6 fortissima Mercedes!
Lo ammetto: le qualifiche, domenica alle 03:00, non le ho viste. Dopo una intera settimana lavorativa con la sveglia puntata alle 06:00, sottrarre una ulteriore ora di sonno mi è sembrato eccessivo. Ciò nonostante il piano era quello di controllare per i risultati un’ora dopo. Scoprire la prima fila tutta rossa mi è sembrato un sogno. Capita, nella fase REM, di vivere esperienze “strane”, difficilmente distinguibili dalla realtà. Per questo sono corso a visitare il sito della Formula Uno trovando conferme. Non era frutto della mia fantasia, era realtà…
Su dai…diciamolo: dopo i risultati delle libere di venerdì, corroborati dai commenti delle parti in causa, le possibilità di pole della SF90 non sembravano molte. Poi due lampi. Rossi. Altra prima fila conquistata. La quinta consecutiva.
Pronti via, ed ho rivissuto come un incubo. Sarà che con la stesura del mio articolo storico Io, Michael e Mika (click qui) ho riportato alla memoria istanti di vita motoristica che furono, ma la jump start di Vettel mi ha ricordato quella mancata partenza di Schumy che gli costò il titolo 1998. Forse però, disponendo della F300 a Sebastian il motore non gli si sarebbe spento. Il tedesco, malgrado lo stacco anticipato, ha la prontezza di riprendere immediatamente il paddle della frizione evitando il peggio. Il danno però è fatto, ed un prontissimo Bottas ne approfitta superandolo.
Questo inconveniente, secondo i calcoli del muretto Ferrari, potrebbe aver influenzato anche la partenza di Leclerc. In effetti, al contrario di Verstappen, lo scatto del monegasco non è dei migliori. Max invece arriva molto forte alla curva 2 affiancando Charles. L’ex Alfa Romeo soffre parecchio sottosterzo allargando la traiettoria. Il contatto, inevitabile nella situazione specifica, produce danni alla SF90. Mentre la RB15, dopo una decima di giri, si deve addirittura ritirare. 5 sono i secondi inflitti a Charles per l’incidente. 10 quelli beccati per avere tardato la sosta ai box con l’ala rotta. Alla fine sarà settimo.
Un incubo, dicevo. Il sogno della quinta pole consecutiva si è trasformata nel giro di 300m nell’inferno rosso. La vettura di Leclerc fuori gioco. Quella di Sebastian dietro la freccia d’argento di Valtteri.
Caso Jump start. Da regolamento, se ti muovi dalla piazzola prima dello spegnimento dei semafori rossi, commetti una falsa partenza. Vettel però non è stato punito. Ecco la spiegazione. Il sensore, annegato nell’asfalto, ha un delta. Sebastian non lo ha sforato.Tutto qui. Il caso simile, quello di Raikkonen a Sochi, ha visto la penalizzazione del finlandese. In quell’occasione Kimi si era mosso in maniera eccessiva, facendo scattare il sensore.
L’episodio che mi ha fatto tremare dalla paura è stata la perdita dell’endplate dell’ala anteriore di Leclerc. Dopo il contatto con Verstappen il monegasco resta in pista malgrado i danni evidenti, tenendo alle proprie spalle per qualche giro Hamilton. La sosta ai box, chiesta obbligatoriamente dalla direzione, arriva in ritardo. Parte dell’ala si stacca colpendo la vettura dell’inglese, privandola addirittura del retrovisore sinistro. Per la direzione gara è troppo. La penalità combinata, arriva per la tardiva sosta della vettura numero 16. Lo dico con fermezza: ho avuto paura e questo “spettacolino” proprio non mi è piaciuto.
Questa penalità mi ha spiazzato. Tra le tante bandiere di cui la federazione dispone, esiste quella nera con un pallino giallo all’interno: se esposta al pilota interessato, questi è obbligato a rientrare ai box entro un termine massimo di tre giri, permettendo ai meccanici di rimuovere la parte a rischio distacco. Ci sono tanti precedenti che testimoniano come i commissari si siano sempre mossi in questo senso. Non oggi però. Ritengo che la direzione gara non debba mai demandare la decisione al team di richiamare il proprio pilota ai box. Ci sono posizioni preziose da difendere, e risulta evidente che un team principal ha tutto l’interesse di rischiare a tenere il proprio pilota in pista.
Ma una bandella rotta è oggettivamente pericolosa. Andava immediatamente esposto la bandiera nera e arancio, costringendo Charles a rientrare. Al contrario in questa maniera si è creato un precedente pericoloso. “Se la mia macchina è danneggiata provo a non rientrare. Magari mi dice bene e non succede niente. Altrimenti, se mi ritrovo a “sparare” carbonio in faccia a chi ho dietro, accetto di prendermi il rischio di 10 secondi di penalità”. Beh…francamente questo ragionamento non dovrebbe essere permesso. Così proprio non va bene.
Insomma, un sogno ed un incubo. Ma la Ferrari aveva la possibilità di tramutare in vittoria quella prima fila?
Come è stato detto più volte a fine gara, essere davanti alla prima curva ti offre delle opportunità strategiche importanti. Sul passo gara nessun dubbio: le Mercedes erano più veloci. Ma qui sembrava quasi di rivivere quanto visto a Monza: la SF90 imprendibile sul dritto con la W10, più rapida nel misto, incapace di sorpassare la Rossa anche sfruttando il DRS. Si… credo che una vittoria fosse alla portata almeno di una delle due vetture italiane. La storia invece è stata scritta in modo differente: Ferrari sciupona. Mercedes ringrazia ed approfitta. Il risultato fa tremare: vittoria del sesto titolo costruttori di fila. Non so se queste sette parole rendono l’idea.
6 fortissima, Mercedes, oggi più che mai!
Il team di Brackley ha scritto col pennarello indelebile, che dico, con il pirografo caldo nel legno, un pezzo di storia di Formula Uno. Nell’era turbo-ibrida, attraversando importanti modifiche al regolamento tecnico, la Mercedes AMG è sempre stata vittoriosa. Merito di un team principal bravissimo, di un consulente come Lauda (ciao Niki, mamma mia quanto mi manchi), di un pilota micidiale come Lewis Hamilton e di una gestione chiara e lineare della prima e seconda guida (nel caso la lotta sia con altri team, chiaramente, e non solo tra i piloti interni alla scuderia, leggasi Nico Rosberg). Una squadra al top in ogni aspetto, un gruppo di meccanici ed ingegneri affiatati e cannibali. Lo ha detto domenica nel dopo gara Wolff: “il merito più grande è stato quello di aver trovato di continuo la motivazione per continuare a sviluppare ed innovare”.
Ma attento Toto. A Maranello, qualcuno con tanti capelli in testa, sta poco a poco ritrovando la quadra. E se quel ragazzotto scapigliato ingrana, poi son dolori per tutti. Come detto Mercedes eguaglia il record di titoli costruttori che apparteneva all’armata rossa. Quella dei tempi d’oro di Michael Schumacher. D’altronde si sa… il tedesco di Kerpen lo ammetteva apertamente. I record sono fatti per essere battuti.
A noi tifosi Ferrari, sportivamente parlando, il cuore un po’ piange in giornate come queste. D’altronde però, solo i più forti meritano di vincere. Ad oggi i migliori sono ancora i “grigi”.
6 fortissima, Mercedes!