Formula 1

Mercedes, 100 di questi giorni

Due settimane fa la Mercedes entrava nella storia con la vittoria del sesto titolo costruttori consecutivo che rappresenta anche il totale degli allori ottenuti nella sua esperienza in Formula Uno fatta di dodici partecipazioni totali. A questi titoli si aggiungono gli otto mondiali piloti divisi tra Nico Rosberg (1), Juan Manuel Fangio (2) e Lewis Hamilton (5, da formalizzare probabilmente nel prossimo GP degli Stati Uniti). Nell’ennesima domenica trionfale, quella del Gran Premio del Messico, la Stella a Tre Punte ha raggiunto un altro obiettivo di cui possono fregiarsi solo altri tre team (Ferrari, McLaren e Williams): aver sfondato il muro delle 100 vittorie. La decima in campionato di Hamilton rappresenta quindi un traguardo da sottolineare visto che lancia la scuderia di Brackley nell’olimpo del motorsport.

Numeri importanti che in maniera algida raccontano che l’equipe di Stoccarda si è issata ai vertici della categoria con una velocità disarmante. A fare impressione è un dato che più di ogni altro spiega la grandezza dell’epopea Mercedes: il rapporto tra gare disputate e vittorie ottenute. In questo la scuderia diretta da Toto Wolff è assoluta leader della Formula Uno. Ed è probabilmente inattaccabile nel breve-medio periodo. Le diverse monoposto che si sono avvicendate hanno messo in bisaccia il 48,31% delle gare disputate che in totale sono state 207, con 206 partenze. Un dato rimarchevole che quest’anno è addirittura migliorato. Se a inizio campionato, infatti, la scuderia di casa Daimler era alle spalle della stella cometa Brawn Gp che aveva, in una sola stagione d’esistenza, trionfato nel 47,06% dei GP disputati, ora è da sola in testa in questa speciale classifica. Il dato doppia quello della Ferrari ferma al 24,09% ed è superiore a quelli di Red Bull al 21,55%, McLaren al 21,16 e della nobile decaduta Williams che vede di gara in gara peggiorare un rapporto che ora è fermo al 15,38% e che è destinato a peggiorare in maniera inesorabile e, forse, irreversibile.

Lewis Hamilton festeggia a ruote fumanti dopo la vittoria del Gp del Messico

Se guardiamo, dunque, il rapporto vittorie – gp disputati possiamo dire che la Mercedes è il team più vincente di sempre. Ovviamente è un dato aleatorio, che dipende da fattori che possono mutare in fretta in base alla forza degli avversari o al quadro normativo che cambia di tanto in tanto. Se togliamo gli anni in cui la Formula Uno emetteva i primi vagiti, l’era in cui le gare in calendario si contavano sul palmo di una mano, osserviamo che la squadra di Stoccarda si è imposta solo in tempi recenti, dopo anni di lunga assenza nei quali si è limitata a fornire motori. Oltretutto con risultati lusinghieri. Dal 2010, quando è rinata sulle ceneri ancora scoppiettanti della Brawn Gp, inizia un percorso di crescita che l’ha portata, dopo quattro anni, ad ottenere la doppietta piloti-costruttori. La prima di una striscia di dodici titoli in sei stagione. Record di ogni era sportiva che archivia quello della Ferrari del periodo 1999-2004 che di trionfi ne ottenne undici.

Il percorso attraverso il quale la Mercedes è arrivata ad imporsi è frutto di un mix ben calibrato di fattori. Primo tra i quali quello politico. L’abilità nel riuscire a portare federazione e team dalla propria parte in una visione della Formula Uno totalmente nuova è la vittoria più grande (leggi qui). Conquista dalla quale sono scaturiti i risultati odierni. I motori turbo-ibridi, un sempre più limitato ricorso alla pista in favore dei simulatori, la progressiva riduzione delle power unit utilizzabili nell’arco della stagione sono concetti nei quali la Stella era davanti agli altri e che hanno messo in difficoltà i team storici come Ferrari, McLaren e Williams che hanno visto le loro routine tecnico-sportive diventare improvvisamente inutili ad affrontare il nuovo contesto. Nel quale, invece, la Mercedes nuotava come un delfino nel mare. In questo nuovo processo alcuni team si sono persi, altri hanno arrancato a lungo, altri ancora hanno scalato la montagna senza però riuscire ancora a piantare la bandiera (Ferrari e Red Bull).

Lewis Hamilton e Dieter Zetsche festeggiano dopo un trionfo della Mercedes

Ma le vittorie politiche non possono da sole spiegare sei anni monotematici. A Stoccarda hanno avuto quella forte volontà che, ad esempio, è mancata alla BMW che ha alzato bandiera bianca sin troppo presto. E’ stata la ferrea risolutezza di Dieter Zetsche a costruire una squadra che doveva nascere non per partecipare ma per vincere. E a riportare il marchio Mercedes a primeggiare anche sui mercati. Cose in cui il dirigente recentemente sostituito da Ola Kaellenius ha avuto un indiscutibile successo. E’ il baffuto ingegnere nativo di Istanbul ad aver messo su, negli anni, il team che ora conosciamo: Ross Brawn (poi diventato uomo LM), Toto Wolff, Niki Lauda, Michael Schumacher, Lewis Hamilton, Aldo Costa, James Allison. Tante figure di spicco alle quali sono state affiancate pedine che hanno lavorato più o meno nell’ombra per creare una ricetta che non risente dell’avvicendarsi delle stagioni. Un team che è cambiato molto poco negli anni con integrazioni mirate e mai sbagliate. E poi la costante voglia di non arrendersi dinnanzi alle difficoltà tecniche che si sono presentate di volta in volta. Momenti sempre superati in maniera brillante. Una metodologia di lavoro che è diventata uno standard qualitativo da seguire.

Ma la stagione di trionfi che pare non essersi conclusa, va detto, è anche figlia dell’altrui latitanza. La Red Bull, dominatrice a inizio anni dieci, si è smarrita tra motori mai realmente efficienti; la Ferrari nella quale sono prevalse, sin troppo spesso, guerre intestine e lotte di successione che hanno avuto risvolti negativi sulle prestazioni in pista. Una condizione che ora va comunque normalizzandosi. Il matrimonio tra il team di Mateschitz e la Honda pare avere un futuro roseo; così come promettente sembra essere la ritrovata serenità dell’ambiente ferrarista che è ormai specchio della serafica calma del timoniere Mattia Binotto. Elementi che faranno del 2020 un campionato tirato, combattuto, spettacolare. Una stagione che potrebbe sancire il passaggio dello scettro del potere. O che potrebbe osservare la Mercedes reinventarsi, una volta ancora, riposizionandosi nuovamente all’apice.

Ola Kaellenius, n°1 di Daimler AG

Cento vittorie, un presente solido e qualche dubbio sulla futura permanenza che potrebbe dipendere dallo scarso feeling dell’AD Kaellenius con la Formula Uno. Per ora Brackely si pone come il punto di riferimento di questo sport con un trono sempre più sotto assedio. Due settimane fa, nel celebrare il mondiale costruttori, la Mercedes sottolineava lo sforzo magnificando la gloria e la storia dell’avversario battuto (la Ferrari) che dava, quindi, ulteriore prestigio alla vittoria. In giorno in cui un’altra forza emergerà e si prenderà la corona dovrà fregiarsi di aver sconfitto la scuderia che si è imposta alla storia come quella che è stata in grado di ottenere il miglior rapporto vittorie – gare disputate. E non è roba da poco.

Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: Mercedes

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Diego Catalano