visto che, nell’operazione di sostituzione degli pneumatici, sono riusciti a guadagnare 6 importantissimi decimi rispetto ai rivali anglo tedeschi (2,19 secondi per i “rossi” contro i 2,7 secondi dei “grigi”). Uscito davanti dopo il cambio gomme, Vettel ha amministrato la corsa fino alla bandiera a scacchi con Bottas sempre piuttosto vicino ma mai in grado di impensierirlo.
GP BRASILE: nessun miracolo RedBull per colpa della Power Unit Renault e di assetti non ottimizzati
La vera delusione di questo fine settimana è stata la Red Bull RB13 che era attesa ad un’importante riconferma dopo le ottime prestazioni ottenute in Messico. Ma fin dalle prove libere si erano notate tutte le difficoltà di entrambe le RB13: lente sul dritto e perfino lente nel settore centrale dove serve tanta downforce meccanica, cosa che la vettura di Milton Keynes ha sempre dimostrato di avere negli ultimi appuntamenti stagionali.
Secondo il Team anglo austriaco le scarse prestazioni di entrambe le RB13 sono da associare principalmente alla scarsa affidabilità della Power Unit con conseguente depotenziamento (si parla di 25 CV in meno in gara rispetto alle potenza “standard”). Un gap motoristico troppo ampio che il telaio della vettura anglo austriaca non è mai riuscita a compensare nel tratto centrale. Resta comunque un fattore anomale il fatto che la RB13 si sia dimostrata constantemente più lenta sia della Ferrari che soprattutto della Mercedes in un settore piuttosto guidato. Il tutto è da ricondurre al tanto sottosterzo lamentato da entrambi i piloti soprattutto nella giornata di sabato, a causa principalmente di assetti di compromesso non ottimizzati per questa pista con conseguente non corretto funzionamento degli pneumatici che faticano ad entrare nel giusto range di temperatura. In gara, soprattutto Verstappen ha avuto grossi problemi di usura degli pneumatici tanto che nella parte terminale della corsa è stato richiamato ai box per la seconda sosta avendo 30 secondi di vantaggio sul compagno di squadra.
GP BRASILE: la rimonta di Hamilton ha tanti importanti “perché”
Tutti se l’aspettavano, Mercedes compresa, ma quella di Hamilton è stata una rimonta che è andata al di là di ogni aspettativa se si considera che il Team aveva indicato la quinta posizione come massimo risultato possibile per il suo pilota senza problemi sulle vetture di Vettel, Bottas, Raikkonen e Verstappen. Ed invece il pilota inglese, laureatosi quattro volte campione del mondo in Messico, è arrivato a pochi decimi dal podio e dalla seconda posizione di un negativo Valtteri Bottas. Facendo un piccolo passo indietro, Hamilton ha sbattuto la sua W08 durante il primo giro lanciato delle qualifiche, un errore grave capitato però nel Gran Premio dove se lo poteva comunque permettere. Dovendo partire dall’ultima posizione, gli ingegneri anglo-tedeschi hanno pensato giustamente di partire dalla Pit Lane sostituendo alcune componenti della Power Unit (motore endotermico, turbocompressore, MGU-H) e mettendo mano all’assetto della vettura dell’anglo-caraibico. Capitolo Power Unit: rispetto a quella utilizzata dalla Mercedes in questa ultima parte di stagione, l’unità motrice montata sulla vettura numero 44 ha dovuto sottostare al nuovo limite di consumo dell’olio che la Federazione ha stabilito in 0,9 litri ogni 100 km (cosi come Ferrari). In molti si sono chiesti se Hamilton avesse montato già delle novità in vista del 2018, un qualcosa che i ben informati hanno confermato, al contrario (giustamente) di Mercedes, e che hanno garantito al pilota inglese qualche CV in più rispetto al proprio compagno di squadra. Oltre a ciò c’è da considerare che Hamilton ha potuto spremere al massimo una unità che dovrà compiere meno di 1000 km in due weekend di gara. Da sottolineare che comunque su queste Power Unit moderne è quantificabile in pochissimi CV il vantaggio prestazionale tra una unità nuova e una più anziana (ma comunque all’interno dei km massimi per cui è progettata).
Da un punto di vista di setup è opportuno segnalare come i tecnici del Team anglo tedesco abbiano scelto, rispetto alle prove libere del venerdì e del sabato mattina, un’ala posteriore da minor carico per agevolare il recupero del quattro volte campione del mondo. Importante quindi anche la possibilità di poter metter mano al setup della vettura, adattandolo alla sola gara senza ricercare un compromesso sugli pneumatici che possa dar prestazione anche sul giro secco. Un setup da minor carico aerodinamico rispetto al compagno di squadra che è risultato però in gara ben più bilanciato se si considerano i tempi fatti segnare da Lewis Hamilton nel secondo settore (Bottas con tanto sottosterzo), sempre più veloci di quelli del 77 finlandese. Oltre a ciò, nella rimonta di Hamilton c’è da considerare la Safety Car iniziale e gli incidenti al via che gli hanno immediatamente permesso di chiudere il gap sul gruppo e di evitarsi quattro comunque facili, ma da fare, sorpassi.
Se analizziamo il passo del primo stint di Hamilton sul compound Soft ha girato con un passo superiore al duo di testa di appena 1 decimo pur impegnato nella sua rimonta. Nel secondo stint con gomme “rosse” è andato fortissimo girando, mediamente, con un ritmo migliore rispetto a Vettel e Bottas di 6 decimi. Alla fine della gara è giunto al traguardo con un gap di soli 5,5 secondi contro i 18,3 secondi che accusava al giro 6. Se analizziamo la gara di Hamilton e la confrontiamo con quella di Vettel possiamo notare che, il campione del mondo, sui 66 giri analizzati (SC ad inizio gara) è risultato più veloce di Vettel in 34 passaggi. Sicuramente da considerare che in certe fasi di gara Vettel ha anche amministrato la gara. Se Hamilton fosse partito dalla Pole Position avrebbe dominato la gara? La risposta non è cosi scontata proprio per il fatto che non si è visto il vero passo di Vettel in alcune fasi di gara e Hamilton, partendo dalla Pit Lane con una Power Unit di specifica diversa rispetto a quella del giorno precedente, ha potuto correre la gara con qualche “vantaggio” rispetto ad un ipotetica partenza dalla griglia. Concludendo, c’è sicuramente da dire che l’errore commesso da Hamilton in qualifica ci ha negato la possibilità di ammirare una splendida lotta con Vettel che speriamo di vedere nell’ultima gara del mondiale di F1 che si disputerà sul tracciato di Abu Dhabi tra meno di due settimane.

GP BRASILE: tutti i grafici relativi alla gara




di @spontonc e @smilextech

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Pubblicato da
Redazione FUnoAT