Cari lettori di FUnoAt, è con grande piacere che accogliamo nella nostra famiglia sportiva Nicoletta Floris. Ci guiderà dietro le quinte della Ferrari e non solo.
Come noi e voi è una grande appassionata di Formula Uno.
Benvenuta Nicoletta, anzi Niky, con la nuova rubrica “La versione di Niky”.
Mariano Froldi
La Ferrari continua il suo digiuno di mondiali. Digiuno che piano piano si avvicina al record negativo, che il tifoso ferrarista si scongiura di superare, di ben 21 anni. In questa stagione si pensava che il titolo mondiale sarebbe ritornato a Maranello. Ma anche quest’anno, dal trittico asiatico in poi, la Ferrari non è stata più all’altezza della Mercedes, perdendo così il Campionato.
I giornali italiani, quando la Ferrari non vince, cercano sempre un capro espiatorio e nel 99 per cento dei casi questo è sempre il pilota. Sebastian Vettel è stato la vittima perfetta per i quotidiani che hanno definito la disfatta rossa come la risultante degli errori del pilota.
Si puo’ però analizzare questa situazione in una chiave di lettura differente rispetto a quella appena descritta. Sicuramente il quattro volte campione del mondo tedesco non è stato impeccabile, ma quando un pilota non riesce più a vincere significa che ci sono dei problemi anche all’interno del team. L’ultimo pilota ad aver vinto il titolo con la Ferrari è stato Kimi Raikkonen, nell’ormai remoto 2007. In questi anni non c’è stato soltanto Sebastian Vettel alla guida della Rossa di Maranello, ma anche altri campioni come Alonso. Il risultato, però, è stato lo stesso.
Questo cosa significa? Significa che la Ferrari, non solo la monoposto ma il Team, non è ancora una “macchina perfetta” e nel momento cruciale non riesce ad andare più avanti.
Questo si può notare con evidenza sia guardando la stagione appena trascorsa che quella del 2017; la Ferrari, con Vettel, nelle prime sei/sette gare, è stata molto competitiva e ha messo in difficoltà la Mercedes. Le due stagioni però hanno una cosa in comune: l’imprevisto che fa crollare tutto il resto.
Nel 2017 la gara di Singapore ha devastato la Ferrari e da quella gara in poi non ha più reso al meglio; nel 2018 la gara di Hockenheim è stato il crocevia del mondiale. In entrambi i casi il team di Maranello non ha saputo reagire con costanza e forza a cocenti delusioni su circuiti in cui pensavano di avere la vittoria in tasca.
In questi momenti è necessario che ci siano un sistema organizzativo forte che riesca subito a calmare l’ambiente e gestire la situazione al meglio, ma questo, è solare, non c’è stato.
Quando la Ferrari ha dovuto affrontare l’imprevisto tutti i piani sono saltati e gli ingegneri hanno iniziato a richiedere e sviluppare con anticipo i pezzi rispetto a quando erano stati programmati. E proprio per cercare di colmare il gap con Mercedes il team di Maranello ha portato dei pezzi non più all’altezza di quelli del team tedesco, sia dal punto di vista qualitativo che prestazionale, iniziando ad essere meno competitivi in gara.
Quello che si nota in pista ma anche fuori è che la Ferrari utilizza lo stesso sistema organizzativo di quindici anni fa, non innovandosi e senza dare supporto ai meccanici che devono aumentare il loro lavoro per rendere allo stesso modo degli altri team.
Vi ho lasciato la parte succosa alla fine. Se vorrete seguirmi, vi spiegherò le tante problematiche della Ferrari…“nascosta”. Alla prossima puntata.
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Benvenuta Niky, un vero piacere scoprire che esistono anche donne innamorate di questo incredibile sport.
Un in bocca al lupo per la tua rubrica.