Formula 1

Bernie Ecclestone contrariato dalla nuova F1

Sono giornate cruciali per il futuro della Formula Uno. Sul banco vi sono diverse questioni, da quella relativa ai regolamenti tecnici da definire in chiave 2021, per finire al paventato nuovo format delle qualifiche che potrebbero essere sostituite da una sprint race di 100 km da disputarsi al sabato e che stabilisca la griglia di partenza per la canonica gara della domenica. Ma un altro tema è oggetto delle chiacchierate tra i plenipotenziari del motorsport: aumentare il numero delle gare in calendario per consentire, con ogni probabilità, a Liberty Media di rientrare dall’investimento monstre affrontato per acquisire il giocattolo che fu di Bernie Ecclestone. Su questi argomenti si è espresso proprio il “grande vecchio” in un’intervista rilasciata al periodico tedesco Auto Motor und Sport. E, come prevedibile, l’ex numero uno della FOM non è stato banale nelle parole. Nè diplomatico.

La prima stoccata dell’ottantottenne manager britannico arriva sulla questione regole 2021: “Non capisco quali siano le ragioni per operare un cambiamento. Se proprio bisogna farlo, si dovrebbero modificare le cose in maniera drastica. Ad esempio ritornare ai motori aspirati. Ma è evidente che manchi il coraggio“. La visione nostalgica di Ecclestone (e forse di gran parte degli appassionati) stride fortemente con quella indicata da Chase Carey che spinge sempre più per uno sviluppo in chiave ibrida supportato da carburanti eco-friendly. Le posizioni, dunque, non paiono essere conciliabili.

Altro tema sul quale le posizioni restano inavvicinabili è quello afferente a budget cap. “Non c’è bisogno di avere un limite di spesa. Basta semplicemente scrivere dei buoni regolamenti” ha tuonato il canuto ex proprietario della Brabham. Proprio sul versante delle norme tecniche arriva l’interessante precisazione:La standardizzazione delle parti meccaniche non sarebbe una cosa positiva. La competenza tecnica è il gene della F1. Se la perdiamo, perderemo la stessa F1. Ogni squadra deve avere la possibilità di esprimersi costruendo la miglior vettura possibile. Il nostro compito dovrebbe essere solo quello di individuare un quadro regolamentare chiaro entro il quale il team devono operare. La standardizzazione non comporterebbe un risparmio. E poi – chiude sardonicamente – se un team non può pagare meglio che resti a casa“.

Dettaglio del meccanismo che gestisce apertura e chiusara del DRS della Ferrari SF90

La chiacchierata si sposta sul sistema di punteggio che caratterizza l’attuale Formula Uno. E anche in questo caso un Ecclestone in versione bastian contrario argomenta critiche dure: “L’attuale sistema è sbagliato. Non lo avrei mai scelto! Preferivo un quadro basato sulle medaglie nel quale si laurea campione del mondo chi ottiene più ori. Una struttura del genere impone ad ogni pilota si provare sempre a vincere e non di accontentarsi per dei punti“.

Il punto focale dell’intervista è quello relativo al numero di gare da prevedere nel calendario. Una visione del tutto dicotomica rispetto alla strada che gli statunitensi di Liberty Media hanno intrapreso in maniera evidentemente irreversibile. Il manager britannico ne fa una questione di tutela del brand F1: “24 gare sono troppe! 16 sono più che sufficienti. Più gare ci sono, più si svilisce il prodotto. Il tennis ha mostrato chiaramente questa cosa: vi sono cento tornei, ma a contare realmente sono al massimo dieci. Se ci sono meno GP gli organizzatori sono disposti a pagare di più perchè ogni singolo appuntamento risulta essere più esclusivo e prezioso“.

La marea rossa dopo la vittoria di Charles Leclerc del GP di Monza

Non poteva mancare, nell’analisi di Bernie, un riferimento all’interventismo dei commissari durante lo svolgimento di Gran Premi: “Bisogna lasciar correre i piloti, le penalità dovrebbero esistere solo se qualcuno fa qualcosa di veramente stupido“. A proposito di driver, in chiusura, Ecclestone ha voluto brevemente esprimersi sul momento di alcuni di questi: “La punizione di Montreal è stata sbagliata. Da quel momento Vettel ha perso qualcosa perchè il ragazzo ha smarrito la fiducia nello sport. La sua manovra non è stata pericolosa, tutti si sarebbero comportati come lui. Verstappen ed Hamilton? Sono piloti diversi, personaggi diversi che vincono le gare in maniera diversa. Non si chi preferire tra i due, sarebbe bello poterli vedere con la stessa vettura. Solo così potrei dire chi è più forte“.

Spunti interessanti nell’ottica di perfezionare regole tecniche e sportive quelli offerti da Bernie Ecclestone. Ma sussistono delle evidenti contraddizioni. Già sotto il suo “regno” le gare in calendario erano 20 e tendevano all’aumento. La Formula One Management, al pari di Liberty Media, era alla spasmodica ricerca di capitali freschi. E questa bramosia di fondi ha snaturato la F1 che da sport prettamente europeo ha iniziato a conoscere piste, paesi e mercati esotici che poco avevano a che fare con l’essenza tradizionalista della massima espressione del sport automobilistico.

Risulta dissonante la stessa critica operata ai motori turbo-ibridi. Il debutto degli stessi è avvenuto nel 2014, ma il processo che ha portato ad introdurli si è avviato almeno un lustro prima. Anche in questo caso il buon Bernie muoveva i fili e tesseva le trame grazie alla sua manifesta regia.

Ancora, il sistema di punti attuale che il dirigente di Ipswich condanna senza appello, è stato introdotto proprio negli anni in cui la F1 era saldamente nelle sue mani. Il processo irrefrenabile che sta portando il Circus verso un’estrema commercializzazione è stato avviato proprio da Ecclestone. Ecco perchè alcuni passaggi di questa comunque interessantissima serie di valutazioni non superano appieno l’esame della coerenza. Ma si sa, Bernie è un personaggio talmente istrionico, vulcanico e carismatico che qualche piccola concessione ad una linea di puntuale congruenza possiamo comprenderla.

Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: Alessandro Arcari – @berrageizf1, F1

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Diego Catalano