Formula 1

Caso benzina Ferrari: prende quota l’ipotesi dell’errore da parte della FIA

Ne stiamo dibattendo da ormai una settimana e una soluzione al rebus è lungi dall’esser stata trovata. Quello della misurazione del carburante della Ferrari di Charles Leclerc prima del Gran Premio di Abu Dhabi più che un caso è un vero e proprio mistero (leggi qui). E tale potrebbe restare perché ogni giorno che passa si aggiunge un nuovo elemento che invece di contribuire a far chiarezza fa scendere una cortina fumogena ancora più densa e opaca. E quando le cose sono poco leggibili, si sa, è facile fare congetture ed alimentare un clima di sospetti incrociati, una sorta di “bellum ominum contra omnes” di hobbesiana memoria. Il risultato di questa guerra di tutti contro tutti è che ognuno, dai team agli organi stampa passando per tifosi e appassionati, si sente in dovere di farsi un’idea peculiare – e ritenuta valida – sulla vicenda.

Il “fattaccio” della misurazione errata (così potrebbe essere, basta un po’ di pazienza e ci arrivo) accade quando l’aria era già satura dell’odore dello zolfo della polemica. Senza scendere troppo nel dettaglio – ne abbiamo parlato ampiamente da queste colonne – le tre direttive tecniche promulgate dalla FIA avevano un chiaro intendo: fugare ogni dubbio sulla presunta irregolarità di alcuni motori finiti sotto la lente d’ingrandimento. Seguitemi: se l’organo deputato a sanzionare in caso di illiceità chiarisce il funzionamento di un dato elemento e, di conseguenza, non viene trovata alcuna macchina fuori regola, la polemica non dovrebbe avere ragione di esistere. Invece si è verificato l’opposto. Più la FIA specificava il corretto utilizzo dell’alimentazione delle power unit, più le accuse incrociate crescevano. L’episodio di Yas Marina, dunque, ha funto da detonatore in una polveriera. Chi aveva delle teorie ha voluto vedere delle conferme ad esse. Col risultato che si sta letteralmente relativizzando ogni cosa con la susseguente impossibilità di fare chiarezza su fatti apparentemente marginali che, di contro, sono diventati questioni vitali.

Helmut Marko, consigliere Red Bull Racing

Alle interpretazioni di Motorposport Magazine e di AMuS, delle quali si è parlato nei giorni scorsi, si è aggiunto il commento recente di Helmut Marko che, nel suo solito stile non filtrato e forse un po’ troppo rude, ha rincarato la dose attaccando Maranello: “Non riesco a capire come la Ferrari non sia stata squalificata. I regolamenti sono chiari, la multa comminata mi sembra uno scherzo“. Così ha tuonato il dirigente della Red Bull al quale, evidentemente, è andata sui denti la mancata penalità della Rossa n°16 di Charles Leclerc. “Il motore della Ferrari è stato messo in discussione su diversi punti che sono al di là di ogni area grigia. Nulla è stato fatto da Maranello per correggere questa cosa. Se sospettassimo altre irregolarità inoltreremmo protesta ufficiale alla FIA“. Insomma minacce in pieno stile che arrivano a motori fermi e che sicuramente hanno l’intento di mettere in guardia la Ferrari e la FIA in vista di un 2020 che si preannuncia quanto mai combattuto considerati i valori in campo visti nella seconda metà di campionato.

Ma se tutto questo bailamme di insinuazioni, minacce, accuse e scortesie assortite che si è acuito dopo Yas Marina non avesse ragione di esistere? Se la Ferrari fosse pienamente in regola e l’errore l’avesse fatto lo staff di Jo Bauer nel controllare il peso del carburante della SF90 del monegasco? Questa ipotesi resta viva e secondo qualcuno prende piede, anche se la riprova non potrà mai esserci. Tutto nasce da un documento scaturito dall’ultimo Consiglio Mondiale della FIA. Tra le tante cose che si leggono, c’è una riga molto indicativa che, pur essendo passata quasi sotto silenzio, è invece eloquente. Pare che i commissari, dalla stagione ventura, debbano rivedere tutta la procedura di prelevamento e peso del carburante che precede la gara. Una mezza ammissione che il sistema sinora usato non è perfetto. Naturalmente questa parte di documento non scagiona la Ferrari da eventuali responsabilità, ma può contribuire a far capire che qualcosa non è andato sei giorni fa.

Pare che la benzina della Ferrari di Leclerc sia stata prelevata e poi reintrodotta nel serbatoio senza che i meccanici avessero il tempo per una verificare suppletiva da confrontare con la rilevazione fatta dal commissario. E si ritorna ad un argomento già toccato: la procedura si è avviata pochi minuti prima che la monoposto iniziasse i giri di schieramento. Operazioni tardive secondo Maranello che avrebbero contribuito a confondere le acque; manovre che non potevano essere ripetute altrimenti la vettura non avrebbe avuto il tempo per stabilirsi sulla piazzaola n°3 della griglia di partenza. E forse da questo deriva la multa in danaro e non la squalifica da parte della direzione gara (mia personale congettura, s’intenda).

Charles Leclerc sende in pista durante le qualifiche del Gran Premio di Abu Dhabi 2019

Come dimostrato, facendo un elementare ragionamento logico deduttivo, questa vicenda potrebbe avere dei connotati ben diversi da quelli che ha assunto nelle ultime giornate. Come sempre è la nebulosità mediatica degli organi preposti al controllo che alimenta questo contesto di incertezza e di veleni incrociati. Il mondiale 2019 si è dunque chiuso in maniera inutilmente polemica. Un clima che, lo si è abbondantemente capito, ci trascineremo per tutto l’inverno e che caratterizzerà anche l’inizio della stagione ventura. Probabilmente tutto questo poteva essere evitato o, quanto meno, meglio gestito.

Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto:
– Alessandro Arcari – @berrageizf1
– Ferrari, Red Bull

Vedi commenti

  • Vorrei ricordare al Signor Marko le 2 squalifiche della sua RB per non conformità del flussometro... magari loro sono più esperti e parlano per questo motivo...

  • Già, i bibitari dovrebbero solo chiudere la bocca,ne hanno fatto di tutti i colori!
    Pero' la F1 prevede da sempre anche queste "battaglie"...❤⚙????‍☠️????

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Pubblicato da
Diego Catalano