Durante la conferenza stampa di ieri
ad apertura del week-end di Montreal,
Hamilton è stato un fiume in piena
nel dialogo con i giornalisti, parlando con scioltezza della sfera privata; il
discorrere della propria dimensione spirituale, del suo sentire, sta diventando
sempre di più una cifra comunicativa forte per Lewis.
Il primo spunto è giunto da una
riflessione partita dalle recenti scomparse di Niki Lauda e di Harry Shaw, piccolo e appassionatissimo tifoso di 5 anni, malato
terminale di cancro, a cui aveva fatto giungere il trofeo vinto a Barcellona e
la sua Mercedes W10.
“Quando
vedi cose del genere o vivi esperienze di questo tipo, sviluppi una crescita
personale naturale. Chiaramente continueremo a gareggiare con Niki nel nostro cuore, per cercare di
renderlo fiero. La perdita di Harry è stata devastante: quando è una persona
così giovane a perdere la vita, reagisci attribuendole ancora più valore; come
possa morire un bimbo è qualcosa di impossibile da concepire, ma ho dei
bellissimi ricordi di lui e Dio ora ha un altro angelo al suo fianco“.
“Questo week-end voglio mantenermi positivo, perché ci sono tante
persone che ripongono fiducia sul fatto che io continui a fare il mio lavoro.
Il mondo continua a girare e la vita va avanti. La cosa più importante per
ognuno, anche se non sapremo mai quanto lunga o corta sarà la nostra vita, è
cercare di sfruttarla al massimo in ogni opportunità. Ogni giornata deve essere
un’occasione di crescita, facendo ciò che si ama, al di là delle opinioni delle
altre persone”.
L’inglese ha anche parlato (dopo
l’evidente pausa di riflessione celata fino a un certo punto) del suo
altalenante rapporto con il padre. Antony
Hamilton gli ha fatto da manager fino al 2010, anno in cui Lewis prese la difficile e sofferta
decisione di revocargli l’incarico, cosa che minò seriamente la loro relazione.
Ora la famiglia Hamilton vive finalmente una dimensione di ritrovato
equilibrio:
“Il
rapporto che ho adesso con mio padre è fantastico ma purtroppo non sempre è
stato cosi buono… ma sono cose che accadono in una famiglia. Lo scorso Natale
è stato il primo che io abbia trascorso con tutta la famiglia al completo: mio
padre, la mia madre adottiva, mia mamma, fratelli e sorelle tutti insieme. C’è
stata una crescita enorme fra me e mio padre, ne parlavo proprio con lui
qualche giorno fa, in una bella chiacchierata durata fino alle prime ore del
mattino a Londra. A volte c’è
bisogno che tutte le persone coinvolte completino un percorso interiore,
bisogna crescere dentro per recuperare certi rapporti. Invecchiando capisci sul
serio quanto sia prezioso il tempo: ho amici che non hanno più il loro padre,
altri che non hanno parlato con i loro papà per 20-25 anni e io non avrei mai
voluto che succedesse questo fra me e mio padre, perché è la persona più
grandiosa che conosca. Ho sempre voluto essere come lui e voglio resti con noi
per molto tempo, infatti lo sprono ad andare in palestra e a mantenersi in
forma”.
A proposito di forma fisica, il
cinque volte campione del mondo considera fondamentali per il proprio percorso
vincente le sue scelte alimentari e, livello personale, non si sente affatto
arrivato, ma aiutato dall’età più matura a valutare l’esistenza nella sua
interezza:
“Sì…più
invecchi e più capisci com’è che va il mondo, i valori importanti e quanto sia
fondamentale la salute: un passo importante per me è stato decidere di
diventare vegano, mi ha aiutato tantissimo sia a livello mentale che fisico. In
realtà mi sarebbe piaciuto farlo molto prima ma ne sapevo poco, non sono cose
che impari a scuola e spesso nemmeno i genitori sanno quanto possano essere
positivi gli effetti di una dieta basata sui vegetali. Comunque per me la vita
non è del tutto facile, infatti ogni anno acquisisco strumenti in più per
gestirla meglio nel suo complesso. Sicuramente sono in un bel periodo ma
l’evoluzione personale è continua, si cerca di migliorare in ogni aspetto”.
Lewis, interrogato su quale possa essere
la propria eredità lasciata in dote al mondo della F1, conferma di aver ancora voglia di dare molto. Pensando al
futuro si vede come una figura di riferimento che possa, con la propria
esperienza, aiutare i giovani talenti con meno possibilità ad arrivare alla
massima serie, sottolineando come di fronte a merito e capacità dovrebbe essere
giusto eliminare questo tipo di divari:
“Per
quanto riguarda il mio lascito ci sono tanti elementi su cui devo ancora
lavorare. Voglio ancora divertirmi ma desidero anche aprire la strada per
alcuni piloti giovani, che possano venire dopo di me con un background simile
al mio. Ad esempio sarebbe importante coinvolgerli nel go kart sin dalle fasi
iniziali della loro carriera, perché al momento è molto costoso gareggiare in
quella categoria. Quando ho iniziato mio padre mi disse di aver speso 20mila
sterline per il mio primo anno. Per noi e per dove venivamo era una somma
enorme. Oggi per fare una stagione da professionista nel karting ci vogliono
diverse centinaia di migliaia di dollari: sono davvero tanti soldi per un solo
anno. Mi piacerebbe cercare di cambiare questa situazione, provando a ridurre
le differenze e le le diseguaglianze. Non capisco perché in generale negli
ambiti professionali legati alla F1,
non ci siano persone provenienti da background più diversi fra loro: questo
vale non solo per i piloti, ma anche per ingegneri, meccanici, operatori dei
media. Vorrei far parte di coloro che possono realizzare un cambiamento in
questo senso in futuro, lasciando un segno”.
Autore: Elisa Rubertelli –
Foto: Lewis Hamilton – Mercedes