Formula 1

L’ultima volta di Kimi

L’ultima volta di Kimi


Suppongo che, quando i lettori di FUnoAT si apprestano a leggere “la storia siamo noi”, si aspettino di trovare storie del passato, di anni ormai dimenticati, se non altro per arricchire la loro memoria storica. Domenica prossima si correrà al COTA (Circuit Of The Americas) che ha (come il GP messicano appena concluso) una storia tutto sommato recente. Una precisazione è comunque doverosa: sebbene in Texas si corra dal 2012, è anche vero che quello non è stato il primo GP nella terra degli yankee. La prima corsa di Formula Uno negli USA risale al 1959.Di fatto, storie da raccontare ce ne sarebbero a bizzeffe. Tuttavia, quella che in questo momento preferisco rimembrare è quella che racconta dell’ultima vittoria dell’ultimo campione del mondo Ferrari… l’ultima volta di Kimi.

Non c’è bisogno di scavare nel profondo, perché è successo solamente l’anno scorso. Esattamente un anno fa, la situazione in Scuderia non era delle più rosee: la guerra di potere tra Arrivabene e Binotto aveva raggiunto il suo apogeo, con la Rossa che ormai aveva praticamente una monoposto plafonata e soprattutto la testa già all’anno successivo (quante volte ho scritto questa frase… ).Ogni speranza iridata era andate ad ortiche, come si suol dire, questo nonostante la SF71-H fosse stata una monoposto (di sicuro lo è stata dall’Australia a Monza) competitiva, tanto da far richiedere da parte di Toto, al board della casa di Stoccarda, un extra budget di trenta milioni di euro per dare quel boost progettuale in più al fine di scavalcare definitivamente la scuderia italiana. 

Kimi Raikkonen in azione con la sua Ferrari SF71-H

Anche tra i piloti di Maranello la situazione non era delle migliori. Al fedele finlandese, che si è sempre immolato alla causa rossa facendo da scudiero al blasonato e coccolato compagno di scuderia, venne dato il ben servito a Monza. Decisamente in malo modo. Questo episodio è stato determinante per la fine della carriera di Raikkonen in Ferrari. Non sentendosi più in dovere di proteggere le spalle al suo compagno, si è voluto togliere qualche sassolino dalle scarpe, come si suole dire.  A cominciare da quel nefasto GP italiano.

Fatto sta che, in quel di Austin, allo spegnersi dei semafori, Kimi scatta dalla terza piazzola per presentarsi a curva uno in prima posizione, facendo saltare dal divano ogni suo tifoso: a riprova che nessun pilota è finito fino a quando è dentro un abitacolo di una F1 e, a maggior ragione, uno tosto come Raikkonen. La partenza arrembante del finlandese spariglia le carte, portando non poco scompiglio. Ed infatti Vettel si tocca con Ricciardo e, neanche a dirlo, va in testa coda (annus horribilis per il tedesco da questo punto di vista) finendo in fondo al gruppo e chiamato ad una rimonta di un certo spessore agonistico, anche se non impossibile, considerando che, in questa era turbo-ibrida, oltre ai tre top team non esiste concorrenza.

Lewis Hamilton all’inseguimento di Kimi Raikkonen durante il Gran Premio degli Stati Uniti 2018

Il gioco dei pit naturalmente condiziona le posizioni dei piloti, con Lewis indemoniato come non mai a cercare di riprendersi la prima posizione; perché salire sul gradino più alto del podio del COTA, non ha prezzo per chi come il re nero vive di immagine.  A metà gara l’inglese riesce nel suo intento solo che, a causa del degrado anomalo accusato dalle sue coperture, sarà costretto a cedere la posizione a Verstappen (che terminerà secondo dopo una gara molto consistente) e soprattutto a Raikkonen: il nostro, nonostante gli attacchi dei due mastini che aveva alle spalle, conserverà la prima posizione fino alla bandiera a scacchi.

L’ultima volta di Kimi in rosso: ventunesima ed ultima volta in Formula Uno, la prima vittoria dopo 114 gare, intervallo che rappresenta il nuovo record tra due vittorie per un pilota nel mondiale. L’ultimo successo per il finnico era stato nel Gran Premio d’Australia 2013Räikkönen segna anche il nuovo record per l’intervallo temporale più lungo tra la prima e l’ultima vittoria di un pilota (15 anni, 6 mesi e 28 giorni, che sono trascorsi dalla sua prima vittoria al Gran Premio della Malesia 2003.  Inoltre, per Kimi, è la prima vittoria con la Ferrari dal Gran Premio del Belgio 2009.

a fine gara Lewis Hamilton si congratula con Kimi Raikkonen per la grande vittoria del finlandese

Sembrerà strano, eppure Kimi ha dovuto aspettare la bellezza di cinque anni prima di risalire sul gradino più alto del podio… sarà perché diamo cosi per scontata la sua bravura, o sarà perché le sue “chicche” ci distraggono continuamente, che non abbiamo mai badato a questo insolito record. Era giusto che Kimi fosse allontanato dalla Ferrari? Sì, lo era. E’ stato giusto farlo, sia perché Leclerc è un giovane maledettamente veloce (suppongo non ci siano dubbi a riguardo) e sia perché il capitano della rossa aveva bisogno di una scossa: vivere nell’ “ovatta” aveva dato troppe certezze e distrazioni al tedesco: con un cagnaccio affamato (@RINGERS4EVER mi perdonerà se gli rubo l’epiteto) come il monegasco, è stato costretto ad uno scatto d’orgoglio e (pare) la mossa sembra sia stata quella giusta.

E’ stato giusto allontanare Kimi in quel modo, come è stato fatto nel weekend di Monza da parte dell’allora dirigenza sportiva? Assolutamente no, solo che questa è un’altra storia… storia alla quale il nostro buon Kimi ha saputo replicare nel migliore dei modi.

Buon GP a tutti

Autor: Vito Quaranta

Foto: Ferrari

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