Caro Jules ti scrivo perché oggi sono esattamente 5 anni da quell’incidente avvenuto durante il 44º giro del Gp di Giappone 2014 che ci avrebbe privato per sempre del tuo talento. Ricordo tutto di quella settimana maledetta, la più brutta della mia vita da appassionato di motorsport: il weekend a Suzuka era iniziato addirittura di lunedì. Le previsioni meteo davano brutto tempo, si paventava l’arrivo di un tifone proprio nel giorno della gara che ovviamente avrebbe messo in dubbio lo svolgimento della stessa. Le discussioni su questo argomento proseguirono tutta la settimana, si pensava di far disputare la gara al sabato pomeriggio (ci sarebbe stato il sole) o la domenica mattina, ma Bernie Ecclestone si oppose fermamente per non veder calare gli ascolti televisivi.
Prima delle FP3 del sabato arrivò un’altra notizia che ti riguardava da vicino: la Ferrari decise di prendere Vettel al posto di Alonso, scatenando un disappunto che non nascondesti davanti alle telecamere, nel post qualifiche. Eri arrabbiato e triste, non scorderò mai l’espressione di quella che purtroppo si rilevò la tua ultima intervista. Arrivò il giorno delle gara, pioveva come da previsioni e, dopo appena due giri in regime di Safety Car, la direzione decise di sospendere momentaneamente la gara. Durante la pausa forzata le telecamere ti inquadrarono mentre ti pulivi la visiera del tuo casco.
Il GP poi ripartì e fu nel complesso anche noioso per essere una gara bagnata. Nonostante ciò, per un breve periodo, riusciti a portare la tua macchina al 3º posto, sfruttando la girandola dei pit stop. Al giro 42 Sutil uscì di pista, la direzione gara decise di utilizzare solamente una bandiera gialla, nonostante ci fosse una gru nella via di fuga…
Poi lo sgomento: l’inquadratura rimase impallata in quella maledetta curva, nessuno dei commissari si muoveva. Si faticava a capire cosa fosse successo. Era uscita la grafica con la scritta “Jules Bianchi”, pensavo fosse stato un errore della regia, ma poi vidi i meccanici della Marussia in lacrime, l’aria diventò pesantissima. Partì l’ambulanza, la corsa verso l’ospedale più vicino per cercare di salvarti. Ma purtroppo, dopo 9 mesi di coma, sei stato costretto ad abbandonare la vita terrena. Caro Jules ti scrivo per dirti che sei stato il primo pilota di cui seguii la carriera fin dal principio. Ricordo ancora le tue due stagioni in GP2, categoria nella quale eri capace di gare straordinarie e di errori banali. Ma anche di un tuo straordinari GP a Silverstone, sul bagnato, in world Series by Renault. Dove praticamente non hai avuto avversari per quanto andavi forte.
Poi il debutto in F1 con la poco competitiva Marussia che tu però fosti in grado di porte a punti a Monaco. E anche le tante imprese in qualifica, quando più volte riuscisti ad accedere al Q2 con quella macchina che faceva fatica ad avvicinarsi a quell’obiettivo.
Caro Jules ti scrivo anche per ringraziarti per aver preso sotto la tua ala protettiva Charles Leclerc. Il tuo “fratello minore” sta facendo veramente bene, è riuscito ad arrivare lì in Ferrari dove sicuramente un giorno saresti approdato anche tu se il destino nefasto non si fosse messo in mezzo. Chissà, magari ora si parlerebbe di Bianchi e Leclerc come compagni di squadra nel team di Maranello. E sono sicuro che sarebbe stata una grande coppia.
In Charles rivedo te, ragazzo umile e gentile nei modi che in pista fa faville. E forse non è un caso che la sua prima vittoria in F1 sia arrivata alla 34ª gara, quella che per te è stata purtroppo fatale. Tra l’altro ha vinto la sua prima gara nel weekend della tragedia di Hubert, altro suo amico. Infine, caro Jules ti scrivo per dirti che mi manchi. Ci manchi. Tanto. Sarebbe bello rivederti in pista, rivedere quella tua faccia d’angelo. Spero che ovunque tu sia questa lettera ti possa arrivare.
PS. Prima consideravo il 17 un numero sfortunato, ma da quel momento mi riporterà sempre alla tua memoria, così come avviene per la tua canzone preferita, Hotel California.
Salut Jules.
Autore: Mattia Maestri – @mattiamaestri46
Foto: Jules Bianchi e F1
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Bellissimo pezzo, complimenti.
Ciao Jules.