Formula 1

Vettel e Ferrari: 100 giorni di te e di me

Vettel e Ferrari: 100 giorni di te e di me


Vettel arriva a quota 100. Cento domeniche in rosso, cento Gran Premi con il Cavallino addosso. Cucito sulla tuta, scolpito nel cuore. A partire da quel grigio 29 novembre 2014, quando varcò per la prima volta le porte di Maranello carico di sogni e di aspettative. Promesse di riscossa e scommesse audaci per una Ferrari che decide di puntare su un volto nuovo. Girando una pagina già troppo logora, ingiallita dai rimpianti. Iniziando un capitolo che vorrebbe essere quello della svolta.

Sebastian Vettel approda alla Ferrari da capitano di lungo corso. Non ha ancora 26 anni, ma ha già solcato tanti mari. Ha portato la prima nave nel porto sicuro di un arrivo a punti. Un viso ancora semisconosciuto, nascosto dalla folta capigliatura bionda, assegnato a sorpresa al volante di una Sauber BMW. Ha guidato la sua seconda imbarcazione sfidando la tempesta sotto al diluvio di Monza. Ha preso il timone della sua Toro Rosso portandola al traguardo per prima, mentre i più blasonati transatlantici affondavano nelle retrovie di una gara insidiosa.

casco con dedica al primo giorno nella Scuderia Ferrari

Poi, il giovane nostromo Vettel, si è affermato definitivamente imbarcandosi sulla Red Bull. Un anno da vicecampione seguito da un poker esplosivo. Quattro titoli dal sapore di razzia, vinti contro una Rossa troppo debole per combattere ad armi pari, troppo fiera per rinunciare alla battaglia. Infine l’incontro con la nave dei sogni, con quel vessillo del Cavallino che l’aveva fatto innamorare da bambino. Mentre il suo eroe trionfava a bordo della Ferrari.

Eccoci dunque al principio della storia. Vettel arriva a Maranello forte dei suoi titoli. La Ferrari lo accoglie debole, sfiancata da anni di lotte e di cause perse. Una squadra da ricostruire, un morale da rialzare. E Sebastian lo fa quasi da subito, conquistando la sua prima vittoria in rosso in Malesia, al secondo Gran Premio della stagione. Una rinascita personale e collettiva, un risultato che crea coesione, che genera identificazione. Una fiducia reciproca quella che si instaura tra il tedesco e il Cavallino. L’inizio di quello che sembrava un idillio.

Sebastian Vettel festeggia in Malesia la sua prima vittoria in Ferrari

L’illusione dura poco. Il tempo di realizzare che sarà un altro anno d’argento. Però la Ferrari e Vettel iniziano a ingranare, con tre vittorie. Il commovente successo dell’Ungheria, dedicato alla memoria di Jules Bianchi. Il travolgente trionfo di Singapore, con una pole canterina e un affermazione cristallina. Sebastian è ormai a tutti gli effetti un uomo Ferrari, un uomo squadra, il pilota attorno al quale costruire il team del domani.

Il domani purtroppo non è così roseo. Infatti il 2016 sarà un altro anno grigio. Reso spumeggiante dalla lotta in famiglia, con il duo Mercedes intento a contendersi il titolo e la Ferrari relegata a comparsa sul podio. Nessuna vittoria, soltanto l’attesa. Di combattere, finalmente alla pari, contro chi stravince. Vettel aspetta con fiducia, convinto che di lì a poco arriverà la sua occasione.

Sebastian Vettel festeggia la vittoria nel Gran Premio d’Australia 2017

Il 2017 è l’anno dell’illusione. Un’agile Ferrari mette in riga la Mercedes già al debutto, conquistando Melbourne. Si ripete a Sakhir, s’impone a Montecarlo. Il confronto finalmente è servito. Così Vettel può sfidare Hamilton, accarezzando il sogno di diventare campione con la Rossa. La lotta si accende, tra alterne fortune e i primi immancabili screzi. Come il famigerato episodio di Baku, in cui Sebastian perde la testa colpendo deliberatamente Hamilton con una ruotata, in regime di safety car.

Un temperamento sanguigno quello di Vettel. Il tedesco s’arrabbia, sbraita, s’indigna. Generoso e impetuoso, leale e sincero. Gesticola, sorride, si rabbuia. Si fa riconoscere come un uomo vero. Pochi fronzoli e tanta genuinità per Sebastian, che inizia a conquistare i ferraristi grazie al suo carattere originale. Vettel piace perché è umano, non sempre perfetto, qualche volta incline al difetto. Autentico e ironico. Un po’ meno teutonico.

Sebastian Vettel festeggia la vittoria di un “tiratissimo” Gran Premio dell’Ungheria

A Budapest, Vettel mette in scena una delle sue gare più belle. Va a vincere nonostante un problema allo sterzo, grazie anche alla complicità di Raikkonen che accetta di non sopravanzarlo. Un Gran Premio complicato, conquistato appena prima della pausa estiva. Un successo che avvicina sempre di più alla meta. Un passo alla volta, direzione titolo. In quella fine di luglio ci si può ancora credere.

