Mercedes: Allison svela i retroscena dei test invernali
Tutti si ricorderanno ancora le sensazioni di inizio stagione 2019. La otto giorni di test invernali sul circuito del Montmelò a Barcellona (iniziati il 18 febbraio e terminati il 1 marzo) fu caratterizzata da una Ferrari davvero in splendida forma (o almeno così si pensava fosse) con una Mercedes più indietro apparentemente in difficoltà. Finalmente, oramai a stagione conclusa, ma meglio tardi che mai, possiamo conoscere ciò che è ‘veramente’ accaduto in quegli otto giorni all’interno del team che poi conquisterà nuovamente titolo piloti e costruttori a fine stagione.
Il racconto di James Allison (direttore tecnico delle frecce d’argento) intervistato da Auto Motor und Sport, inizia dal principio: “Non abbiamo assolutamente bluffato. Nella prima settimana è stata utilizzata l’auto della presentazione, che avevamo già deliberato nell’ottobre 2018. Questo era il piano iniziale: avere un’auto affidabile che ci permettesse di macinare chilometri”. Obiettivo direi sempre portato a termine in tutte le giornate. Potendo contare sull’alternanza dei piloti tra mattina e pomeriggio, il team è sempre riuscito ad oltrepassare ampiamente i 100 giri percorsi. Questo metodo di lavoro rende particolarmente bene, ma purtroppo tra le squadre di vertice, almeno negli ultimi due anni, la Mercedes è stata l’unica ad avere entrambi i piloti in pista in tutte le giornate di test. Sono scelte… Qualcuno penserà anche che la metodologia Red Bull e Ferrari sia migliore, ci sta… Ma andiamo avanti.
“Il completamento anticipato di questa prima auto ha dato al team in fabbrica il tempo per terminare la monoposto di Melbourne” ha proseguito Allison. “Volevamo implementare gli ultimi sviluppi aerodinamici e per questo abbiamo finito tardi. Di conseguenza nella prima settimana abbiamo portato in pista una macchina che sapevamo non sarebbe stata competitiva.” Se questo non si chiama bluffare… Se trovate un altro termine per definirlo fatemelo sapere (sempre parlando di bluff, qui trovate i pensieri di Wolff riguardo la prossima stagione). “Secondo i nostri calcoli era 0″8 più lenta di quella che poi si è vista a Melbourne. Ciò che ha creato confusione, sia in noi che nei nostri avversari, è stato che, per una serie di ragioni, non siamo riusciti a tirar fuori velocemente il potenziale da questa macchina. Solo l’ultimo giorno abbiamo registrato i tempi sul giro che ci aspettavamo. Molti credevano che avessimo scaricato la vettura di benzina, ma ovviamente non è stato così.” A questo punto in Mercedes avevano capito di avere un bel jolly a disposizione: l’effetto sorpresa!
L’unico problema di gioventù, se effettivamente c’è stato, a sentire il direttore tecnico ha riguardato la messa a punto iniziale: “Semplicemente ci è voluto tanto tempo per sistemare correttamente la macchina. Non nascondo che eravamo preoccupati. Siamo partiti per Melbourne con la sensazione di essere indietro. Non mezzo secondo, ma a uno o due decimi. Fortunatamente Melbourne poi ci ha mostrato che il nostro concetto di ala anteriore era ragionevole, e sapevamo dai dati della galleria del vento che ci avrebbe dato un buon margine nelle successive fasi di sviluppo”.
La doppietta in Australia ha dato la prima ‘mazzata’ agli avversari, poi il problema d’affidabilità avuto dalla Ferrari in Bahrain ha permesso loro di ottenere una striscia di 5 doppiette consecutive e otto vittorie nei primi otto appuntamenti. Risultati che hanno spianato la strada al team verso il sesto titolo costruttori consecutivo (non mi fraintendete, non credo che se Leclerc avesse vinto a Sakhir avremmo visto un altro mondiale, però magari dal punto di vista mentale e motivazionale sarebbe stato un inizio di stagione differente). Il resto della storia la sapete e non voglio di certo ripercorrerla di nuovo. Mi auguro solo che Red Bull e Ferrari abbiano compreso la lezione. Come dico sempre, le dichiarazioni sono solo parole, e i test sono solo test.
Citando Arrivabene: ”Testa bassa e lavorare”.
Autore: Marco Sassara – @marcofunoat