L’equilibrio precario della Ferrari
Ferrari: ci risiamo. Ancora una volta, a tenere banco dopo la gara, più che il risultato, sono le polemiche. Accordi. Presi, smentiti, traditi. Disaccordi. Tanti, esternati, reiterati. Una frustrante sequenza di comunicazioni radio imbarazzanti da sentire tanto quanto da gestire. Così l’intenzione, ottima, di inaugurare il Gran Premio di Russia con due Rosse che svoltano per prime, si rivolta contro una squadra che non sembra in grado di mettere in riga i propri piloti. Eppure stava andando tutto straordinariamente bene, con Leclerc che ha offerto la sua scia a Vettel, dandogli strada, certo, ma permettendo in questo modo di arginare Hamilton. Tutto filava a meraviglia. Al punto che la Ferrari quasi si è dimenticata di avere a che fare con un predatore come l’inglese e avrebbe voluto prendersi il lusso di giocare al gatto con il topo. Peccato che alla fine nella trappola ci sia finita proprio la Rossa numero 16, quella che non la smetteva di squittire.
Ferrari che pecca di superbia quindi? Forse, pensando di scambiare immediatamente le posizioni tra i due piloti, per tenere fede a una promessa travestita da patto di non belligeranza, non considerando che sarebbe potuta costare troppo in termini di tempo. E il vantaggio è sempre bene amministrarlo, specie se dietro le due Rosse c’è una belva come Lewis, che fiuta ogni mossa, ogni possibile spiraglio per tornare all’attacco. Ferrari non abbastanza autoritaria? Probabilmente. Poiché un’intesa può essere concordata a priori ed è un bene quando al via si presentano condizioni come quelle viste a Sochi. Tuttavia, ogni piano dovrebbe prevedere un minimo di flessibilità in base all’evolversi della situazione, senza che nessuno abbia nulla da pretendere.
Pretendere appunto. Questa sembra la parola chiave per descrivere la situazione attraversata dalla Ferrari in questo periodo. Peccato che a pretendere non sia, come logica vorrebbe, la Rossa. Pretendono i piloti, in base a supposte gerarchie, a presunti scambi di favori, a scelte fatte a priori. Per mettersi al riparo da una lotta in famiglia, paradossalmente, la si fomenta. Così, la scelta che appare più sicura e più lineare si trasforma in una sorta di condanna. Perché non ci si può illudere di ritrovare Vettel,se poi ci si aspetta che lo stesso tedesco si pieghi e non provi a vincere ancora, con tutte le sue forze. Allo stesso modo non si può promettere a Leclerc di ritrovare la sua prima posizione attraverso uno scambio che, nei primi concitati momenti di gara, potrebbe rivelarsi un clamoroso autogol.
Ferrari si trova in una situazione di privilegio, con due piloti eccezionalmente veloci e pronti a spronarsi l’un l’altro. Ma deve essere anche lucida nel considerare il rovescio della medaglia, mettendo in conto che la sana competizione potrebbe ben presto trasformarsi in un’esasperata rivalità. La miccia è innescata, e la detonazione potrebbe arrivare da un momento all’altro. Come fa notare Helmut Marko, la situazione è destinata a evolversi:
“Sarà molto interessante vedere che cosa accadrà in futuro, perché, ora come ora, c’è un ragazzino maledettamente veloce e difficile da mettere in riga. Ad oggi Vettel e Leclerc si rispettano l’un l’altro, ma è chiaro che questo equilibrio è destinato a spezzarsi. Potrebbe accadere solo l’anno prossimo, e in quel caso noi della Red Bull vogliamo essere parte della lotta perché sarà davvero una circostanza entusiasmante.”
L’equilibrio precario della Ferrari, come un filo inevitabilmente destinato a spezzarsi, un filo rosso che riporta a memorie d’argento del recente passato Mercedes, con la lotta intestina tra Hamilton e Rosberg in un turbolento 2016. Non potevano quindi mancare le parole di Toto Wolff a riguardo, che, nonostante una certa pacatezza, ammonisce la Ferrari in merito a una gestione potenzialmente problematica dei suoi driver:
“Sappiamo che cosa significa una situazione simile. Anche per noi funziona così con Valtteri ed è accaduto lo stesso con Nico, qualche anno fa. Si tratta di piloti che possono tutti vincere gare e mondiali. Se una squadra si gioca il titolo è normale cercare di comprendere e di coordinare al meglio queste situazioni. All’interno del nostro team non credo ci sia più armonia che in Ferrari. La situazione è praticamente uguale. Si tratta in entrambi i casi di gestire al meglio la rivalità tra i piloti.”
A parte qualche legittimo dubbio sulla veridicità delle parole del dirigente esecutivo Mercedes, che risulta poco credibile nell’equiparare la condizione di Bottas e di Rosberg, appare palese che la Ferrari si trovi, come mai prima d’ora, davanti a un bivio. Per quest’anno Maranello può ancora trincerarsi dietro alle dichiarazioni di facciata che includono il raggiungimento forzato del bene comune in nome di uno spirito di squadra che non dovrebbe mai essere messo in discussione.
Ma sarà plausibile replicare questo modus operandi nell’ipotesi di una lotta al titolo più serrata? Sarà possibile contenere lo straripante talento di Leclerc, la struggente ricerca di riscatto di Vettel? Sarà auspicabile tarpare le ali, vicendevolmente, all’uno o all’altro, sulla base di favori e sgarbi presunti da restituire o da ripagare? Naturalmente no. Allora, come suggerisce Helmut Marko, la lotta si farà più serrata. La competizione diventerà più agguerrita. E a quel punto non basterà più esprimersi in queruli team radio, ma sarà obbligatorio suonarsele in pista.
Foto: Ferrari – Mercedes – Red Bull