Il pazzo Gp di Germania ha regalato tante emozioni ma anche tanti spunti e storie da raccontare se guardiamo chi è salito sul podio. La rivincita di Kvyat è una di queste favole da tramandare.
Verstappen, il trionfatore a fine gara, è sempre più una conferma. Del suo talento non c’era dubbio ma spesso e volentieri peccava di impazienza. Invece, da dopo Monaco 2018, è riuscito a sistemare anche questo aspetto e adesso è veramente un pilota completo.
Secondo è arrivato Vettel: nel momento più difficile della sua carriera è riuscito a tirare fuori una gara accorta, evitando tutte le trappole della bagnata Hockenheim riuscendo così a conquistare un podio veramente impensabile dopo il disastroso sabato Ferrari.
Accanto ai suddetti, in terza posizione, è giunto a sorpresa il russo Danii Kvyat con la Toro Rosso che ritrova il podio dopo il discusso Gp di Cina 2016 (quello dell’incidente in partenza tra le due Ferrari) proprio nel giorno in cui è diventato padre.
Una bella storia, quella della rivincita di Kvyat, dopo periodi veramente bui.
Daniil Kvyat debutta in F1 nella stagione 2014, agli albori dell’era ibrida, un po’a sorpresa dato che inizialmente sembrava che fosse Felix Da Costa a dover prendere il posto in Toro Rosso lasciato libero Ricciardo che nel frattempo era passato in Red Bull.
A far cambiare idea a Helmut Marko fu la straordinaria seconda metà di campionato GP3 che riuscì a fare il russo (cresciuto a Roma) nell’anno precedente e che lo portò a vincere il titolo dopo una prima parte di campionato in sofferenza.
Il debutto a Melbourne fu ottimo: subito a punti e per essersi fatto notare per la temerarietà nell’affrontare i duelli. In questo caso con la Ferrari di Raikkonen.
La sua prima stagione prosegue con alti e bassi, ma i colpi di scena non sono certo finiti: Vettel decide di lasciare il team con cui a vinto 4 titoli per approdare in Ferrari. Red Bull si convince, a sorpresa, di dare la promozione al giovane russo a scapito del più esperto compagno di squadra Vergne, che si ritrova così fuori dal mondo della F1.
Il 2015 doveva essere l’anno della consacrazione di Kvyat, ma in realtà è l’inizio dell’incubo: la Red Bull non è per niente competitiva e, in più, è poco affidabile. Il russo, a Melbourne, non riesce nemmeno a partire e anche in Cina è costretto al ritiro con la PU Renault in fiamme. Mentre fatica ad adattarsi alla macchina, in Toro Rosso c’era un ragazzino di 17 anni che stava facendo faville: Max Verstappen.
Fin da subito le voci si sono sprecate su un possibile switch tra i due piloti, ma Kvyat, da Monaco, è stato in grado di aumentare il ritmo e convincere sempre di più, finendo la stagione davanti a Ricciardo e arrivando al primo podio di carriera (2º posto a Budapest)
Il pericolo di un clamoroso cambio sembrava oramai scongiurato, ma ad inizio mondiale 2016 Kvyat è di nuovo in difficoltà mentre Verstappen è sempre più competitivo. In Cina arriva il primo podio stagionale di Red Bull grazie al russo, ma tuttavia finisce lo stesso nell’occhio del ciclone dopo le parole di Vettel che lo ha individuato come colpevole dell’incidente verificatosi con il suo compagno di squadra in partenza.
Oramai Kvyat si sente sempre più fuori dalla squadra e manifesta la sua agitazione nella partenza di Sochi, a casa sua, dove colpisce per ben tre volte la Ferrari di Vettel costringendola al ritiro. Per Daniil sarà l’ultima gara in Red Bull, dato che quel cambio della guardia che era riuscito a rimandare l’anno prima, stavolta si concretizza alla vigilia del Gp di Spagna.
Kvyat soffrirà sempre di questa retrocessione, un passo indietro per la sua carriera e una macchia che sembra indelebile. In pista non è più lui: corre con troppa rabbia, soffre molto il confronto interno con Carlos Sainz con la conseguenza di avere troppi incidenti in pista, prendendosi anche il poco nobile soprannome di “Torpedo”
Riuscirà a trovare la conferma in Toro Rosso per il 2017, ma non riesce più a correre con la mente libera, arrivando anche a buttare fuori il compagno di squadra alla partenza del Gp d’Inghilterra. Con il risultato che non finirà nemmeno il mondiale, venendo rimpiazzato da Pierre Gasly.
La carriera di Kvyat sembra oramai finita: per il 2018 non riesce a trovare un posto migliore di quello del simulatore Ferrari dove comunque svolge ottimamente il suo lavoro finché, a sorpresa, Helmut Marko (essendo senza piloti giovani da piazzare) lo richiama in Toro Rosso. Da qui inizia la rivincita di Kvyat.
In pista, fin da subito, è completamente un altro pilota, conscio del fatto che lui è uno dei pochi fortunati che hanno una seconda possibilità in F1 e non la vuole sciupare.
Il Russo non è più quel pilota “falloso” che eravamo abituati a vedere. Ora utilizza la testa e ritrova la velocità facendo crescere il team e aiutando Albon ad integrarsi in questo difficile mondo.
E che sia un nuovo pilota lo abbiamo visto anche ad Hockenheim dove ha colto un fantastico podio grazie anche ad una gara accorta ed esente di errori e ad una strategia fantastica visto che è stato il primo (assieme a Stroll) a mettere le slick alla ripartenza della penultima Safety Car. Mantenendo un ritmo da indiavolato.
La rivincita di Kvyat: in mezza stagione ha fatto vedere che non è un pilota finito e mandato un segnale ad Helmut Marko, facendogli capire che le valutazioni su di lui erano state troppo precipitose.
E chissà se l’austriaco non sta pensando all’ennesimo ribaltone tra Red Bull e Toro Rosso. Stavolta, però, a favore del russo e ai danni di Pierre Gasly che sta sprecando la sua chance in un top team.
E che rivincita che sarebbe…
Autore: Mattia Maestri – @mattiamaestri46
Foto: Alessandro Arcari – @berrageizf1