Quando si spegne un uomo come è stato Niki Lauda, ciò che ha rappresentato per il sistema in cui ha vissuto e che ha contaminato con la sua ‘costante influenza’, come l’ha definita Bernie Ecclestone, resta solo un cono d’ombra dove prima c’era una luce sicura. Non ho avuto la possibilità di capire il pilota, perciò lascio questo tipo di ricordo a chi, più vissuto di me l’ha fatto. Posso dire di aver guardato sempre all’uomo, come una mutevole e al tempo stesso rassicurante figura del paddock e dell’ambiente in generale. Uomo di mediazione, di equilibrio, di quelli che sanno trovare sempre una parola giusta, spiegare un concetto per altri complicato in pochissime e spesso pungenti parole.
Uomo di somma ragionevolezza, che a me pareva riuscisse a semplificare le questioni più complesse e scivolose. Semplificare si, e mai banalmente. Questo mi piaceva e mi affascinava. Dote straordinaria e necessaria per parlare la lingua dei piloti e dei tifosi. Un uomo rispettato da tutti per quello che ha passato e per il suo passato. Insomma un uomo di quelli che vorresti sempre aver avuto con te. A cui sarebbe stato facile voler bene. Un uomo tornato da quell’inferno, che in quel momento ha dato un calcio al paradiso, dicendo: ehi, puoi attendere un altro po’,
anzi un bel po’.
Con ammirazione.
Ciao Niki.
Autore: Giuliano Duchessa –
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Belle parole, Niki eroe della mia infanzia le merita ampiamente