Terza sessione di prove libere a Monaco ricca di emozioni contrastanti tinte di rosso, dopo mezzora
l’impressione è quella di trovarsi davanti all’ennesimo assolo Mercedes senza minima possibilità di
competizione con il già visto botta e risposta Bottas–Hamilton di
giovedì.
All’improvviso, ecco i sussulti: il primo, negativo, per Vettel che la sbatte alla Santa Devota per un bloccaggio
ritardato all’anteriore destra che gli impedisce di infilare la via di fuga. Ci
sono danni, non gravissimi, all’anteriore: la Ferrari numero 5 rientra alle 13.10 ai box, i meccanici hanno meno di due ore per risolvere, vedremo come
andrà a finire, confidando nell’abilità dei ragazzi di Maranello.
Pochi secondi dopo un’altra doccia fredda: Leclerc convocato dai commissari per non
aver rispettato il delta time durante la virtual safety car causata dall’errore
del compagno di squadra.
Il team decide saggiamente di non comunicare nulla al
monegasco che a sorpresa, a venti minuti dalla fine, tira fuori dal cilindro un
gran tempo: 1:11.265 staccando Bottas di
soli 53 millesimi e Hamilton di
213.
Alla fine, classifica alla mano, impossibile non
sottolineare un ottimo Giovinazzi
che fa segnare il sesto crono a 9 decimi
da Charles.
Un minimo di analisi ed impressioni su quanto accaduto:
–
Vettel: evidente l’errore, ma
teniamo anche conto che la SF90 ha
grandi noie di inserimento in curva, di certo non è stata una prestazione degna
di un quattro volte campione del mondo, ma nel giudizio si tenga presente anche
la pressione del rincorrere avversari perfetti e la conseguente, anche se
grave, perdita di lucidità.
–
Leclerc:
dopo un giovedì sottotono un lampo di classe, chissà figlio di una risoluzione
dei problemi di setup, che fa sperare
almeno in una parziale vivacizzazione di un week-end che pareva già scritto al
vertice. Sull’investigazione che lo riguarda per la VSC, mi auguro che i commissari, seppur nel rispetto dovuto delle
regole, abbiano il buonsenso di giudicare tendo conto di tutti i limiti, già più
volte emersi, di questa norma che risulta storicamente fumosa e di difficile
applicazione anche per i team e piloti e che di certo non può pesare più dei
risultati espressi in pista.
Autore: Elisa Rubertelli –
Foto: Stefano Arcari – Andrea Lorenzina