Analisi e Tecnica

Matrimonio McLaren – Mercedes: sogno o realtà?

Magari non succede. Magari è solo chiacchiericcio di inizio estate. Magari è una suggestione che resta tale e questo articolo non avrà ragione di essere stato scritto. Ma l’immagine è assai evocativa e porta alla mente dolci ricordi di una F1 fatta di piloti entrati nel mito che guidavano “bestie” spinte da motori dieci cilindri aspirati che siedono a pieno diritto tra le leggende del motorsport. L’indiscrezione è di quelle pesanti e narra di una Williams che potrebbe ristabilire lo storico e vincente sodalizio con Renault e McLaren che, dopo un peregrinare che l’ha portata prima all’accordo fallimentare con la Honda e poi al legame non vincente (magari lo sarà in futuro) con la casa della Losanga, si sposa nuovamente con Mercedes per rinverdire i fasti di fine anni ’90, prima che la Ferrari imponesse il suo lustro egemonico.

E proprio pensando a quell’epoca d’oro della F1 che, nello scrivere, appaiono vivide le immagini e le gesta di Nigel Mansell, Alain Prost, dei figli d’arte Damon Hill e Jacques Villeneuve. Ma anche di Ayrton Senna tragicamente rubato alla vita in quel di Imola mentre, caparbiamente, cercava di far funzionare una vettura capricciosa, scorbutica, cattiva. E poi lui, “The Flyng Finn“, quel Mika Hakkinen che riportò a Woking titoli piloti e costruttori prima che la McLaren iniziasse una fase di ristrutturazione che la riportò ad un nuovo acuto, nel 2008, con Lewis Hamilton. E quello è l’ultimo successo del team anglosassone. Da quell’istante la casella vittorie diventa sempre più magra e la scuderia intraprende un sentiero declinante che l’accompagna verso giorni bui, avari di vittorie, pingui di delusioni. Una deriva inarginabile anche a causa del divorzio dalla Mercedes che avrebbe creato un team tutto suo che tutt’oggi sta dominando la scena come mai prima era accaduto in questa disciplina.

La storia dell’unione McLaren – Mercedes è una di quelle favole che paiono non dover avere termine. Un binomio capace di diventare iconico tanto quanto quello che legò la squadra inglese alla Honda; un legame che fu foriero di successi e gloria. McLaren e Mercedes si dissero sì alla fine 1994, dopo un’annata avara di soddisfazioni in cui le monoposto furono spinte dai V10 Peugeot. Venti anni di liaison continuata cementati dall’ingresso di Mercedes nel pacchetto azionario della McLaren. Tre titoli piloti (due con Mika Hakkinen e uno con Lewis Hamilton), un mondiale costruttori (1998), un altro revocato per la spy story del 2007. E 78 vittorie.

Ma anche questi lacci apparentemente inestricabili sono destinati al triste finale. Prima il disimpegno tecnico del motorista che si cala interamente nel programma da costruttore, poi quello economico-finanziario con Mercedes che decide di rivendere il 40% del pacchetto azionario alla stessa McLaren. Che entra in un vortice dal quale non è ancora uscita, un tourbillon fatto di mancanza di risultati, motori non all’altezza della gloriosa storia racing dell’equipe inglese e una difficoltà a reperire sponsorizzazioni pesanti in un’era che ha perso il fascino romantico dei grandi garagisti capaci di trionfare da sé e ha aperto definitivamente le porte ai grandi colossi dell’automobile con fatturati ad alto voltaggio.

PROSPETTIVE DI CRESCITA DEL TEAM

L’ipotesi di ritorno di fiamma tra McLaren e Mercedes è nata tra le colline della Stiria in occasione del GP d’Austria ed è stata ripresa e diffusa come un polline primaverile dalla rivista tedesca Autobild. Naturalmente, in questa fase, non vi sono conferme a riguardo. Ma nemmeno smentite. E proprio la mancanza di queste che fa rumore. E fa sognare i nostalgici. Compreso chi scrive.

Inutile dire che per McLaren sarebbe una svolta epocale. La power unit di Brixwoth è, dopo sei anni di motorizzazione turbo-ibrida, il punto di riferimento tecnico del Circus. Una Mercedes che ha cannibalizzato mondiali piloti e costruttori e che ha ottenuto il 90% delle vittorie dal 2014. Naturalmente possedere i V6 prodotti dallo staff guidato da Andy Cowell non è garanzia di vittoria. Ne sa qualcosa la Force India (attuale Racing Point) e la stessa Williams. Monoposto che, negli anni, non sono riuscite a mettere a frutto l’enorme potenziale offerto da unità motrici così performanti ed efficienti anche in termini di affidabilità. Dunque a Woking dovranno lavorare alacremente per tifar fuori un telaio capace di integrarsi col complesso motore di Stoccarda per sfruttarne l’enorme potenziale.

