Anni fa, dopo una gara di Moto GP, una delle icone del Motorsport mondiale dichiarava: “Se a fine anno hai vinto il mondiale, tutta la stanchezza che hai accumulato durante l’anno ti passa in quel momento. Se invece perdi, be, allora ci vuole più tempo a recuperare” – queste erano le parole di Valentino Rossi.
Le storie di sport, spesso sono veicolo di lezioni di vita. L’aspetto romantico delle gare, nonostante l’esasperazione tecnologica, non verrà mai a mancare, fin quando ci sarà un uomo disposto a rischiare la vita per domare un mezzo meccanico. Sebastian Vettel è uno di loro. Un uomo che conosce il dolce succo della vittoria, uno di quelli che quando vinceva dominava. Oggi si ricorrono le voci sul suo possibile ritiro, tra questo e il prossimo anno. Obiettivamente va detto che la gloria di pochi singoli è costruita sulla delusione dei sogni altrui. Inseguire le proprie ambizioni rischia di essere un percorso estremamente doloroso, al limite del masochismo.
Ecco che il caso di Vettel, come la testimonianza di Valentino Rossi, tornano a darci una chiave di lettura sulla vita. Non vincere, dopo che si ha lanciato il cuore oltre l’ostacolo, dopo aver fatto “the extra mile”, dopo aver dato tutto se stessi, rende molto più complesso il percorso di recupero delle energie. Sebastian ne è un esempio lampante. Lui continua a lottare, come un leone, ma in volto si percepisce un senso di stanchezza e inevitabile frustrazione che fanno soffrire lui e chi come il sottoscritto lo ha seguito per anni.
Mi piace pensare che anche il periodo di recupero, specialmente mentale, sia una decisione del singolo individuo; in altre parole, dipende dal pilota quanto a lungo voglia tenere il muso. E’ una sua decisione, in un certo senso. Nel loro mondo egoistico ed egocentrico la memoria breve è d’obbligo. Bisogna dimenticare, e bisogna dimenticare alla svelta, per ricaricarsi prima.
Questo Sebastian, ormai prossimo alla maturità sportiva, ci insegna che non è sempre facile continuare a concentrarsi solo sul proprio obiettivo. Tutte le storie motivazionali insegnano a non mollare mai, alcune storie provano a suggerire che la sfida si faccia più dura proprio quando il traguardo è dietro l’angolo, quindi, nella vita come nello sport, l’idea è sempre quella spingere al massimo, to keep it flatout, anche quando il sapore della vittoria è un ricordo lontano e la stanchezza è grande.
Autore: Filippone Furioso – https://www.facebook.com/Filippone996
Foto: Federico Basile – Ferrari