Formula 1

Verstappen accusa, Binotto replica: è guerra tra Red Bull e Ferrari

Il Gran Premio degli Stati Uniti, archiviatosi nemmeno 24, ore fa non verrà ricordato con particolare sollazzo dall’ambiente rosso. Un motore KO per la Ferrari di Charles Leclerc nelle terze libere e la conseguente sostituzione con una power unit datata per non incorrere in penalità; una gara da dimenticare per Sebastian Vettel che vede la sospensione posteriore destra implodere dopo giri di abnorme ed inimmaginabile sofferenza. Maranello esce dagli States con un magrissimo quarto posto e senza mai la concreta possibilità di lottare per un posto sul podio.

Ma c’è un altro episodio controverso che ha caratterizzato la trasferta nordamericana della Ferrari, un fatto inizialmente marginale che, nelle ultime ore, si è trasformato nel leitmotiv del post gara, nonostante si sia assegnato un mondiale piloti. La FIA, tramite Nicholas Tombazis, nelle ore che hanno preceduto l’attività in pista, aveva diramato una direttiva tecnica che mirava a chiarire più specificamente quali fossero i limiti entro i quai i flussometri delle power unit potessero operare. “Tutte le auto – si legge nella nota della federazione – devono essere dotate di un flussometro fornito dalla FIA che abbia caratteristiche specifiche. Il sensore va usato solo nei modi specificati dalla FIA. Tutto il carburante che alimenta la power unit deve passare attraverso questo sensore. Qualsiasi dispositivo e qualsiasi procedura atta ad aumentare il flusso o che possa immagazzinare carburante dopo il punti di misurazione è da ritenersi vietata”.

Sarà una coincidenza, sarà il destino beffardo, ma è accaduto che proprio dopo questo chiarimento arrivato in seguito alle pressione insistenti della Red Bull, la SF90 abbia smarrito, presumibilmente temporaneamente e per altre ragioni, la sua virtù principale: la gran velocità rispetto alle concorrenti alle speed trap disseminate per la pista. Facile fare congetture, facile pensar male in un covo di serpi quale è il paddock della Formula Uno. E, infatti, le bordate non si sono fatte attendere.

Il rapporto tra Ferrari e Red Bull s’è ridotto ai minimi termini a seguito delle parole rilasciate da Max Verstappen alla fine di un GP che l’ha visto terzo al traguardo. L’olandese, senza mostrare un minimo sindacale di diplomazia, dopo aver osservato le deludenti performance degli alfieri rossi, ha tuonato: “Questo è ciò che accade quando smetti di barare. I commissari hanno esaminato con attenzione certi aspetti, ma noi dobbiamo comunque continuare a monitorare la situazione“. Un pugno nella bocca dello stomaco alla Ferrari; parole acide che difficilmente risultano comprensibili in assenza di prove schiaccianti. Che Verstappen o chi per esso farebbe bene a render pubbliche.

Max Verstappen

Ciò che “Mad Max” riferisce altro non è che la punta di un icerbeg lessicale che l’ambiente Red Bull ha messo su in questa stagione. Prima gli sfoghi contro Pirelli e Mercedes rei, secondo Marko, di fare tra loro comunella; poi le reiterate accuse dello stesso manager austriaco alle quali si sono unite le osservazioni di Chris Horner che soffia su un incendio già molto ampio. Naturalmente da Maranello sono arrivate reazioni piccate ed infastidite. Il primo commento è giunto da un Charles Leclerc visibilmente infastidito: “Ad essere onesto devo pensare che si tratti di uno scherzo. Verstappen non è nella nostra squadra, non può sapere cosa noi stiamo esattamente facendo. Non capisco perchè parli. Perchè di noi non sa un bel niente!”.

Meno verbalmente veemente, ma ugualmente incisiva, è la reazione di Mattia Binotto: “Ho letto molte considerazioni nel week end e al termine della gara e trovo alcune affermazioni veramente molto deludenti. Certe parole sono sbagliate e fanno male a questo sport. E’ un bene che la FIA abbia prodotto un chiarimento in merito all’uso dei flussometri, ma noi non l’abbiamo nemmeno letto nella sua interezza. La nota non ha avuto alcun impatto sulla nostra gara. Quando, in passato, altri team hanno avuto un vantaggio tecnico non abbiamo puntato il dito contro di loro. Abbiamo un vantaggio sulla power unit? Se è successo è perchè abbiamo lavorato sodo. Ecco perchè certe parole non sarebbero dovute essere pronunciate“. Il team principal di origini svizzere, in un secondo momento, avrebbe anche fatto intendere che potrebbe adire alle vie legali contro Verstappen e il suo team. Cosa che confermerebbe l’escalation della tensione tra le parti.

power unit, Ferrari SF90

Un rimpallo verbale, quello andato in scena nel retrobox del Circuit of the Americas, che potrebbe quindi non essersi chiuso con le risposte puntualizzanti di Maranello, considerato che le affermazioni di Max risultano essere molto pesanti. E’ vero che la guerra tra team spesso si conduce anche in luoghi esterni alla pista, ma stavolta il limite è stato oltrepassato. L’olandese è un protagonista del Circus e, in quanto tale, ha delle responsabilità maggiori. Non si può usare una testata per rilasciare parole degne di un circolo ricreativo post lavoro. Max è un pilota maledettamente veloce, ma sovente la sua lingua supera in rapidità le performance che ottiene in pista. Questo teatrino senza prove a supporto non edifica uno sport troppo spesso afflitto da polemiche che si svuotano una volta che gli organi preposti stabiliscono la conformità di un dato dispositivo. Se in Red Bull sanno qualcosa che gli addetti ai lavori e noi comuni mortali non conosciamo che ci rendano edotti. Una volta per tutte.

Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: Ferrari, Red Bull

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Diego Catalano