Alonso: l’avventura alla Dakar e la voglia di F1
Alonso ci prende gusto. La sua Dakar è un’esperienza grandiosa tutta da raccontare, una sequenza grintosa di attimi da ricordare. Difficoltà, imprevisti, inconvenienti. Soddisfazioni, piazzamenti, risultati sorprendenti. Un battesimo rovente in una specialità che non perdona, che sa essere crudele, sostituendo le ombre del sole con quelle della morte. Accade ancora, in un tempo sospeso, in un altrove quasi immaginario. Eppure, la vecchia signora con la sua falce si trova proprio nascosta tra la polvere di qualche duna, pronta a riscuotere il suo pesante credito, incurante della folle gioia di chi insegue il rischio, di quell’adrenalina pura che non conosce paura. Paulo Goncalves se ne va nel corso della settima tappa, senza che la sabbia riesca a occultare il suo corpo, dinnanzi agli occhi esperti di chi riconosce il vento freddo di un addio troppo precoce, di una moto abbandonata come una marionetta ormai priva di fili.
Quella domenica l’oro del deserto diviene buio e nero come il lutto. Classifica e posizioni paiono una sequenza inutile di nomi e di numeri disposti dal caso, senza importanza appunto, al cospetto del mistero infinito. Ancora una top ten per Fernando, giunto sesto, inconsapevolmente protetto dalla sua Toyota e dal silenzio di Marc Coma, che già presagiva l’infausto epilogo. Il giorno più lungo, con i suoi quasi 750 km, pare quasi la processione che prelude all’ultimo mesto saluto.
L’ottava tappa inizia annunciata da un’atmosfera inverosimile e ovattata. Quiete e riflessione nell’alba saudita. Fernando Alonso imperscrutabile e concentrato, forse anche per allontanare la mente dal tragico avvenimento, fa la sua miglior prestazione, agguantando il podio. Quello che appariva come un auspicabile miraggio diviene realtà grazie alla tenacia dell’asturiano, che riesce a conquistare la seconda posizione in un percorso ostico, costituito interamente da sabbia e dune. Pochi riferimenti, neppure le tracce delle moto, che fungevano da ‘apripista’, poiché l’intera categoria si è fermata in segno di lutto.
La giornata seguente Alonso si ritrova nella ‘fossa dei leoni’. Partito secondo tra i giganti, piloti molto più esperti e preparati, si deve accontentare di una più modesta decima posizione. Se la tappa nove non ha regalato particolari emozioni, la decima prova sarà ancora più deludente. Fernando si ritroverà autore di uno spettacolare incidente, fortunatamente senza conseguenze per entrambi i piloti. Un cappottamento multiplo, innescato dall’interpretazione errata di una duna, ha danneggiato in modo serio la Toyota Hilux di Alonso e Coma, i quali hanno perso oltre un’ora a causa delle riparazioni.
L‘undicesima tappa è la storia di un grande riscatto e rappresenta forse il capolavoro di Alonso alla Dakar. Partito in 113 posizione a causa del forte ritardo accumulato a causa dell’incidente, riesce a risalire fino all’ottava , grazie a un numero incredibile di sorpassi. Un entusiasta Fernando commenta: “Sono contento perché oggi siamo stati nuovamente competitivi. Abbiamo corso in modalità Le Mans, abbiamo fatto circa 60 sorpassi. Si è trattato di superare non-stop, ma alla fine sulle dune abbiamo trovato una visibilità migliore perché non c’era polvere. Una bella esperienza: è stato un po’ selvaggio fare tutti quei sorpassi.”
La ricchezza di Alonso consiste proprio in questo, lavorare strenuamente per migliorarsi, giorno dopo giorno, riuscendo a raggiungere risultati impensabili in differenti discipline. Fernando chiude in bellezza la sua esperienza nel deserto regalandosi un quarto posto nella dodicesima tappa, segno che è pronto per essere già tra i primi. La classifica generale purtroppo non lo vede nella top ten. Alonso e Coma conquistano un tredicesimo posto assoluto, ad oltre quattro ore di ritardo dal vittorioso Carlos Sainz, che, a 57 anni, ha centrato la sua terza affermazione alla Dakar.
Chiuso il capitolo Dakar, Alonso pensa già alla prossima sfida di Indianapolis. Conquistare la 500 Miglia lo porterebbe a centrare l’obiettivo della Tripla Corona, diventando così una leggenda del motorsport. Dopo la sfortunata partecipazione del 2017, in cui un guasto lo costrinse al ritiro, e l’amara comparsata dello scorso anno, in cui non è neppure riuscito a qualificarsi per prendere parte alla gara, lo spagnolo intende riprovarci. E, visto che il primo amore non si scorda mai, vorrebbe riprovare anche a tornare in Formula Uno, a partire dalla stagione 2021:
“Ho l’idea di tornare in Formula Uno. Mi sento ancora un pilota di Formula Uno, è ciò che amo di più e ciò che so fare meglio. Non sono ancora certo di un mio ritorno, ma in estate penserò ai prossimi due o tre anni della mia carriera. Correrò la 500 Miglia di indianapolis e poi, entro l’estate, dovrò prendere una decisione. La Formula Uno è la categoria di punta dell’automobilismo, ma ha anche degli svantaggi: richiede una dedizione completa. Ci sono già passato per 18 anni. Ora devo solo valutare se intendo farlo ancora.”
Le parole di Alonso raccontano di un desiderio mai sopito, di un conto in sospeso che va assolutamente saldato. Il condottiero mai sazio, che ha girato i sette mari, vuole tornare a casa. Non sono bastati i canti delle sirene o le suadenti promesse di ninfe per distoglierlo dal pensiero della sua Itaca da riconquistare. Fernando, eroe da leggenda, vuole battagliare con i nuovi miti. Ritrovarsi al cospetto dell’imbattibile Hamilton, dell’arrembante Verstappen o del sorprendente Leclerc. La sete di Alonso non riesce a placarsi. E, forse, le struggenti solitudini del deserto l’hanno risvegliata, l’hanno acuita. L’unico modo per dissetarsi ancora è quello di continuare a correre. Naturalmente da campione.
Autore: Veronica Vesco – @veronicafunoat
Foto: Dakar – Carlos Sainz – McLaren