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Alonso: le mille e una insidia della Dakar

Alonso ci sorprende ancora. Un moderno Ulisse mai pago d’avventura, disposto a incontrare altri mondi, a solcare altri mari, lontani dai destini amari che la Formula Uno gli ha riservato. L’universo spietato del circus, come una divinità capricciosa, lo ha allontanato dai blasoni, rendendo i suoi legittimi obiettivi solo vane illusioni. Fernando allora risponde con la sua grinta caparbia, con la testarda fierezza di chi non si lascia abbattere, ed è pronto per combattere lanciandosi in sfide inedite. Tra canyon e pietre, tra deserti e dune, tra giorni e lune, lo spagnolo dà vita alla sua prima esperienza alla Dakar.

Consapevole delle difficoltà che lo attendono, Alonso non si demoralizza e si dice pronto a cogliere ogni occasione per imparare. In soli sette mesi il driver di Oviedo è riuscito a completare la preparazione per quella che viene considerata come la competizione rallystica più dura in assoluto. Non ha timori e naturalmente ringrazia il suo pigmalione, nonché compagno di avventura, Marc Coma: “In sette mesi, grazie a Marc Coma e alla sua esperienza, ho imparato quanto normalmente si apprende in 15/20 anni di attività. Ad agosto non sapevo nemmeno attaccare una duna.“. Una full-immersion completa, che ha portato Fernando ai nastri di partenza della quarantaduesima edizione della Dakar.

Alonso alla guida della Toyota Hilux

Sono sicuramente un po’ matto per pensare di passare dall’asfalto al rally più duro che esista. Ma io amo le sfide e la Dakar in questo senso è perfetta per me. Sono in un team fortissimo. Il mio ruolo, specialmente all’inizio, sarà quello di imparare. So che mi mancano esperienza e velocità, ma voglio sorprendermi. