Otto anni di idee, intuizioni, lavoro. E di vittorie. Tante vittorie. Questi i frutti del matrimonio tra Aldo Costa e la Mercedes siglato il 30 settembre del 2011 dopo che una Ferrari in crisi prestazionale gli fornì il benservito ritenendolo – in uno dei tanti ribaltoni dell’era recente – uno dei maggiori colpevoli di un’annata sciagurata. Ma le doti dell’ingegnere parmense ex Minardi erano note e manifeste e l’ambiziosa equipe della Stella a Tre Punte non esitò a metterlo subitaneamente sotto contratto affidandogli il ruolo di maggiore responsabilità che si possa avere in un team di F1: quello di dirigente della progettazione e dello sviluppo della vettura. Anni passati nella factory di Brackey a guidare quel gruppo di lavoro che ha sfornato i gioielli che stanno dominando in un lungo e largo l’era turbo-ibrida. Un imperio così duraturo, nella massima formula, non si era mai visto in precedenza. Inutile star qua a sciorinare numeri e record, chi si nutre di motorsport, come i lettori di questa testata, ben conoscerà i conseguimenti della Mercedes. Costa, tra le altre cose, ha avuto il merito di esportare ed imporre il know-how italiano in quella che da sempre è la terra della Formula Uno. Un motivo di fregio per il Belpaese.
L’esperienza inglese del tecnico italiano, come le cronache hanno ampiamente narrato, è giunta al termine. Alla fine di questa ennesima annata trionfale Costa dirà il definitivo addio agli uffici di Brackey e rientrerà a tempo pieno al di qua delle Alpi: alla Dallara, dal gennaio 2020, sarà il responsabile tecnico (qui il comunicato). Pronto a scrivere ulteriori pagine di record e di successi. Mercedes aveva iniziato a gestire l’abbandono di Costa ingaggiando un altro ex Ferrari che si sta positivamente distinguendo: James Allison. Naturalmente il team anglo-tedesco, seppur ottimamente strutturato, risentirà dell’assenza dell’ingegnere che si stava occupando, negli ultimi tempi, della progettazione delle vetture 2021 basate su norme tecniche non ancora molto chiare, specie sul versante delle parti standardizzate su cui lo stesso Costa esprimerà, come vedremo in seguito, serie perplessità.
Il Gp d’Italia è stata l’occasione per raccogliere alcune impressioni di Costa che ha raccontato, fornendo spunti e curiosità, la sua lunga avventura alle dipendenze di Toto Wolff. Un ambiente che mancherà all’ingegnere, un contesto che egli stesso definisce “armonioso” e nel quale “Tutti lavorano rispettandosi, collaborando con uno spirito unico. Senza correnti nè dissidi. Un evento magico che a volte si verifica nello sport. Ma non per casualità, ma perchè è stato costruito minuziosamente in tutti i dettagli“.
Dalle prime parole del tecnico classe 1962 si evince che in Mercedes nulla sia lasciato al caso. Una squadra nella quale tutti remano nella medesima direzione e in cui “Non esistono correnti“. Probabilmente un qualcosa che marca una chiara differenza con Maranello che, spesso, è un luogo nel quale sussistono flussi di potere che non sempre si sono incastonati in maniera armoniosa. Fatto, questo, che non si era verificato quando la Ferrari aveva dominato nel lustro 2000-2004. E a sottolinearlo è lo stesso Costa che, riferendosi a quella stagione indimenticabile, parla di un gruppo “…che faceva da scudo verso le possibili perturbazioni esterne e che creava la tranquillità per vincere. Un qualcosa che oggi rivedo in Mercedes“.
Un ambiente sano, quello di Brackely, che però non ha evitato a Costa di provare lo stress di una vita condotta nel solo mondo della F1. “Dopo 31 anni monotematici in questo contesto è arrivata la possibilità di avvicinarsi alla famiglia che ho dovuto negli anni sacrificare. La Dallara, ancora, mi concede l’occasione di fare qualcosa che non sia solo F1. Il ruolo di CTO offertomi è avvincente e la sfida è interessante perchè l’azienda è cresciuta tantissimo in competenza“.
Come evidenziato in apertura, Costa prenderà possesso del suo ufficio all’inizio del 2020. Ma quando è iniziato “lo sganciamento” dal mondo Mercedes? Interessanti i retroscena forniti dell’ex Minardi: “Toto sapeva che non sarei rimasto in eterno in squadra. Io e Marc Ellis abbiamo pensato di non lasciare di colpo, ma di prevedere un disimpegno graduale nel quale aiutare l’azienda a trovare e a formare i sostituti diventando addirittura più forte di prima. Ho lavorato fino all’ultimo giorno per sviluppare i metodi e poi, nell’ultimo anno, ho fatto da mentore verso chi è stato promesso. Questo ha generato entusiasmo. La macchina 2020 è sarà creata dalla nuova equipe che abbiamo formato e già quella attuale non è una mia creatura. Anche se va detto che una vettura è sempre figlia di un lavoro corale, non è mai frutto dell’idea del singolo. Proprio questa coralità – ha aggiunto Costa – è alla base dei successi della Mercedes“.
La discussione si sposta sul vantaggio mostruoso che la W10 ha palesato in questa stagione nei confronti della concorrenza. L’ingegnere cinquantottenne pare essere sincero quando afferma, candidamente, che tutto l’ambiente Mercedes non pensava di possedere un gap così massiccio sulla concorrenza: “Dopo il primo test a Barcellona eravamo seriamente preoccupati. La Ferrari, sia sul giro singolo che su passo gara, era davanti a noi. E’ vero che il pacchetto per Melbourne (quello provato nella seconda settimana di test, nda) aveva dato buoni riscontri, ma uscivamo dalle prove invernali con la consapevolezza che alcune aree della nostra vettura andavano sviluppate perchè insistevano dei problemi di fondo. Da lì abbiamo deliberato un pacchetto di sviluppi che abbiamo portato nelle prime 4-5 gare e che hanno consentito alla macchina di comportarsi come volevamo. Si è trattato di aggiornamenti previsti, sul fonte aerodinamico, mentre su altre aree si è trattato di lavoro extra. Questo lavoro – e ciò smentisce parecchie ricostruzioni – non è stato programmato dopo la prima settimana di test, bensì dopo l’Australia“.
Un tecnico della grandezza di Costa non poteva non esprimersi sulle nuove norme tecniche che entreranno in vigore nel 2021. E svela particolari molto interessanti: “Innanzitutto va detto che un regolamento aerodinamico c’è anche se non è completamente definito. La cosa sarà fatta da qui ad ottobre. Meno chiarezza sussiste sul discorso delle standardizzazioni: all’inizio, ad esempio, il cambio doveva essere uguale per tutti, ora non più. Non possiamo iniziare a lavorare su alcuni dettagli meccanici. Ad esempio Brembo, che fornirà tutto l’impianto frenante, non ci ha dato i disegni sui quali possiamo iniziare a progettare. Stesso discorso per i cerchi della BBS che sarà unico fornitore e soppianterà OZ che al momento fornisce il 70% dei team“.
La critica continua sull’accoppiata budget cap – parti standardizzate: “Per squadre come Mercedes, Ferrari, Red Bull e forse Renault, quella del tetto di spesa sarà una grande sfida. Lo sarà meno per gli altri. Stabilire un budget cap e, contemporaneamente, la standardizzazione sembra una ripetizione. Bastava semplicemente abbassare di un pelo l’ammontare economico a disposizione di un team e lasciare tutto così com’è“. E’ evidente che questi lacci mettono un freno forse troppo pesante alla creatività dei tecnici che dovranno considerare troppi parametri prima di poter metter mano ai progetti. “Il rischio è di spendere tanti soldi – ha aggiunto Costa – per fare cose innovative intorno ai pezzi standard che ci impongono. In generale noi tecnici non vediamo bene questa direzione. Temiamo di avere problemi di affidabilità. Un dato pezzo potrebbe non adattarsi ad una vettura perchè il produttore che fa quella parte non conosce le filosofie costruttive di una data squadra. Il congelamento di alcune aree, inoltre, determinerà che alcuni esperti di un settore non sapranno più cosa fare. Tutto questo per risparmiare davvero poco. Molto più utile sarebbe il solo budget cap“.
Aldo Costa affronta un altro tema a mio parere molto interessante: come un campione del calibro di Lewis Hamilton possa contribuire alla crescita di una monoposto e di una squadra in generale. “Lewis è giunto in squadra in un momento in cui il team non era quello attuale: arrivavamo quarti o quinti. E arrivato con tanto impeto e determinazione. Non ha portato cose tecniche, bensì il suo spirito. Mi chiamava a casa durante i week end suggerendomi le cose che potevamo fare e io, sollecitato, cercavo di dargli risposte nel più breve tempo possibile. Il suo modo di fare molto vicino alla nostra visione è stato decisamente utile. E’ stato un uomo chiave. Anche se caratterialmente e fisicamente molto diversi, Hamilton mi ricorda Schumacher nella sua determinazione. Stiamo parando di campioni che sono stati i migliori della storia della Formula Uno“.
