Gran Premio del Canada 2019.
Piloti ed ex piloti, tifosi e giornalisti sono ancora stupiti per la scelta di Hamilton. Una scelta controcorrente che ha riscosso unanime apprezzamento. Ricapitoliamo. Al 48esimo giro di un gran premio tiratissimo Vettel, seguito come un’ombra dal pentacampione inglese, commette un errore e va sull’erba, rientrando in modo scomposto; secondo i commissari, che lo sanzionano dopo 10 giri quasi eterni, ostacola irregolarmente Hamilton. Lo stesso campione inglese e la stella a tre punte fanno la voce grossa. Arriva la famigerata sanzione: 5 secondi di penalità. Il pilota della Ferrari non crede alle sue orecchie. Comunque, Hamilton non ci sta a vincere con la penalizzazione e ingaggia un duello rusticano con il rivale, ma non riesce a superarlo.
Poi, all’ultimo giro, il colpo di scena. Hamilton, a un chilometro dal traguardo rallenta vistosamente per un attimo, tanto da farsi quasi raggiungere da Leclerc. Sotto la bandiera a scacchi arriva a 5 secondi e due decimi da Vettel. Fa chiaramente vincere l’incredulo ferrarista, al netto della penalizzazione, di appena due decimi. Nel dopo gara, Hamilton spiega così la sua scelta: “Credo che Vettel abbia sbagliato e meritava forse la penalizzazione, ma non era giusto che questa gara non la vincesse, anche perché io ho provato in tutti i modi a superarlo ma non ci sono riuscito; alla fine le gomme erano andate e il retrotreno della monoposto scivolava troppo”.
Svegliamoci dal sogno. Sarebbe stato bello, vero? E’ bello sognare, anche se i sogni non si realizzano, perché spesso ci indicano dove tendere, dove si trova il bello al di là delle brutture di questo mondo.
Questo sogno sarebbe stato uno spot stupendo per l’uomo, per il campione, per la Formula Uno.
Anche se sarebbe restata la follia della burocrazia che si fa non arbitro, ma protagonista.
E questo resta: una vittoria di Pirro (e ogni doppio senso è voluto).
Ci sono vittorie più amare di molte sconfitte. Ovviamente mi diranno che alla fine conta la coppa e contano i punti in classifica. E l’albo d’oro dice e dirà, nero su bianco, che ha vinto Lewis. Ed è tutto vero.
Ma resta comunque la testimonianza. E la letteratura, con la sua sfida titanica contro la materialità per tenere alti gli ideali, serve anche a questo. C’è la ragione. Ma c’è il cuore. E lo strano animale che si chiama uomo ha tutti e due dentro.
Noi scrittori siamo testimoni. E sino a quando esisterà la letteratura si tramanderanno anche queste cose. Ad esempio si narrerà di una sanzione immotivata, che raramente ha visto una così compatta levata di scudi da parte di campioni, ex piloti, cronisti specializzati, e che ha fatto balbettare anche Toto.
I piloti, è vero, farebbero di tutto per vincere; Vettel che tiene la macchina e cerca di difendersi, Hamilton con la consuete abilità e un pizzico di furbizia…ma il problema dei problemi è quello che non è stato mai affrontato in seno alla FIA: regolamenti cervellotici di cui finalmente si dovrebbe, una volta per tutte, fare piazza pulita
Un bel rogo purificatore e un bel foglio bianco su cui scrivere, assieme ai piloti, le nuove regole e per garantire, per quanto possibile, uniformità di giudizio con casi similari se non identici.
Per non trasformare la Formula uno in replay in loop infinito, frame dopo frame, in codici e codicilli da compulsare, appelli e contro appelli, scontri fra tifosi ognuno adorante e insultante per il proprio pilota e contro l’altro. Eh no, questo non è sport. Non è lo sport di qui si è innamorato Beppe Magni – @lesmo27
In questi anni, in un modo o nell’altro, quasi sempre la Mercedes non paga pegno. E’ un dato fattuale, oggettivo. Ma non credo, neanche lontanamente, a complotti orditi per farla vincere comunque.
Certo, resta il fatto di un fortissimo potere politico ed il tarlo (non solo personale, di ferrarista frustrato), di una quasi difficoltà, una, diciamo, “fatica” ad applicare il regolamento ogni qual volta vedi quei nomi, quel nome, e quei colori. Non è una novità, d’altronde, che il mondo della Formula Uno sia fondamentalmente un mondo inglese. Con una spruzzata storica di rosso. Da decenni è così e probabilmente lo sarà sempre.
Per questo, a maggior ragione, le latenze politiche degli ultimi anni di Luca Cordero, le troppe concessioni a SF90 (battutaccia lo so), ora che la Ferrari non ha ancora veri leader, pesano come macigni, e l’impressione è che alla Ferrari tutto sia NON concesso. Ciò oltre i grandi demeriti della Scuderia perché, lo ricordo, i perdenti cercano scuse. I vincenti si portano a casa i titoli.
In definitiva, se la FIA vuole recuperare la propria credibilità, vuole dare un DNA riconosciuto, vuole dare una filosofia a questo Formula Uno ibrida in tutti i sensi (e l’ibrido non è ne una cosa ne l’altra), deve essere come “la moglie di Cesare”.
In questi anni, spesso, ti interroghi sul vero senso di questa Formula Uno.
