Formula 1

La buia notte di Alonso

La buia notte di Alonso


Correva l’anno 2010 e, in una normale mattina di prove libere (le terze per la precisione) del GP di Montecarlo splende il sole. Fino ad allora Fernando Alonso aveva dominato il lungo weekend (a Montecarlo si inizia il giovedì, con pausa al venerdì, come ben sapete): come per dire “ragazzi provateci pure, solo che per domenica non ce n’è per nessuno”. Alonso in quella mattina di “maledette” FP3 stava sistemando gli assetti per la qualifica, quando all’improvviso, un lampo, una folgore che lo “brucerà” fino a fine mondiale: lo spagnolo perde la macchina distruggendola irrimediabilmente.

Qualifiche compromesse e inevitabile partenza dalla pit lane che a Montecarlo significa la fine di ogni sogno di vittoria e di speranza per un podio qualsiasi. Certo, l’asturiano è un fuori classe e non si dà per vinto e tra doti di guida e visione di gara sfruttando tutte le safety car possibili, arriva sesto… un mezzo miracolo. Quel GP rimarrà per sempre come uno dei rimpianti più grossi per la rossa e per Fernando stesso. E, come detto, quella potenziale mancata vittoria, a causa di quell’errore, lo spagnolo l’avrebbe pagata cara.

Fernando Alonso contro le barriere, Montecarlo 2010

Tutti quanti voi (compreso il direttore di FunoAnalisiTecnica, scommetto) vi starete chiedendo cosa diavolo c’entra il GP monegasco con “La Storia siamo noi” del GP di Yas Marina di quello stesso anno. I più scaltri avranno già capito dove il sottoscritto vuole andare a parare. In quello sciagurato ultimo GP dello stesso anno, Fernando Alonso si presenta ai nastri di partenza primo in classifica generale, con otto punti di vantaggio su Webber, quindici su Vettel (entrambi su Red Bull) e ventiquattro su Hamilton con McLaren. Tutti gli scenari sono possibili secondo la matematica, persino l’inglese avrebbe avuto la possibilità di giocarsi il titolo se le combinazioni giuste si fossero incastrate.

Naturalmente, Hamilton era l’ultimo dei pensieri per Ferrari, considerando le esigue probabilità di vittoria da parte dell’inglese. Il vero problema era rappresentato dai “bibitari” che si presentavano con entrambi i piloti in lizza per quel mondiale. La Red Bull era l’astro nascente delle monoposto da prendere come esempio e riferimento tecnico. L’anno prima, “la macchina” di Newey fu l’unica ad impensierire (marginalmente) “l’asso piglia tutto” della premiata ditta Brawn/Button mentre, nel 2010 appunto, ormai era una realtà consolidata con un crescendo continuo di evoluzioni prestazionali GP dopo GP.  A differenza della Ferrari che, purtroppo, palesava la carenza di sviluppi di fine stagione e che solo il talento dell’asturiano aveva tenuto in corsa per il mondiale.

Le vetture “accartocciate” di Michael Schumacher e Vitantonio Liuzzi.

Il GP di Abu Dhabi si svolge al crepuscolo, con le luci artificiali che inondavano la pista e prendono il posto di quella naturale. Sebbene fosse soltanto sera, in quella pista sembrava già notte fonda. E si stava solo consumando la buia notte di Alonso che tutti noi, ancora oggi, ricordiamo. Sebastian partiva dalla pole e Fernando era solo terzo, posizione che perse in partenza a favore di Button (su McLaren). La gara fu stravolta dall’incidente tra Schumacher e Liuzzi e questo fu il chiodo della bara per le speranze dell’asturiano. Infatti si scatenarono una serie di eventi che portarono Vitaly Petrov a ritrovarsi davanti ad Alonso, sia per il consueto gioco dei pit stop e soprattutto a causa di una scelta scellerata da parte del muretto rosso di “fare gara” su Webber, che a sua volta era già stato abbondantemente sacrificato ed usato come esca per favorire la corsa  di Vettel, il suo giovane compagno.

Il resto è storia, come si suol dire. Resteranno scolpite nelle nostre menti, per sempre, le immagini della disperata rincorsa di Alonso nel cercare di superare una Renault che in rettilineo era imprendibile e, ammesso e non concesso che lo spagnolo ci fosse riuscito, non sarebbe comunque bastato. Vettel era primo e a lui serviva necessariamente un quarto posto.

Fernando Alonso, davanti a Mark Webber va all’inseguimento di Vitaly Petrov

Già… sarebbero bastati pochissimi punti per potere cambiare il corso della storia e coronare il sogno iridato di Fernando al suo primo anno in rosso. Se quel maledetto sabato mattina a Montecarlo non si fosse schiantato, sarebbe arrivato a Yas Marina con tutta tranquillità ed ora, probabilmente non staremmo ancora a ricordare l’inossidabile Kimi come ultimo campione del mondo Ferrari.

Purtroppo la storia non si fa con i se e la realtà dice che nell’anno di grazia 2010, Sebastian Vettel vince la gara davanti alle due McLaren di Hamilton e ButtonAlonso è solo settimo, Webber ottavo. Il tedesco della Red Bull diventa così il più giovane campione del mondo piloti nella storia della Formula 1, a 23 anni, 4 mesi e 11 giorni. Inoltre, diviene campione del mondo dopo essere stato in testa alla classifica solo all’ultima gara della stagione, come John Surtees nel 1964 e James Hunt nel 1976.

Chris Dyer al muretto box Ferrari

In Ferrari quella scelta strategica scellerata non passò impunita e Chris Dyer venne allontanato dalla squadra. Alonso inseguì il suo sogno e noi con lui per altri 4 lunghi anni, solo che la scuderia di Maranello non ha mai supportato l’asturiano con un mezzo all’altezza e il binomio VettelRed Bull era impossibile da battere col solo talento. La buia notte di Alonso è uno dei ricordi più tristi che i ferraristi si porteranno nel cuore. Non resta che sperare che Leclerc e soprattutto Vettel, cioè colui che infranse tutti i sogni dei ferraristi proprio in quella surreale serata, riescano a terminare questo mondiale con una vittoria. Sperando che sia di buon auspicio per l’anno prossimo.

Buon ultimo GP a tutti.

Autore: Vito Quaranta

Foto: FerrariF1

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