Formula 1

Vettel – Leclerc: la storia insegna che la coppia scoppia

Dopo 48 ore dal Gran Premio del Brasile non accennano a placarsi le polemiche sul botto fratricida che ha coinvolto le due Ferrari. Come spesso accade è in corso una sorta di guerra di bande che ha il fine di trovare a tutti i costi un reo: chi accusa Vettel che ha tenuto una traiettoria non lineare (e le immagini lo confermano senza ombra di dubbio); chi chiama a processo Leclerc che avrebbe virato verso destra trovando il “contatto mortifero” (ipotesi smentita dal camera car del monegasco). Chi, ancora, addossa le responsabilità ad un muretto a cui è sfuggita di mano una rivalità che aveva già dato ampi segnali di poter esplodere da un momento all’altro.

Che la situazione nella Scuderia non sia rosea è un dato di fatto, inutile nascondersi dietro al proverbiale dito: Vettel e Lecler stanno facendo a spallate per imporre il predominio dell’uno sull’altro. Il tedesco è conscio che la sua carriera volge al termine e, dopo un lustro in Ferrari, ha la necessità di chiudere la sua epopea con qualcosa di più di un piazzamento; l’ex Sauber è in rampa di lancio e vuole spodestare il vecchio re in un più che naturale ricambio generazionale. Tra queste due spinte dicotomiche c’è Mattia Binotto che dovrebbe mediare e tenere la temperatura del reattore nucleare sotto i livelli di guardia. Cosa nella quale, al di là delle pubbliche reprimende, non è riuscito.

Il momento chiave del GP del Brasile 2019: Vettel e Leclerc entrano in contatto causando un doppio, clamoroso, ritiro

Il 2019 è stato un’escalation di tensioni apparentemente blande, ceneri sotto le quali covava una brace bollente che due giorni fa ha ripreso vigore. A inizio anno il team principal di Losanna aveva stabilito con chiarezza i ruoli: Vettel a lottare per il titolo, Leclerc a fargli da spalla in un anno che doveva essere d’apprendistato. Ma l’ego non è qualcosa che controlli così facilmente e quando Charles s’è avveduto – complice una SF90 poco consona allo stile di guida di Seb – di averne di più ha iniziato a scalciare non accettando il ruolo di seconda guida che era stato solo verbalmente formalizzato prima dei test invernali. Dal Gp d’Australia, quando Leclerc fu frenato via radio col fine di non insidiare il quarto posto del compagno di squadra, si sono succeduti diversi episodi di gestione non felice della coppia, episodi nei quali sono stati proprio i piloti a scatenare il nervosismo. Che si è fatto insopportabile.

A Monza il momento chiave. Nelle qualifiche, Leclerc, con una manovra da vecchia volpe, non ha concesso la scia a Vettel. Binotto lo rimbrotterà pubblicamente pensando che il caso fosse chiuso. Nulla di tutto ciò perchè a Singapore e in Russia la tensione sale ancora ed evidentemente i chiarimenti che ne sono seguiti sono stati di facciata. La ruotata dalle nefaste conseguenze di Interlagos altro non è che la naturale esplosione di un’agitazione che s’era fatta troppo grande per essere gestita. Se sull’episodio vi sono pochi dubbi circa la colpevolezza, diverso è il discorso sulla gestione globale: un team come la Ferrari non può permettersi che i suoi rappresentanti in pista duellino come galletti. Anche se si stanno sfidando per un terzo posto che, ormai, pare essere sfumato in favore di Verstappen che passa, guarda sorridente, e saluta la ciurma senza nemmeno aver bisogno di ringraziare.

Ma cosa resterà di questa tenzone che di cavalleresco ha ben poco? Quali saranno gli strascichi sul 2020? La coppia si rinsalderà o scoppierà? Se interroghiamo la storia vediamo che i segnali in direzione di una piena pacificazione sono molto flebili. Senza ritornare all’età della pietra della Formula Uno, sono quattro i casi che dicono che il banco potrebbe effettivamente saltare. Il primo è quello iconico, è la rivalità che tutti ricordano e tutti citano per descrivere la tempesta perfetta: il dualismo Senna – Prost. Era l’anno 1988 e tutti sappiamo quale fu l’epilogo. Il botto del Giappone regalò il titolo a Prost con un annesso biglietto di via in direzione Maranello. L’anno dopo il bis che sapeva di vendetta. Una coppia che dovette scoppiare per dividersi definitivamente e consentire ad ognuno dei due piloti di completare le rispettive carriere chiuse entrando nell’Olimpo del Motorsport.

Avvicinandoci ai tempi nostri c’è un’altra coppia che è esplosa in maniera fragorosa: Lewis Hamilton e Fernando Alonso. E stavolta il parallelo è parecchio calzante perchè la crisi arriva al primo anno di coabitazione. Non solo, la parabola è la medesima: il giovane “predestinato” (mi si perdoni per l’uso di un termine sdoganato con troppa superficialità) che mette in discussione il campione sulla cresta dell’onda. La rivalità di quel 2007 fu dannosissima: i due persero il titolo con una McLaren superiore alla Ferrari di Raikkonen che, come un attaccante d’area, andò in gol prendendosi il titolo. Dopo nemmeno 365 giorni di convivenza i due si separarono e Alonso dovette, troppo prematuramente, fermare la sua corsa verso la storia. Un pilota che probabilmente avrebbe meritato più dei due titoli ottenuti.

Lo stesso Vettel è stato protagonista di un altro legame dissoltosi dopo anni di conflitto crescente. Ad un certo punto la Red Bull fu costretta a preservare se stessa scegliendo di non continuare il rapporto con Mark Webber e puntare su Daniel Ricciardo. Che poi avrebbe messo in seria difficoltà il tedesco inducendolo a percorrere la Via Emilia che lo ha portato a Maranello. L’ultimo caso è quello più recente e ha coinvolto Hamilton e Rosberg. Anche in questo circostanza è inutile scendere nel dettaglio, ciò che conta è l’epilogo che ha visto il tedesco appendere il casco al chiodo da esausto campione del mondo.

Mattia Binotto, team principal della Scuderia Ferrari

I precedenti, dunque, non incoraggiano. Per il 2020 Vettel e Leclerc paiono confermatissimi anche se il colpo di scena – faccio congetture – è sempre dietro l’angolo. Diversa è la situazione che si verificherà nel 2021, quando il contratto del quattro volte campione del mondo sarà scaduto. Con una tensione così palpabile pare inverosimile che Binotto possa puntare ancora su Sebastian che, tra l’altro, avrà un’età sportiva veneranda. Leclerc è il futuro della Ferrari. E lo è per ragioni anagrafiche, tecniche ed economiche visto che percepisce un ingaggio risibile rispetto a quello del tedesco. Stando così le cose il rinnovo contrattuale di Vettel pare una chimera. A meno che i rapporti non si distendano in maniera definitiva. Ma ciò potrà avvenire solo se uno dei due accetta, alla bisogna, di lavorare per l’altro. Cosa che quest’anno non è accaduta. Vedremo se Binotto sarà in grado di districare questo terribile nodo gordiano.

Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: F1, Ferrari

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Diego Catalano