Mercedes über alles, ma non stavolta
La prendo da lontano. Strano mese luglio, il tempo di ripensare a due tre cose e già ti ritrovi alla pausa estiva. La scorsa edizione del GP di Germania fu proprio la prima senza il leader indiscusso che aveva portato il team di Maranello a competere davvero con Mercedes. Passo dopo passo, magari non tutti giustissimi ma di certo molto decisi ed efficaci. D’altra parte Sergio Marchionne aveva il potere, la credibilità e nessuna paura di fare scelte controcorrente!
Il campionato da lì in poi è andato come è andato, cioè sempre peggio. Non c’era più il grande capo che spingeva tutti e metteva una pressione continua al sistema, capace di tirare fuori il massimo dalle persone. Inconsciamente, involontariamente, la sua assenza ha ‘alleggerito’ molto la testa degli uomini ma non in positivo. Alle prime difficoltà si è sgretolata tutta quella convinzione raggiunta faticosamente.
È passato già un anno.
Il passaggio a Binotto, come ormai è noto, è stato la conseguenza di una volontà precisa di Marchionne: la persona più vicina alla sua storia, un grande tecnico che, soprattutto, possiede un senso di appartenenza alla Ferrari imprescindibile e, aggiungo io, una calma invidiabile. Ribadisco che serve un po’ di tempo, benevolenza e un po’ di fiori nei cannoni con cui si spara sommariamente. La prima Ferrari dell’era Binotto è nata appunto controcorrente. Come la scelta rischiosa di un concetto che Ferrari e AlfaRomeo si aspettavano pagasse molto. Non la considero un colpa. Per battere Mercedes qualcosa di diverso va provato. Sulla carta poteva anche funzionare e forse ad un certo punto della stagione funzionerà…
Gli obiettivi erano altri e alti.
Il problema è che la SF90 non è una macchina così sbagliata come si dice a cuor leggero, ma è nata senza centrare la perfetta finestra di funzionamento delle gomme. Poco da dire. Gli interventi per migliorare le cose hanno funzionato in parte. Ad un certo punto la decisione è stata quella di capire in pista tutto il possibile prima di portare altre cose che rischino di far perdere tempo e mettere altri dubbi sulla direzione da seguire anziché risolverli.
Il 2020 è già iniziato, ma parliamo di oggi.
Intanto dobbiamo annotare come in Germania la SF90 sia apparsa globalmente la vettura con più potenziale in condizioni normali, mentre col bagnato, in certe fasi specialmente con Charles, i riscontri sono stati anche migliori del previsto. C’e stata, sempre nel momento più sbagliato, la pecca dell’affidabilità: un’altra doccia gelata per il team italiano. D’altra parte, se hanno accettato di rischiare a inizio anno, lo faranno ancor di più ora che c’è poco da perdere, spingendo per le vittorie – che non arrivano – piuttosto che arrendersi ai terzi o quarti posti.
I segnali tecnici sono stati comunque positivi.
Prova ne è il fatto che già da venerdì è scesa in pista con le idee molto chiare sul bilanciamento; difatti, entrambi i piloti erano contenti dalle FP1, ancora di più dopo le FP3, nonostante il calo di temperatura. La doccia gelata in qualifica però ha offuscato tutto, rimettendo in discussione, come al solito, le persone più che i processi, quando invece c’era da ragionare lucidamente sui… progressi.
La gara
Per nulla ‘tecnica’ e direi impossibile da riassumere – non ci proverò neanche – di straordinaria intensità, vinta da Max Verstappen che ormai va oltre i testacoda e le partenze sbagliate. Spietato. Speciale. GP invece a due facce per Ferrari. Vettel ritrova il sorriso in casa con una prova molto, molto accorta, come ha ammesso, e senza un gran passo nella prima fase ma anche senza errori, schiacciando il grilletto al momento giusto verso il finale
Leclerc protagonista della prima fase perde la vettura mentre era secondo e pensavamo già all’impresa. Si pianta, si scusa. Aveva fatto tutto bene fin lì, aiutato dal muretto che stavolta non ha mai sbagliato, però qualche avvisaglia,, in quello stesso punto il ragazzo l’aveva avuta, e con gomme slick. Guidare così giovane in Ferrari non può essere come farlo altrove, per cui bisogna accettare l’inesperienza e la pressione. Detto questo (non è indulgenza gratuita), la Ferrari e la F1 hanno bisogno di vedere trasformate le doti di questo ragazzo in oro. Un po’ come è successo per Max. Ogni errore è a sè e va contestualizzato; inutile paragonarlo per forza ad altri…parola d’ordine: protezione.
Casa Mercedes.
Mercedes über alles, ma non stavolta. Al di là del risultato, pessimo per loro, deve incuriosire il mancato passo avanti degli aggiornamenti portati. Avvisaglia da verificare. A Budapest vorranno avere un riscontro immediato. Lì, in teoria, gli ingredienti per un ritorno al dominio ci sarebbero anche, temperature permettendo.
Ma non è scontato.
In effetti sembrerebbe esserci un primo effetto dell’aumento generale di competitività principalmente di Red Bull e un ritorno di Ferrari. Unito al fatto, ma è solo una mia sensazione, che Mercedes sia costretta a lavorare al limite dello scivolamento sulle gomme Un limite ottimale ma invalicabile. Se fosse portata a mettere ancor più energia sugli pneumatici per aumentare la performance in curva potrebbe andare in difficoltà e dover fare molta attenzione a gestire la cosa. È un equilibrio sottile, vale per tutti con modalità diverse. Diventerebbe allora importante aumentare ancora i cv della PU, sempre che sia possibile in termini di affidabilità.
Ovviamente non ne ha quasi più bisogno per i campionati – ho detto quasi – ma è interessante, a livello di performance, per la seconda parte di stagione. Gli aggiornamenti, oltre a quelli del vestiario, non sono stati così buoni per cui anche Mercedes, udite udite, dovrà fare un’analisi molto precisa. In più, chi conosce Toto Wolff lo racconta piuttosto infastidito non solo dal risultato in sé, ma direi dalla gestione deficitaria su molti punti. Già in Ungheria ne capiremo di più e vedremo anche se Ferrari porterà il suo pacchetto oppure aspetterà direttamente il Belgio.
Ah, vado a rivedermi la gara.
Autore: Giuliano Duchessa – @GiulyDuchessa
Foto: Alessandro Arcari – @BerrageizF1