La F1 è in ferie e lo sarà fino al Gp di Belgio che si terrà sulla fantastica pista di Spa Francorchamps, il prossimo primo settembre. Tempo utile per ricaricare le batterie, dato che anche le fabbriche sono costrette a chiudere, per poi farsi trovare pronti per una seconda fase di mondiale che potrebbe essere interessante. Nel frattempo si approfitta di questa inattività per dare una sguardo al presente, al passato e al futuro, toccando argomenti che con i motori accessi hanno meno attenzione. Come quello del weekend di gara, tema comunque scottante nei team che discutono spesso come cambiare la struttura dei giorni in cui si corre. In questo articolo ci concentriamo, dunque, sulle Prove Libere da sistemare e riformare. Vediamo come si potrebbe farlo e perché.
Le Free Pratice di oggi hanno un po’ difetti: il primo è che sono troppo lunghe. Il regolamento prevede che le FP1 e le FP2 durino 90 minuti ciascuna, mentre le FP3 del sabato 60. Per un totale di 4 ore. Il problema nasce dal fatto che, spesso e volentieri, la prima parte delle sessioni trascorre con la pista sempre vuota e le vetture al box.
Prendiamo ad esempio le FP1: semaforo verde, tutti in pista per l’installation lap di un giro per poi tornare in pit lane senza più rivedere le vetture sul tracciato per una ventina di minuti, lasciando il povero spettatore a guardare l’asfalto e nient’altro. Cosa che succede, in misura comunque minore, anche nelle altre due sessioni di libere. Tempo perso inutilmente.
Accorciando le tre sessioni (FP1 e FP2 di 60 minuti, FP3 di 45) si obbligherebbe i team a non perdere tempo nei box avendo così più attività in pista, senza più tempi morti in cui non gira nessuno. Considerando che dal 2021, se verrà confermata la regola, sin dal venerdì sarà impossibile modificare l’assetto delle monoposto dato che il regime di parco chiuso entrerebbe in vigore dopo le verifiche tecniche pre FP1.
Tenersi 4 ore di prove libere non avrebbe senso. Limitandole, si potrebbe avere la possibiltà di fare più sessione anche per la F2 e la F3 (ad oggi ne hanno un’unica da 45’) ad orari più “umani”, evitando magari di farli entrare in pista al calar del sole o addirittura con l’oscurità. Come successo con le qualifiche di GP3 lo scorso anno a Sochi. Situazione tra l’altro pericolosa come abbiamo già visto in passato.
Prove libere da sistemare, a mio avviso, anche per quanto riguarda la Bandiera Rossa: ad oggi la F1 è l’unica categoria del motorsport dove, se la sessione viene interrotta, il cronometro continua a scorrere ugualmente. Inutile dire che una “red flag” lunga porta ad accorciare la sessione e a diminuire l’attività in pista.
Altro problema delle FP è la pioggia: cominciano a scendere due gocce d’acqua e tutti vanno a rintanarsi ai box. Se la pioggia continua a cadere copiosa nessuno esce più in pista a provare la macchina in condizioni estreme, che magari non si replicheranno l’indomani.
Comprensibile la posizione dei team: le condizioni climatiche critiche aumentano le possibilità di incappare in un errore pesante e i ricambi sono pochi; così come è risicato il numero dei set di gomme da bagnato che Pirelli porta ad ogni weekend (4 intermedie e 3 wet), ma i protagonisti si dovrebbero mettere anche nei panni del tifoso che ha pagato il biglietto (tra l’altro nemmeno economico nel prezzo) per essere lì, magari a prendersi secchiate d’acqua, per alimentare la sua passione. E quello che vede è una pista vuota e i piloti/macchine che se ne stanno dentro al box all’asciutto.
Per ovviare a ciò, obbligherei i team, da regolamento, a dover fare minimo tre run da almeno cinque giri cronometrati (sclusi l’out e l’in lap), altrimenti come pena dovrà essere tolto un set di gomme per ogni run non fatto. Ad esempio: se non fai due run verranno tolti due set di gomme. Ovviamente escluso da questo ragionamento chi non entra in pista per problemi tecnici.
In ultimo, un altro difetto palese, è che tra una sessione e l’altra passa troppo tempo: nel Motomondiale al massimo c’è un quarto d’ora di pausa tra la fine di una sessione di una categoria e l’inizio dell’altra, in modo che lo spettatore abbia sempre dell’attività in pista. Invece in un weekend europeo di F1 (quando ci sono anche le categorie propedeutiche) tra una categoria e l’altra passa come minimo una mezz’ora. Un tempo morto che si dovrebbe cercare di ridurre
Prove libere da sistemare, quindi, soprattutto per il chi sta sulle tribune (che alla fine è il vero motore di questo sport). Per chi, insomma, vorrebbe vedere più attività in pista e avere meno tempi morti. Altrimenti, poi, è inutile piangere perché sovente si cedono spalti semideserti.
Autore: Mattia Maestri – @mattiafunoat
Foto: F1
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In F1 ci sono già tanti "obblighi", che quando va bene non funzionano e quando va male sono addirittura deleteri per lo spettacolo, per cui eviterei di aggiungerne altri. Andrei nell'altra direzione, cioè nel far diventare un vantaggio lo scendere in pista e rimanerci e questo vuol dire che gomme, motori e ricambi non dovrebbero essere contati tra quelli limitatissimi per le gare.