Ordem, progresso e patatrac
Una gara decisamente poco entusiasmante per quasi l’80% della sua durata. Le emozioni più “forti” le ha sicuramente regalate Leclerc con i suoi sorpassi in fase di rimonta dopo la partenza dalla 14esima piazza. Per il resto, poco o niente da segnalare. Poi, a poco più di 10 giri dal termine, cambia tutto. Succede che a cedere, incredibile ma vero, sia il motore della W10 di Valtteri Bottas. Il finnico parcheggia la sua freccia d’argento alla fine del primo settore e i commissari, non riuscendo a smuoverla, chiamano addirittura la Safety Car in pista.
Ghiotta occasione per inventarsi un finale stile Indy Car. Ora che tanto i giochi, quelli che contano, sono chiusi, si da manica larga alle possibilità di creare spettacolo. Ben serviti tutti gli spettatori e gli addetti ai lavori. Pronti, ripartenza e via: Verstappen infila subito Hamilton (lasciato in pista con gomme medie usate per tentare l’azzardo di resistere a Mad Max e vincere la gara) proprio mentre le due Ferrari cercano di superare Albon, che intanto si è portato a podio. Neanche il tempo di vedere come Lewis sta guadagnando terreno sul trio dietro di lui e permettersi di mantenere la seconda posizione, che avviene il peggio.
Improvvisamente nella nostra memoria si sono risvegliati i ricordi (mai realmente assopiti) di Sìngapore 2017. Due Ferrari che si colpiscono e si buttano fuori a vicenda.
Ordem, progresso e patatrac.
Accade infatti che Charles, evidentemente più in palla di Vettel nelle fasi di ripartenza, si porta davanti al compagno proprio in staccata del rettilineo del traguardo. non resiste, lascia sfilare, ma in uscita dalla S di Senna è più veloce. Nel rettifilo seguente riaffianca il compagno e col DRS aperto è già convinto di essergli avanti (parole sue). I due piloti, praticamente in contemporanea, sembrano agire sul volante in direzioni opposte, anche se dalle riprese frontali è Vettel che certamente compie un cambio di traiettoria più evidente. Il patatrac è appena avvertibile, quasi un leggerissimo strusciare delle due carrozzerie.
Ma il risultato è letale: Leclerc fora la sua anteriore destra e Sebastian la posteriore sinistra. Per il monegasco, addirittura, il ritiro è inevitabile: la carcassa della gomma, uscita dal cerchio, con le vibrazioni che si generano spezza i braccetti che lo tengono ancorato al telaio. Il tedesco, invece, riporta “solo” il pesante danneggiamento del fondo ma decide comunque di ritirarsi un curva dopo. Per quanto mi riguarda il problema di tutto ciò non è l’incidente in se. Inutile dire che sui social i commenti dei piloti del lunedì mattina si sono sprecati.
Normale incidente di gara, per me: nessuna malizia, nessun errore macroscopico di nessuno dei due. Semplicemente, a oltre 300Km/h, è un niente cambiare traiettoria per 1 metro e colpire una vettura che ti è praticamente attaccata.
No, non è questo per me il problema, dicevo.
Il vero problema che condizionerà la Ferrari fino a quando le cose non cambieranno, è che a Maranello non c’è una prima ed una seconda guida. La storia lo insegna chiaramente ma Binotto e company sembrano non averlo capito. Non ci sono praticamente mai stati team che non abbiano designato una prima e una seconda guida nel campionato tranne quando la vettura era talmente forte da non avere praticamente rivali (leggasi Mercedes nel 2016). In Ferrari si continua a voler sembrare i più “politically correct” del Circus ma a conti fatti questa strategia proprio non paga. Cambiare rotta, di corsa, se si vuole veramente tornare a vincere qualcosa di serio in questo sport.
Insomma, questo weekend tutto sommato non ci ha dato particolari spunti di riflessione su cui discutere. L’assenza di Toto Wolff dal paddock, per la prima volta dal 2013. Le voci, alimentate anche dallo stesso manager austriaco, di Mercedes fuori dal Circus a fine 2020 per la mancata sottoscrizione del patto della concordia hanno certamente animato la scena. La cerimonia di inizio weekend in cui molti piloti brasiliani hanno sfilato sul circuito paulista a bordo delle vetture guidate da Ayrton Senna ha senz’altro suscitato emozioni importanti. La PU della W10 di Bottas schiantata dopo quasi un giro a cacciar fuori fumo. Hamilton che, fresco del fregio del sesto titolo piloti, commette la leggerezza di infilare il suo muso nella fiancata della Red Bull di Albon, incredibilmente secondo fino a quel momento, fino a speronarlo a causa del thailandese che chiude la porta come se, un po’ ingenuamente, all’interno non si fosse piazzato nessuno.
Contatto inevitabile e festa rimandata per il povero Alexander. O ancora la gara sprint che il ritiro di Bottas scatena, un fantastico Gasly che si gode un secondo posto che vale una vittoria, un Verstappen tornato in piena forma e che esegue alla perfezione un intero fine settimana capitalizzando il massimo a disposizione (ad onor del vero gli è mancato solo il giro veloce). Hamilton penalizzato sul finale proprio per il contatto con Albon che sale sul podio ma facendo mea culpa al microfono di Barrichello, chiamato a fare l’intervistatore, già sa che quel trofeo non lo stringerà ancora a lungo. Sainz che viene pertanto promosso sul gradino più basso del podio. Le due Alfa che tornano prepotentemente in zona punti.
Insomma, è tutto qui il Gp del Brasile da poco vissuto.
Eppure c’è qualcosa che inizia ad aleggiare funesto sopra di noi appassionati: la fine della stagione. Ammettiamolo: dopo 21 gare, 9 mesi ed appena una pausa di qualche settimana, siamo tutti stanchi. Le pause fanno bene e anche per questa sarà così. Sarà il momento della riflessione, della domanda: perché questa SF90 non è riuscita ad imporsi come avrebbe dovuto? Come dovrà essere la sua erede per riuscire finalmente a prevalere? Come si presenterà lo staff del Cavallino nel nuovo decennio? Binotto confermerà tutti? Sarà lui stesso riconfermato? Come sarà il Vettel del nuovo anno? E Leclerc, che alla sua prima stagione in Ferrari ha già praticamente chiuso con più punti del compagno, che desidero avrà per la nuova stagione? E come si collocheranno tutti gli altri piloti nel fantastico calderone della F1?
Ci mancherà molto la F1, ne sono certo.
Tanto è Melbourne meravigliosa perché segna la ripresa di tutto, tanto è Abu Dhabi bruttissima perché ne segna la fine.
Anche se siamo a dirci che tutto sommato era ora che questa stagione finisse. Una stagione che per i tifosi del Cavallino rampante è stata certamente molto difficile. Ci mancheranno però le emozioni che solo la F1 sa regalare nelle nostre domeniche sportive.
Ma non è ancora tempo di rattristarsi. Godiamoci Abu Dhabi, poi ci ripensiamo…
Autore: Federico Vicalvi
Foto: Ferrari – F1