La doccia fredda arriva a settembre, con una Monza troppo avara, con una Singapore da incubo. Buio totale dopo la collisione al via tra le due Rosse. Detriti che fanno a brandelli i sogni, che lacerano le speranze. Baldanze dissipate sotto a stelle cadenti che non annunciano desideri, che favoriscono gli avversari. Sentenze dal sapore di nefasti presagi, poi confermati con i problemi di Malesia e Giappone. Addio al mondiale per Seb e per la Ferrari, costretti a ritentare, a rinnovare la reciproca fiducia dopo aver accarezzato l’idea dell’impresa.

la collisione tra le due Ferrari durante la partenza del Gran Premio di Singapore 2017

Il 2018 è l’anno delusione. Convinti che fosse quello giusto, con il buongiorno che ancora una volta si annuncia nel mattino d’Australia. E si conferma nel torrido meriggio del Baharain. Un vecchio copione che permette di recitare nuove favole, adattandole, di volta in volta, a un nuovo entusiasmante racconto. Che si avvicenda, di domenica in domenica, facendosi più avvincente. Fino a culminare nella celeberrima “vittoria a casa loro” in cui Vettel diventa, per investitura di Arrivabene, il “leone” d’Inghilterra. In cui Sebastian espugna Silverstone mentre Hamilton mugugna e recrimina.

Poi, a “casa sua”, Vettel s’incrimina, si mette in scacco, rimedia uno smacco. Hockenheim crudele luna di fiele, sotto una pioggia che non battezza un peccato ben poco originale. Germania che mette a muro, che picchia duro. Un brusco risveglio dopo una notte che non porta consiglio. L’estate si scioglie nel sole ungherese, nelle attese di una pausa quanto mai necessaria. Dopo il botto, dopo il lutto. Alla ricerca di un’identità perduta.

Sebastian Vettel contro le barriere durante il Gran Premio della Germania 2018

Si ricomincia a Spa, con un capolavoro di Sebastian. Pronto a buttarsi alle spalle il requiem estivo per ricominciare a cantare. Purtroppo per lui la vittoria del Belgio sarà il suo canto del cigno. Dovrà salutare un altro mondiale, fronteggiare un nuovo compagno rivale. Ma soprattutto convivere con le critiche feroci, dopo un 2018 concluso sottotono e talvolta sopra le righe. Errori e sviste figlie di una confusione totale, nella mente e in seno alla squadra. Testacoda e titoli di coda su un altro anno senza lieto fine.

Un anno lunghissimo, che si protrae in un 2019 iniziato con il piede sbagliato. Con una vettura che calza tutt’altro che a pennello, con il destino beffardo sempre pronto a scombinare carte e cartello. Una pole strappata con forza e artigliata con unghie e denti a Montréal. Una vittoria sul campo stravolta e sconvolta da un regolamento per nulla indulgente, che solo dopo i fatti del Canada si è fatto più clemente. Sebastian in rivolta, come i tifosi. Vettel uno di noi, pronto a metterci la faccia, incurante di una possibile figuraccia, di una sanzione, dell’ennesima limitazione.

Sebastian Vettel sposta il cartello del vincitore dalla W10 di Lewis Hamilton

Critiche infinite a un pilota che la crudeltà mediatica vorrebbe finito. Tutti pronti a puntare il dito in mancanza dell’indice di Seb che si alza in segno di vittoria. Tutti facili profeti, pronti a compiacere il nuovo. A rottamare chi ci ha messo la grinta per anni e il cuore da sempre. Vera manna per chi sopravvive cavalcando l’onda della condanna. Ma Vettel è altro e ancora di più. Lo grida a Singapore dimostrando al mondo che è figlio delle stelle. Che può tornare a vincere, a brillare, ma soprattutto a emozionare. Con lacrime vere, con parole sincere.

Charles Leclerc, Iñaki Rueda e Sebastian Vettel festeggiano sul podio di Singapore 2019

Sebastian da Singapore rinasce, non teme confronto, allontana l’affronto. Stimato, da chi comprende. Comunque biasimato, da chi è più attento a ciò che vende. Oggi si loda, oggi si offende, nel gioco delle parti che contempla l’utile, che soddisfa il bisogno. Che annichilisce il sogno. Ma Vettel è pronto per la cifra tonda, con il battito a mille mentre si accosta al Gran Premio numero cento. Ha lo stesso sorriso che mostrava da bambino, sognando la macchina rossa che lo ha fatto innamorare. E vuole vincere ancora. Per celebrare una ricorrenza, per onorare la sua squadra. Perché Vettel è #EssereFerrari.

Autore: Veronica Vesco

Condividi
Pubblicato da
Veronica Vesco