Ricordo con nostalgia e tenerezza quella serata del 1995.
Mi sarebbe piaciuto vedere il GP alla televisione che c’era in salotto, quella ‘grande’ di casa,
ma a 16 anni, senza ancora il diritto di
voto, figuriamoci se potevo imporre la visione serale dei 70 – dico 70 – giri
di un Gran Premio, decisamente
noiosi per i miei genitori. Dovetti così ripiegare, con rassegnazione, su
quello più modesto della cucina dotato di antenna mobile di fortuna. Funzionava
bene dopotutto, ma certo non era esattamente un 4K.
Riuscii per lo meno a registrarlo in VHS.
Lo rividi nei mesi a seguire penso almeno 50 volte.
In quel periodo non si parlava ancora di Schumacher in Ferrari e per me non era ancora “Shummy”, ma solamente un acerrimo
nemico. Colui che vinceva, sempre, troppo. Io ero tutto per Jean Alesi e nonostante la quantità di sfortune avute prima e dopo Montreal, rimasi lealmente fedele a lui
fino all’ultima gara in rosso. Non mi interessava la vittoria a tutti i costi,
del resto non ero ultra competitivo neanche da ragazzo. Non era importante
vincere sempre o forse non mi piaceva chi era abituato a farlo sempre, si
rischiava di diventare inevitabilmente spocchiosi.
Le qualifiche erano andate come al solito, Schumacher, Hill e gli altri staccati. Una gara come tante, dall’esito
annunciato. In realtà dopo il via riuscii a capire – anzi a intravedere – in
quel piccolo schermo qualcosa di strano, Jean e la 412T2 che ne avevano più della Williams
di Hill!
Pensai soddisfatto: ‘…un bel secondo posto, inaspettato’.
Quando Schumacher ebbe quel
memorabile problema (il ‘famoso’ guasto) che lo costrinse ad un pit stop eterno, ho pensato
‘ma…allora… succede stasera!’ Jean
e Ferrari che vincono finalmente
insieme. Ricordo che mi sentivo proprio bene quella sera, tutto sommato in quell’epoca
si era abituati a non vincere, farlo era più che speciale e non era una
pretesa. Per questo pensavo fosse ancora qualcosa di troppo grande.
Esultai un bel po’ sbattendo i pugni sul tavolo, sempre
quello della cucina, tanto da attirare l’attenzione di mio padre che dal
salotto mi disse “Ma hanno vinto le Ferrari?”. Io risposi “Eh, sí…finalmente!”,
ma non mi interessava parlarne, spiegare come era andata, era tutta per me. Non
era importante e poi in quel tempo ero molto geloso della mia Formula Uno.
Anche a scuola o con gli amici non ne parlavo. Forse era un mio limite, o forse
avevo solo la presunzione di saperne molto più di loro. Era un mondo così
lontano dalla mia quotidianità eppure così presente nella vita di tutti giorni,
un posto solo mio, dove mi piaceva stare.
E tale è rimasto ancora.
Tornando a quella sera, i miei genitori, forse inteneriti,
mi lasciarono il maxi schermo e io mi gustai quello che fu, almeno fino a quel
giorno, il più bel vhs che potessi desiderare, avanti e indietro, centinaia di
volte, cercando di cogliere ogni dettaglio.
Fino a tarda notte…
Autore: Giuliano Duchessa –
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Ricordo, purtroppo, molto bene quella sera. 18enne in un letto di ospedale tutto rotto dopo un incidente. Ho sempre visto La vittoria di Jean come un omaggio meraviglioso
Anch'io avevo 18 anni, compiuti da poco... La maturità si avvicinava, gli anni del liceo stavano per concludersi, odiavo guardarmi indietro (aaaaaah, oggi che darei per tornare a quegli anni) e, proprio come l'autore, conservavo la mia viscerale passione per la Formula1, PER LA FERRARI, come un tesoro gelosamente mio, solo mio, da condividere con fatica.
Avevo già assistito a 3 gp dal vivo, tra i quali Imola 1994, ma ricordo bene che l'assenza di una vittoria per Jean era una ferita che mi lacerava, che neanche il dominio di Berger ad Hockenhein 94 aveva guarito.
Ricordo bene che trascorsi la domenica fino al pomeriggio ad una festa per i 18 anni di un amico, fu bellissima, eppure pensavo continuamente al ritorno a casa per vedere quel gp.
Che liberazione quella bandiera a scacchi...
E pensare che anche in quell'occasione Jean fu capace di regalarci un assurdo imprevisto, facendo spegnere il motore nel giro d'onore.
Col senno di poi, il passaggio che gli diede Schummy fu quasi un passaggio di consegne... Chissà che il bagno di folla per Alesi non fu l'elemento determinante che lo convinse a firmare per la Rossa...
Proprio vero: vincere con la Ferrari è totalmente diverso, è un coronamento unico