E se si meriti i sogni, i dolori, le gioie, la passione di tanti che la seguono.
Dr Lewis Jekill e Mr Hamilton Hide. Voto: bipolarismo holliwoodiano.
Se ai microfoni dichiari che il tuo avversario ti voleva mandare a muro e poco prima, sul podio, lo inviti sul gradino più alto, qual quadra non cosa. Perché se davvero sei convinto che quello ti volesse mandare a muro, lo aspetti sul podio non per condividerlo con lui…ma per “corcarlo” di botte…e tutto questo, a me, suona falso. Plastica cromata. Ovviamente mi attirerò le feroci critiche di fan idolatranti senza se e senza ma il pentacampione ma, con grande sprezzo del ridicolo, sono pronto a fare la novella Giovanna D’Arco.
Hamilton pilota. Voto: 9 e 1/2.
Vettel. Voto: 9. Per essere un bollito corre ancora decisamente bene. Il 10 non c’è per l’errore, chiaramente suo, la solita sbavatura sul più bello. Ma ieri Vettel correva con una monoposto decisamente inferiore alla concorrenza. Oltre i limiti del mezzo. Come deve fare il grande pilota. E per 70 tiratissimi giri ha fatto solo quell’esiziale, dannato, errore. Ci sta.
Vettel dopo la gara. Voto: 1000 e lode. Non sto a spiegarlo. Va bene così.
Bottas. Voto: “Ei fu”. Con grande dispiacere di @FormulaHumor
Ricciardo. Voto: “E’ un bel Ricciardo, un santo, un apostolo!!!”
Renault. Voto: Finalmente anche la casa transalpina comincia a fare vedere cose interessanti…
Leclerc. Voto: 7. Non è parso quasi mai capace di reggere le furie scatenate li davanti.
Inaki. Voto: Rueda fa cose. Il gran casino con Vettel ha fatto quasi passare sotto traccia l’ennesimo e inspiegabile colpo di genio del muretto Ferrari che ha lasciato quasi sulle tele il rampollo monegasco prima di chiamarlo per il pit stop. Perché? A chi giova?
Alfa Romeo. Voto: 6. Di incoraggiamento.
Mc Laren: “Eppur si muove”. Piano piano la scuderia sta risalendo la china. Non avete idea di quanto abbia “odiato” sportivamente il team del fu Ron Dennis. Ma se la Mc Laren torna in alto, è un bene per tutta la Formula Uno. Idem per la Williams, ma lì, purtroppo la “Selva oscura” è ben lungi dall’essere superata.
Nico Rosberg. Voto: vale doppio. Mi spiego: contro la scellerata sanzione comminata dai commissari si sono scagliati molti piloti, fra gli altri: Herbert, Webber, Andretti, Hill, Villenueve, Mansell, Andretti, Stoner, Wurz, De la Rosa, Button, Nico Prost, Coronel, Jimmie Johnson, Jason Plato. Una delle poche voci fuori dal coro, Nico Rosberg, l’ex amico e acerrimo rivale in pista di Hamilton. Ora, visto che tutti gli altri piloti sono notoriamente a libro paga di FCA, è evidente che Nico, essendo (mi dicono) un libero pensatore, senza alcun tipo di collaborazione per una qualsivoglia casa automobilistica, sia da me tenuto più in considerazione di tutti gli altri messi assieme.
La vittoria di Pirro. Voto: in dubio pro reo. Premessa. A Pirro va tutta la mia solidarietà umana per gli attacchi scomposti di cui è stato vittima sui social; tra l’altro lui è solo uno dei componenti del “collegio giudicante”.
Però c’è un problema di fondo nel sanzionare Vettel. Il giudice è o dovrebbe essere terzo. E lo diamo per assodato. Un altro caposaldo della legislazione occidentale è che non condanni qualcuno se non sei assolutamente certo della sua “colpevolezza”. Una principio similare, tra l’altro, è anche presente negli “articoli” del regolamento sportivo che hanno portato alla “condanna” di Vettel. Erano davvero, i signori commissari, sicuri che le manovre di Vettel fossero volte a danneggiare Hamilton? O che lo avessero davvero danneggiato? Perché si gioca tutto lì. Buon senso avrebbe imposto, al limite, di valutare la cosa dopo, assieme ai piloti. I commissari, a mio parere, non se la possono cavare dicendo che hanno applicato la legge. Perché in condizioni similiari hanno applicato non poche attenuanti. E la lista è lunga.
Resta la pietra dello scandalo: il problema dell’uniformità di giudizio.
Regolamento, sanzioni, penalizzazioni. Voto: 4 ubriachi al bar (compresi team e piloti). Tacito affermava “Corruptissima re publica plurimae leges”. Moltissime sono le leggi quando lo Stato è corrotto. O ancora: se iperlegiferi non garantisci maggior trasparenza, ma esattamente il contrario. Questa è la Formula Uno. Un carrozzone superburocratico guidato da un ente che, come tutti i poteri autoreferenziali, non tollera critiche ne attua cambiamenti, perché significherebbe sminuire il proprio “autopotere”. Peccato che, nel frattempo, i fan e gli sportivi diminuiscano…
Si ringraziano come di consueto @FormulaHumor e la pagina FB “Le cordiali gufate di Gianfranco Mazzoni”
Mariano Froldi – @MarianoFroldi
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Ottimo articolo
Froldi for President!!!
Perfetto!!!
Non fa una piega