Ciò cui stiamo assistendo nel campionato in corso lascia ben sperare. La vettura attuale convince sempre più in termini di prestazioni e le recenti novità aerodinamiche e alle sospensioni, con l’introduzione dello schema pushrod on upright che tante soddisfazioni sta dando alla Mercedes, lasciano ben presagire per un futuro tecnico roseo dopo anni di telai oggettivamente deludenti.

McLaren, per blasone, storia e capacità di reazione può rappresentare una nuova sfida tecnica per Mercedes per vedere il suo marchio continuare a trionfare.

MERCEDES TROVEREBBE GIOVAMENTO DA UN LEGAME CON MCLAREN?

La questione è semplice: un eventuale accordo tra McLaren e Mercedes potrebbe veramente presagire ad un disimpegno massiccio della casa madre? Le voci che vogliono Stoccarda fuori dalla F1 come costruttore a tutto tondo si susseguono in maniera pressante. I ben informati dicono che il nuovo amministratore delegato, Ola Kallenius, non sia troppo entusiasta del programma F1 e che spingerebbe, dopo il 2025, verso un maggiore impegno nella Formula E che, secondo qualcuno, rappresenta il futuro della propulsione meccanica.

Su questo versante possiamo fare solo congetture perchè conferme non ve ne sono. Anzi, ci sono dichiarazioni che farebbero immaginare un impegno ancor più massiccio da parte del team diretto da Toto Wolff. Proprio il manager austriaco, non più di sette giorni fa, ha affermato che la prorompente parabola ascendete della Mercedes in Formula Uno ha generato un fatturato che può essere stimato intorno ai tre miliardi di euro. Una cifra da capogiro che induce razionalmente a ritenere che, dopo il 2025 (anno fino al quale è stato ufficialmente definito l’impegno), la Stella a Tre Punte avrebbe ogni interesse a mantenersi ben salda nella massima formula.

Ma si sa che il ritorno finanziario può essere positivo se e solo se i risultati sportivi sono lusinghieri. Una Mercedes intesa come semplice comparsa non farebbe bene a se stessa. Ecco che il nuovo quadro normativo in vigore dal 2021 potrebbe essere una discriminante in virtù della quale si definiscono i futuri programmi.

30.03.2019- free practice 3, Valtteri Bottas (FIN) Mercedes AMG F1 W10 EQ Power

Ovviamente, per una casa automobilistica, è certamente più semplice ed economico gestire un programma basato sulla sola fornitura di power unit. Anche perché tali forniture avvengono a fronte di un lauto corrispettivo economico. Un eventuale legame con McLaren potrebbe indicare che, nel medio-lungo periodo, Stoccarda intenda limitare la propria presenza nella massima Formula. Ripeto, sono congetture senza un quadro probante a supporto. Ma il binomio McLaren – Mercedes funzionerebbe anche da un punto di vista commerciale, proprio perché si potrebbero rinverdire quei fasti di cui ho scritto in apertura.

Dovesse invece continuare l’impegno delle Frecce d’Argento in F1 ritengo sia difficile che un team tanto ambizioso e affamato possa abbandonarsi all’idea di vedere un competitor, seppur equipaggiato con un motore che reca il logo della Stella a Tre Punte, mettere gli scarichi davanti al muso di una W11 piuttosto che di una W12. A ben riflettere è stato proprio questo il motivo per il quale le “teste d’uovo” di Stoccarda hanno deciso, in maniera clamorosa e rumorosa, di uscire dal capitale della McLaren a inizio anni dieci per concentrarsi su un programma esclusivo che tutt’oggi sta dando frutti maturi, saporiti, dolci.

Chiudo questo scritto così come l’ho iniziato: non v’è concretezza in questa notizia che è rimbalzalta repentinamente sul web. Resta la suggestione del rivedere un glorioso legame rinascere e, magari, imporsi nuovamente. Il tifo non c’entra nulla. La questione verte piuttosto sul bene che un’operazione del genere farebbe alla Formula Uno.

Quando determinati team storici tornano ad imporsi, si chiamino Ferrari, McLaren piuttosto che Williams o Lotus, ne giova tutto il movimento. Rivedere Woking lottare attivamente per un posto al sole produrrebbe di certo maggiore interesse per uno sport che forse ha bisogno di più concorrenza ad una Mercedes mattatrice. In attesa di sviluppi – concreti e meno – ci prendiamo la libertà di starcene qua a ripensare a quei duelli che hanno coinvolto Hakkinen e Schumacher ma anche ai momenti di tensione figli del clamoroso botto, con ancora protagonista il circuito di Spa Francorchamps, tra il tedesco e David Coulthard. Anni non troppo lontani ma che sembrano apparentemente ad un’altra era geologica. Mentre sogniamo e un sorriso nostalgico affiora sui nostri volti.

Autore: Diego Catalano@diegocatalano77
Foto:
– David Coulthard – @therealdcf1
– Mika Hakkinen – @F1MikaHakkinen
– Nigel Mansell – @nigelmansell

Condividi
Pubblicato da
Diego Catalano