Dal 12 al 14 aprile lo Shanghai International Circuit ospita il 3° appuntamento del Mondiale 2019 di Formula 1. Disegnato dagli architetti Hermann Tilke e Peter Wahl è stato edificato su un terreno paludoso e per questa ragione prima di iniziare la costruzione sono state posizionati 40 mila pilastri di pietra per stabilizzare il fondo.
Complici il rettilineo del traguardo di 764 metri e un altro rettilineo di 1.202 metri che permettono l’utilizzo del DRS, nel GP Cina 2016 si sono registrati addirittura 181 sorpassi e nel GP Cina 2017 ben 54. La pista presenta però anche 5 curve da seconda marcia che possono essere affrontate al meglio solo con un alto carico aerodinamico. Il circuito è nel complesso non particolarmente critico per i freni anche visto che le vetture sono normalmente molto cariche aerodinamicamente.
Ciascuno dei team forniti da Brembo adotta un sistema frenante “su misura”. Le pinze freno sono state totalmente ridisegnate per ciascun team fornito, per integrarsi con le soluzioni aerodinamiche studiate da ogni scuderia, cercando di mantenere leggerezza e rigidezza ottimali.
L’impegno dei freni durante il GP
Pur essendo più lungo della pista di Melbourne solo di 147 metri, lo Shanghai International Circuit richiede un maggior ricorso ai freni, impiegati per quasi 18 secondi ogni giro: ciò si traduce in un tempo sul giro che supera di ben 10 secondi quello registrato sulla pista australiana, dove invece si frena per soli 13 secondi.
Questo valore, molto alto in termini relativi, è però inferiore a quello che fanno registrare buona parte dei tracciati del Mondiale. Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota ricorre ai freni quasi 450 volte, esercitando un carico totale sul pedale di quasi 54 tonnellate.
Detto in altri termini, ciascun pilota esercita un carico di oltre 550 kg al minuto. Per l’energia dissipata in frenata lo Shanghai International Circuit figura invece nelle ultime posizioni del Mondiale: in media durante tutta la gara una vettura dissipa in frenata un’energia pari a circa 182 kWh.
Le frenate più impegnative
Notevole anche la frenata alla curva 6: la velocità crolla da 292 km/h a 90 km/h in 106 metri mentre la decelerazione tocca i 5,1 g.
Un caso a parte è la prima curva dopo il traguardo in cui le auto arrivano a 321 km/h perché la fase di inserimento dura molto e si protrae fino alla curva 2, praticamente attaccata alla precedente: in altre parole, i piloti non tolgono mai il piede dal pedale del freno, se non per una frazione di secondo. Ciò spiega i 5,29 secondi complessivi della frenata mentre la decelerazione massima è di appena 2,2 g.