Formula 1

George Russell studia da grande

Campione di Formula 4 britannica nel 2014, trionfatore nella GP3 2017, dominatore quasi incontrastato della Formula 2 2018 con sette vittorie all’attivo: George Russell studia da grande e pare ormai pronto al salto in un team che possa finalmente esaltarne le indiscusse doti di pilotaggio. Che sta mettendo in luce nonostante una Williams che definisco problematica per non risultare sgradevole.

Wlliams – Russell: un matrimonio di reciproci interessi

L’avvicinamento di Russell alla Williams è una bella storia da raccontare. Il ragazzo, in piena stagione 2018, alza il telefono e si mette in contatto con Paddy Lowe, team principal della gloriosa squadra britannica (all’epoca dei fatti) con importanti trascorsi in Mercedes. Russell, forte dei risultati lusinghieri che stava conseguendo in Formula 2, si candida senza timori reverenziali e, con un pizzico di sfacciataggine tipica di un ragazzo in erba, chiede, evitando troppi giri di parole, di voler guidare per la scuderia guidata da Claire, erede di Sir Frank Williams nella gestione della squadra. Queste le prime schermaglie alle quali fece seguito un’iniziativa ancor più plateale.


Alla fine del campionato, quando Lance Stroll era ormai promesso sposo della nascente Racing Point acquistata da una cordata guidata da papà Lawrence, è ormai chiaro che la compagine di Grove era alla ricerca di un pilota. Anzi, due. Perché Sirotkin non garantiva la giusta dote finanziaria richiesta dalla Williams. E’ in quel momento, si narra, che Russell fa capolino in fabbrica e, in un incontro con Claire Williams e Paddy Lowe di cui tanto si è detto e forse molto si è romanzato, domanda in maniera sfrontata di essere piazzato al volante della nascente FW42.

La richiesta fu accettata e la scommessa Russell è potuta ufficialmente partire. Ma piano con il romanticismo. Quella di George in Williams non è solo una favola da raccontare al nipotino che inizia ad appassionarsi al motorsport. La F1 è una disciplina spietata, nella quale la grana ha un peso che schiaccia e soverchia ogni dolce narrazione.

Alle spalle di un George Russell che studia da grande c’è un mondo chiamato Mercedes e un personaggio che risponde al nome di Toto Wolff. Il dirigente austriaco, pur di vedere avere un suo pupillo su una monoposto della massima formula che lo potesse far crescere, si è fatto sponsor della sua candidatura e ha acconsentito che la stessa Williams ottenesse un invitante sconto sulla fornitura di power unit per la stagione in corso.

Insomma, una serie di necessità che si sono reciprocamente soddisfatte: il team che abbisognava di un pilota; il pilota che voleva un sediolino in Formula Uno; la Williams con un organigramma enorme e dispendioso che chiedeva di abbattere i costi di fornitura per le power unit e, last but not least, Toto Wolff che voleva usare la FW42 come una palestra itinerante per far crescere un sicuro talento.

Ovviamente non dobbiamo del tutto spoetizzare la breve epopea di Russell in F1. Il ragazzo sta dimostrando, come vedremo a breve, di meritare quel sedile che occupa.

Il confronto con Robert Kubica: una vittoria schiacciante

Per un pilota, si sa, il primo termine di paragone è il compagno di squadra. E’ sempre molto complesso trarre un giudizio generale su qualunque driver al netto della monoposto che guida. Quello pilota-auto è un binomio difficile da spacchettare. Pertanto bisogna rifuggire dai quei paragoni che pretendono di essere scientifici tra professionisti che hanno sotto al sedere monoposto diverse. Nel caso di George Russell, insomma, il confronto è operabile con chi condivide con lui il box: Robert Kubica.


In dieci gare sin qua disputate il parallelo numerico tra i due è quasi impietoso. Eloquente è il dato relativo alle qualifiche. L’inglese bastona letteralmente il polacco dall’alto di un perentorio ed inappellabile otto a due, al netto degli arretramenti in griglia per motivi tecnici. E ricordiamo che in una delle due volte in cui Kubica ha tenuto dietro Russell, il “63” non si è potuto praticamente difendere per la mancanza di pezzi di ricambio della sua vettura dopo il fortuito – e potenzialmente pericolosissimo – impatto con un tombino mal fissato sul circuito cittadino di Baku.

George Russell in azione a Silverstone

In gara la musica non cambia. Anzi, nei limiti del possibile, lo spartito eseguito dall’inglese è ancor più sontuoso: sono nove le volte in cui Kubica è arrivato alle spalle compagno di squadra, con la sola eccezione del GP di Francia nel quale il polacco termina in una posizione avanti alla diciannovesima del campione in carica della F2. L’onta delle ultime due posizioni per la Williams, nella suddetta circostanza, è stata evitata solo grazie al ritiro di Romain Grosjean.

Facendo un’elementare media aritmetica ci si avvede che George Russell è piazzato, a fine gara, nella posizione n°16 (per comodità arrotondo per difetto). Kubica, dal canto suo, ottiene una poco lusinghiera diciannovesima piazzola media.

Dati che naturalmente raccontano quale sia il momento tecnico che sta vivendo la Williams orfana di Paddy Lowe e che si è affidata alle sapienti mani del vegliardo Patrick Head. Ma proprio perchè la FW42 è una monoposto deficitaria in ogni ambito (eccezion fatta per la power unit che ha donato nove vittorie alla Mercedes) il dato è ancor più emblematico e racconta di un ragazzo che, mediamente, arriva tre posizioni innanzi al compagno a parità di derelitta auto.

Inoltre, a guardare i numeri, si osserva che il driver britannico minimizza gli errori visto che riesce sempre a vedere la bandiera a scacchi. E non è semplice assaggiare così di rado le vie di fuga o, generalmente, cadere in topiche quando tra le mani hai una sorta di ferro arrugginito difficilissimo da tenere in pista. Il confronto appena descritto chiarisce che George Russell studia da grande e, in maniera efficace, lo fa riuscendo ad ottenere brillanti risultati.

Un destino (per ora) beffardo

Se la stagione diRussell, in chiusura, potesse essere sintetizzata da un solo, preciso, aggettivo, quello sarebbe “beffardo”. Sì, perchè il pilota che l’anno scorso ha domato agevolmente Lando Norris e Alexander Albon (rispettivamente secondo e terzo, nda) che si stanno mettendo in luce a suon di prestazioni favorite da monoposto sicuramente più performanti della FW42, è ora costretto a guardare le gesta dei suddetti da molto lontano.

Essere un uomo Mercedes, in questo caso, non ha pagato. Almeno nell’immediato. Ma si sa che la strada per la gloria è lastricata da difficoltà da superare. E il premio per sofferenza sportiva attuale potrebbe essere la grazia che ha le forme sinuose di una monoposto che martella impunemente la concorrenza da oltre cinque anni.
George Russell studia da grande. Per diventarlo subito.

Autore: Diego Catalano@diegocat1977
Foto: George Russell – @GeorgeRussell63

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Pubblicato da
Diego Catalano