Tra una settimana (finalmente direbbe qualcuno) si riparte, con il “carrozzone” della F1 che riprende il suo viaggio in direzione Belgio. Insomma… quasi finite le vacanze per tutti, e pronti per tre mesi di fuoco. L’annata 2019 si concluderà il primo dicembre con il Gran Premio di Abu Dhabi. Dopodiché, chiuso questo Mondiale, terrà banco la “rivoluzione” annunciata fra nuove regole tecniche ed economiche.
Argomento principe, secondo taluni per un futuro migliore, la parte del regolamento tecnico relativo alla cosiddetta “standardizzazione” per la stagione 2021. Spauracchio per molti tecnici ed addetti ai lavori, questa serie di provvedimenti non sembra attecchire affatto tra le menti del paddock. E non è un segreto che da quasi tutti sia ritenuta una regola “ammazza” sport.
Sotto questo profilo la storica scuderia Ferrari ha le idee estremamente chiare, convinta che il cammino “imposto” dalla Federazione per il futuro della F1 non porti a nulla di buono. Binotto, Team Principal del team di Maranello, si fa portavoce di questo malcontento e suona la carica, argomentando, per filo e per segno, le motivazioni del totale disaccordo della squadra italiana:
“Fin da subito abbiamo detto di essere contrari alla standardizzazione, e purtroppo sento che la direzione intrapresa è questa. Crediamo che il DNA della categoria sia la competizione, e standardizzarla vorrebbe dire andare contro lo spirito della F1”, commenta Mattia a Motorsport.com.
Anche dal punto di vista prettamente economico l’annunciata standardizzazione non sembra convincere affatto il boss della Ferrari, certo che il regolamento finanziario sia sufficiente per contenere la differenza tra i top team ed il resto del Circus:
“Penso che questo provvedimento [standardizzazione] non significherebbe risparmiare denaro. Dovremmo comunque riprogettare la vettura ed suoi componenti, affrontando un forte impatto economico. Abbiamo già sottoscritto tempo fa la budget cup, essendo la sostenibilità della categoria un fattore chiave. In questo senso stanno diminuendo le spese, con il divario tra squadre piccole e grandi che si sta colmando, nonostante il tetto del budget concordato sia alto per i team meno abbienti”.
Binotto cerca poi di analizzare la situazione a lungo termine, ragionando sui possibili rischi a cui si va in contro in base agli ipotetici vantaggi:
“Nonostante possa capire le ragioni di base di questo provvedimento, credo che dobbiamo prestare molta attenzione ai rischi da correre in relazione ai possibili benefici, senza dimenticare, in nessun momento, l’obbiettivo finale (migliorare lo sport ndr)”
La scadenza per mettere tutto nero su bianco è fissata ad ottobre. Lì terminerà la partita a scacchi e si dovrà, giocoforza, raggiungere un accordo capace di soddisfare tutte le parti.
Autore e foto: Alessandro Arcari – @BerrageizF1
Vedi commenti
I direttori d'orchestra sono americani: facciamo, come la Indycar, anche della Formula Uno un "bel" monomarca?
Tempo fa "qualcuno" disse, che la Formula Uno non è un obbligo e chi non è nelle condizioni di competere non è obbligato a rimanere...
Chi dirige questo baraccone, dovrebbe pensare ad eliminare i veri divari tra top team e team poveri, come i simulatori; che senso e che beneficio ha eliminare i test in pista se si utilizzano simulatori costosissimi e degni delle sale di simulazione della NASA?
Se qualcuno si crede che la standardizzazione delle componenti sia un bene, allora dimentica di osservare alle PU Ferrari e Mercedes, vendute ai clienti comprese di trasmissione e sospensioni posteriori, eppure i clienti non sembrano "avere le ali"...
Come si è potuto vedere in questi ultimi anni, blocco dello sviluppo, limiti e standardizzazione hanno AUMENTATO i costi, perchè sono stati necessari investimenti ancora più cospicui nelle aree non standard per prevalere.
Certo, tutto standard abbatterebbe pesantemente i costi, ma non sarebbe Formula 1, sarebbe un'altra serie.