La Katana di Kimi
Quando la F1 arriva in Giappone, sai che ormai siamo alle battute finali di un mondiale che comunque ha emozionato. Di certo, il mondiale 2019, per quanto possa essere ripetitivo, dato che già si conosce il vincitore, è stato tranne che noioso; vista e considerata la rinascita della Rossa proprio in quest’ultima parte di campionato. Per non parlare della esplosione della stella Charles Leclerc e della rivalità che si è venuta a creare innanzitutto con il suo compagno di squadra, e quella con gli avversari diretti: il futuro campione del mondo 2019, Hamilton, ed il suo futuro eterno rivale Verstappen.
Il GP di Giappone prima e Suzuka dopo sono la storia della F1. Ogni curva di un qualunque circuito ufficiale FIA del Sol Levante è permeato di storia e racconti di ogni sorta. Parlo di più circuiti poiché non sempre si è corso a Suzuka e, nonostante cambiasse il palcoscenico, gli aneddoti e i racconti “si sprecano” come si suol dire; come quando James Hunt poco prima della partenza, si intrattenne intimamente con una delle grid girl! Era una F1 di altri tempi che non tornerà più. E per certi versi meglio cosi: perché proprio questo la rende unica.
Questa settimana è mia intenzione parlare (grazie all’amico @Mat14_05 alias IcemanKr#7) di un pezzo di storia molto particolare. Correva l’anno 2005, fondamentale per la storia della F1 di allora, perché avrebbe segnato il passaggio di consegna dello scettro del potere da Schumacher (che ha cannibalizzato gare e record, ininterrottamente, dal 1991 al 2006) ai nuovi eroi: Fernando Alonso in primis e la stella che stava esplodendo e che due anni più tardi avrebbe preso proprio il posto del Kaiser: Kimi Raikkonen.
Si arriva in Giappone con Alonso che comanda saldamente la classifica con Renault. Chi lo seguiva direttamente era proprio il finlandese su McLaren. Le qualifiche per i big furono un disastro. La pioggia rimescolò letteralmente le carte mettendo in pole Ralf Schumacher seguito da Button e Fisichella. Michael solo quattordicesimo e, addirittura, i leader della classifica generale del mondiale, Fernando e Kimi, rispettivamente sedicesimo e diciassettesimo.
Prima dell’era dell’ibrido e delle PU, prima dell’avvento del Kers e di Halo, Kimi era un autentico mastino, ragazzo dal piede pesantissimo e con una visione di gara che non aveva niente da invidiare a Fernando Alonso. In special modo sui circuiti vecchio stampo, quelli tecnici, Raikkonen si è sempre esaltato. Non per nulla è denominato il re di SPA. I più giovani, che si affacciano ora alla F1 non si lascino fuorviare dalle attuali prestazioni di “Iceman”, perché il Kimi pre mondiale con la rossa, era un autentico squalo.
Quel piazzamento non aveva fatto altro che acuminare ancora di più la sua katana. Allo spegnersi dei semafori non mancarono fendenti letali ad ogni curva. Il GP, sia per Fernando che, soprattutto, per Kimi, non è stato altro che un giocare come il gatto col topo, tale era la loro velocità e la loro maestria tra le curve del circuito nipponico.
A tal proposito Michael alla fine del GP affermò: “Non è il risultato ad abbattermi, quanto la constatazione della nostra impotenza. Ancora una volta non siamo stati abbastanza veloci, nettamente inferiori sia alla McLaren che alla Renault. Il nostro ritmo in gara è stato decisamente deludente” dirà a fine gara. “Io preferivo la Formula Uno di una volta, quella monotona, quando ero io a dettare legge. Come puoi divertirti, se sai già che non sarai in grado di resistere? Essere sorpassato più volte non fa piacere, preferirei il contrario, ma questa è la legge di quest’anno e va accettata, non puoi farci niente. Io ho dato il massimo, mi sono battuto, ma quando chi ti sta dietro è superiore a te in ogni punto del circuito, arrendersi è inevitabile”.
Fatto sta che, grazie al gioco dei pit stop e al passo davvero superiore della McLaren, Raikkonen sfodera la sua classe, riuscendo a raggiungere la seconda piazza dietro Giancarlo Fisichella, e la sua katana è pronta per “mozzargli” la testa. Rimarrà negli annali della storia dei sorpassi, quello che Kimi sferrò ai danni dell’impotente Fisichella all’ultimo giro: il finlandese poco prima del rettifilo principale si avvicina grazie alla trazione della sua MP4-20, riuscendo a prendere la scia della R–25 del nostro connazionale e come un samurai lancia il colpo ferale con la sua katana: il finlandese si sposta all’esterno per ritrovarsi alla curva uno, immediatamente dopo il rettifilo, in testa al GP nel tripudio del pubblico e soprattutto dei meccanici dei box.
In seguito Fisichella dirà: “Quando l’ho visto negli specchietti, ho capito che era finita. Troppo più veloce di me in rettilineo, troppo superiore in trazione. All’ uscita del tornantino mi dava venti metri, come si può resistere ad uno così? Quando l’avversario è così superiore, anche i miracoli sono impossibili. Sarei arrabbiato con me stesso se avessi commesso un errore, se non avessi finito la gara, ma io sono stato perfetto, mi sento la coscienza a posto. Non si poteva resistere”.
Kimi Raikkonen non avrebbe vinto il mondiale quell’anno, quello era il tempo dell’asturiano. Mi è venuto spontaneo pensare che, cosi come oggi con Charles, anche allora assistemmo alla nascita di una stella, destinata a prendere il posto di Schumacher e a diventare l’ultimo campione del mondo della Ferrari.
E indovinate qual è l’astro nascente che ha preso il posto dell’ultimo campione del mondo Ferrari?
Buon GP a tutti!
Autore: Vito Quaranta – @vito1976
Foto: Ferrari