Mercedes è il team che ha monopolizzato l’era ibrida avviatasi nel 2014. Ma non è quello l’anno in cui Aldo Costa individua lo scatto vincete del team. Programmare una lunga stagione di trionfi ha comportato che determinati mattoni si posassero con debito anticipo: “La svolta è arrivata nel 2012 quando i vertici dell’azienda hanno deciso di impegnarsi massicciamente per aprire un luno periodo di vittorie. Con l’arrivo di certe professionalità il team è cresciuto e, già nel 2013 (ultimo anno di era aspirata, nda), la squadra è arrivata seconda in campionato nonostante il problema della gestione delle gomme che abbiamo via via migliorato. Nel 2014 c’è stato il salto definitivo che, ovviamente, è legato al discorso power unit. La vera sfida è stata continuare a vincere con una concorrenza che si avvicinava e i regolamenti che sono cambiati. Non bisogna dimenticare che negli ultimi sei anni ci sono stati due cambi regolamentari. Il segreto della Mercedes è stato continuare a vincere nonostante le variazioni normativa. La nostra organizzazione ci ha consentito di trovare sempre stimoli nuovi nonostante la lunga striscia di vittorie. Queste sono cose che dall’esterno non si percepiscono, ma sono alla base della forza della squadra. Ed è per questo – ha aggiunto Costa – che sono convinto che la scuderia continuerà a fare molto bene anche in mia assenza. Il team è maturo per affrontare le nuove regole. Chi è più strutturato è il team che vince. E Mercedes lo è“.
Costa, nel prosieguo della sua chiacchierata, fa una riflessione molto realistica e se vogliamo drammatica che mette in discussione tutta l’architettura della nuova F1 che affronta il massiccio cambio di regole per favorire la vicinanza dei team tra di loro da un punto di vista prestazionale. “Le rivoluzioni tecniche, solitamente, fanno aumentare il gap tra le squadre. Ci si ricordi del 2009 con la Brawn che dominò perché ebbe l’intuizione vincente. Nel 2012, alla fine di un lungo periodo di stabilità normativa, avemmo addirittura sette vincitori diversi con macchine diverse“. Evidenza, questa sottolineata dal futuro CTO Dallara, che dovrebbe far riflettere chi, in questi anni, sta riformulando le regole tecniche sulle quali si reggeranno le monoposto che vedremo nel 2021.
Queste dichiarazioni svelano, in parte, quale siano le dinamiche organizzative che sottendono ad un team che ha stabilito nuovi e più efficienti standard in un mondo altamente tecnologico e competitivo. Una serie di procedure aziendali e sportive che mirano ad arrivare quanto più possibile vicino alla perfezione e che sono diventate così efficienti anche grazie all’opera di un Aldo Costa che, pur essendosi definito cittadino europeo, realizza finalmente il desiderio di ritornare nelle terre che gli hanno dato i natali. E lo farà con un bagaglio tecnico e umano notevolmente accresciuto derivante da un’esperienza forgiante che l’ha lanciato nell’olimpo di questo sport, assurgendolo ad uno dei più grandi di sempre. Costa ha creato e, contestualmente, si è nutrito di quello spirito su cui si fondano anni di successi e soddisfazioni. Dedizione al lavoro, abnegazione, sacrificio, competenza e capacità di mettersi in discussione non sentendosi mai arrivato. Questi gli elementi che hanno consentito al tecnico e alla Mercedes di issarsi in cima al mondo del motorsport. Quando si spreca inchiostro per alimentare strane e risibili teorie del complotto che avrebbero favorito l’ascesa dell’azienda di Stoccarda ci si ricordi delle parole dell’ingegnere italiano. Ancora, chi vorrà scalzare gli anglo-tedeschi dal trono su cui si sono accomodati deve essere conscio che il team è determinato a continuare nel cammino intrapreso nel 2011 al quale Aldo Costa ha contribuito in maniera decisiva.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto:
– Alessandro Arcari – @berrageizf1
– Mercedes AMG F1
– Dallara
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Ok ma il segreto non è svelato si tratta di informazioni generiche sulla tattica utilizzata, e le illazioni sulla Ferrari sono aria fritta perché l'unico che può parlare è l'ex capo stampa della Ferrari che ovviamente per correttezza non lo fa , comunque la RB HONDA sta arrivando e metterà realmente in difficoltà il team anglo tedesco, dove solo i soldi sono germanici, nn dimentichiamolo ..