Formula 1

Symonds rassicura: “Biocarburanti per evitare una F1 totalmente elettrica”

Nel 2014 la Formula Uno ha imboccato una strada a senso unico che non contempla inversioni a U. Con l’introduzione della power unit ibride i dirigenti, di comune accordo con i team, hanno dato un’impronta verde allo sport più tecnologico al mondo. L’intenzione è quella di perseverare su questo sentiero ottimizzando sempre più l’efficienza dei sei cilindri e limitando quanto più possibile le emissioni nocive. La F1 si è data un obiettivo che fino ad un decennio fa sembrava utopico: produrre vetture ad impatto zero. E intende farlo senza svoltare completamente verso l’elettrico.

I motori a combustione interna sono l’essenza stessa del motorsport e Liberty Media non vuole privarsene. Ecco perchè, per abbattere massicciamente le dosi di CO2 prodotte, si punta ad imporre ai team carburanti 100% ecologici. Ormai le tecnologie sono mature per raggiungere questo obiettivo che ha una data limite: il 2030. Tra undici anni il Circus, come anticipato in un precedente articolo (leggi qua), vuole conseguire un risultato ancor più ambizioso: avere una logistica ecosostenibile, offrire mezzi di trasporto puliti per i tifosi che si recano agli autodromi e puntare su paddock che riescano ad essere autosufficienti da un punto di vista energetico. In questo quadro generale, dunque, si incastra la necessità di avere propulsori eco-friendly alimentati da benzine non inquinanti.

Carburanti Shell Formula Uno

Proprio del tema carburanti ha discettato Pat Symonds al portale ufficiale della F1. “Parlare di biocarburanti non è corretto, la dicitura esatta è carburanti sostenibili avanzati“. La precisazione si rende necessaria perchè, spiega l’ex Benetton, “esistono tre generazioni di biocarburanti. La prima era ottenuta da scorte alimentari derivanti da colture dedicate. Questo modo di operare ha generato polemiche perchè non era sostenibile. Quelli di seconda generazione usano rifiuti alimentari come biomasse, rifiuti domestici o anche scarti delle foreste. La terza generazione, che è quella che ci interessa, è basata su elementi sintetici, frutto di processi chimici. Sono benzine intelligenti chiamate anche E-Fuel e sono pronte all’uso. Possono essere introdotte – ha evidenziato Symonds senza modificare i motori“.

Quello dei biocarburanti non è un tema inedito in Formula Uno. Ancora Symonds: “Già adesso usiamo li usiamo, ma nella miscela deve esserci solo 5,75% del totale. Dal 2021 questa soglia aumenterà arrivando al 10% per poi, via via, portarsi al 100% nel 2030“. Ciò che la F1 deve compiere è una rivoluzione culturale prima che tecnica. Concetto che l’ex Williams spiega chiaramente: “La F1 non ha inventato l’ibrido, ma ha mostrato che introducendolo era possibile ancora fare ciò che veniva fatto in precedenza, con modalità diverse. Lo stesso dovrà succedere col biocarburante: faremo capire che un combustibile ecosostenibile può perfettamente sostituire le attuali benzine senza pregiudicare la performance“.

Quella del 2030 è la data finale ma il percorso per arrivare al “carburante eco” deve essere ancora tracciato. E su questo frangente sono in corso discussioni tra le parti per trovare la soluzione più congeniale: “Al momento la strada non è chiara. FIA, motoristi e team ne stanno parlando. Non sarà un percorso facile – ha ammesso l’ingegnere inglese – ma sappiamo che con ingegno, buona volontà e impegno completeremo questo passaggio. Riuscire in quest’impresa vorrebbe dire dare un grandissimo contributo al motorsport e al mondo in generale“.

Symonds tocca un argomento che sta molto a cuore ai tifosi. Nel farlo rassicura gli appassionati più nostalgici che temono che la F1 si trasformi in una sorta di Formula E. Nonostante si parli con sempre più insistenza di motorizzazioni elettriche, il 90% dei veicoli che girano sulla Terra è basato su motori a combustione interna. Ci sono, inoltre, tipologie di mezzi (camion, autobus, mezzi da lavoro) che difficilmente potranno contare su motori del tutto elettrici. Ecco perchè si rende necessario sviluppare una tecnologia che consenta l’utilizzo di motori ibridi che producano emissioni pari allo zero. Questo è lo scopo che Liberty Media si è prefissato di conseguire: “Non possiamo continuare a scavare ed estrarre petrolio dal sottosuolo. I carburanti li dovremo sintetizzare e la Formula Uno può fare da apripista per il mercato automobilistico e commerciale mondiale“.

Il processo è lungo ovviamente e mira ad eliminare sostanze inquinanti come lo zolfo. Altra questione è quella relativa alle performance di queste nuove miscele. Serve tempo per definirne di efficienti. E’ un percorso graduale che Symonds lega alle future generazioni di power unit ibride: “Con i propulsori del futuro avremo la possibilità di sviluppare contestualmente anche le nuove benzine. La sfida è proprio questa. Dobbiamo dimostrare al mondo che esistono valide alternative all’energia elettriche per accumulare la quale servono batterie molto pensanti e che hanno costi ecologici enormi per via dello smaltimento“.

Power unit Mercedes W10

Quella della Formula Uno è dunque una visione strategia di medio-lungo periodo che si prefigge concretamente di abbattere la quota di emissioni mantenendo le attuali propulsioni termiche che hanno raggiunto un livello di efficienza molto elevato. Questa strategia, contestualmente, rassicura gli appassionati di motorsport – che ancora non hanno pienamente digerito l’introduzione delle unità ibride – su un futuro fatto ancora di motori rumorosi e che bruciano combustibile per sviluppare potenza. Perchè la F1, per essendo la massima espressione tecnologica dello sport motoristico, non può prescindere da uno dei suoi principali archetipi: il motore a combustione interna.

Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto:
– Alessandro Arcari – @berrageizf1
– F1

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Diego Catalano