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Binotto commenta la spinosa questione piloti…

Binotto commenta la spinosa questione piloti


Binotto sotto accusa. Per l’ennesima volta. Le polemiche dopo i fatti di Interlagos non si placano. Le critiche si sprecano. Nell’occhio del ciclone, dopo i piloti, è finito anche il Team Principal della Ferrari, reo di non aver saputo scegliere, di aver sbagliato a gestire. Situazione complicata quella del buon Mattia, che ha rinunciato a dare ordini in nome del sacro fuoco della lotta libera. Del resto, mandato in archivio il campionato costruttori, con la conquista matematica della seconda posizione, restava ben poco in palio.

Un platonico terzo posto nel campionato piloti da contendere a Verstappen. Nulla più di questo. Tutto sommato abbastanza poco per impartire ordini e direttive castranti. Così Binotto ha scelto la gara libera. In nome dello sport, del brivido, dell’emozione. Peccato che l’unico brivido sia stato quello innescato dalla doccia fredda seguita al contatto tra i due alfieri della Rossa. L’unica emozione sia stata la rabbia, condita da un senso di frustrazione difficile da biasimare.

Sebastian Vettel, Mattia Binotto e Charles Leclerc

Due ragazzi fantastici i Maranello Boys. Educati e gentili, miti e disponibili, intelligenti e ironici. Fuori dalla pista. In gara invece hanno la spiccata tendenza a trasformarsi, offrendo il peggio del loro repertorio. Aggressività eccessiva, livore estremo, petulanza querula. Con Vettel che riscopre la vecchia propensione all’errore, con Leclerc incapace di mantenere la calma. Tanti i precedenti, certo, ma Mr. Binotto si sentiva sicuro questa volta. Probabilmente non ci sarebbe stato bisogno di nessun intervento del muretto, vista la distanza abissale che li separava in griglia di partenza.

Purtroppo il comandante ha fatto i conti senza l’oste. Sottovalutando la grinta di Charles, che ha messo in pista un’ottima rimonta. Sopravvalutando la prestazione di Vettel, che, specie nel finale, ha dovuto mostrarsi arrendevole causa strategia gomme conservativa. Non considerando la propensione all’attacco di entrambi quando si trovano l’uno in prossimità dell’altro. Due tori pronti a incornarsi quando vedono il rosso della Ferrari gemella. Novelli Caino e Abele votati al suicidio e all’auto-lesionismo. Dove a farne le spese, appunto, è proprio la vettura.

L’incubo di Binotto e di tutti i Ferraristisi è trasformato in realtà. Un presente tanto crudele da offuscare anche i vecchi fantasmi di Singapore. Allora, principalmente, fu colpa dei capricci del fato. Oggi la colpa è prevalentemente da attribuire ai capricci dei piloti. Ma allora, il povero Mattia che cosa avrebbe dovuto fare? Troppe volte, nel corso della stagione, la Ferrari è stata criticata per un eccessivo e non sempre opportuno, ricorso ai team order. Dunque si è scelto di dare libertà ai ragazzi, nella convinzione che fossero abbastanza responsabili per gestirsi. Binotto prova a spiegare il suo punto di vista:

Il momento chiave del GP del Brasile 2019

Ogni volta che abbiamo provato a gestire i piloti in questa stagione siamo stati criticati. Ma anche se li lasciamo liberi di combattere siamo criticati a causa di questa decisione. C’è sempre una ragione dietro a ciò che decidiamo di fare, ed in fondo è stato giusto lasciarli gareggiare visto che ci siamo già assicurati il secondo posto nel campionato Costruttori.”

Ovvio che qualcosa non abbia funzionato. Ma le premesse e le intenzioni tutto sommato erano buone. Perché congelare le posizioni a priori, privando i tifosi dello spettacolo in pista? Naturalmente, dopo il disastro brasiliano, Binotto sarà obbligato a prendere una decisione più drastica, a costo di stabilire regole ferree per il futuro. Perché in questo caso c’era la posta in gioco era minima, ma un domani le cose potrebbero cambiare. E dissipare anche un solo punto iridato potrebbe costare molto caro a Maranello. Infatti, il Team Principal Ferrari chiosa:

Quando si verifica un incidente, c’è qualcosa che non va. Nessun dubbio in merito a questo. Ma quando sei libero di combattere la questione trainante deve essere: Quanto puoi rischiare? Ovviamente in questo caso il rischio non era necessario.” Poche e caute parole da parte di Mattia Binotto, che, ad oggi, ancora non avrebbe affrontato direttamente la questione con i piloti. Probabilmente nell’intenzione di lasciar sbollire la rabbia per ragionare a mente fredda.

Mattia Binotto, Charles Leclerc e Sebastian Vettel

Purtroppo è un compito difficile quello che spetta a Binotto, il quale già si fa carico di una doppia mansione all’interno del team. Sarebbe dunque necessaria una figura che si dedicasse interamente alla questione piloti, così come accadde, a suo tempo, in McLaren, quando Jo Ramirez gestì la coppia Prost-Senna. Ferrari, guidata da una dirigenza a dir poco latitante, ha un disperato bisogno di personaggi carismatici che possano contribuire a smorzare le tensioni intestine. Vetture non sempre all’altezza della concorrenza, molteplici e reiterati errori di strategia, mancanza di lucidità nei momenti più critici. E, da ultimo, l’accesa rivalità tra i due piloti.

In attesa di sapere se verranno presi provvedimenti disciplinari nei confronti dei due piloti possiamo solo sperare che, dopo aver toccato il punto più basso, la gestione Binotto si riprenda. Facendo la voce grossa, picchiando i pugni sul tavolo, sanzionando. Qualsiasi azione è lecita, purché non si indugi in questo inutile rimpallo di responsabilità tra una dirigenza fin troppo sfuggente e un team principal onnipresente. Ci aspettiamo una prova di forza da parte del gigante buono Mattia. Perché a volte non basta essere un “buon papà” per tenere le redini di una Scuderia. Specie se Rampante e con due purosangue come quella del Cavallino.

Autore: Veronica Vesco@VeronicagVesco

Foto: Ferrari

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Veronica Vesco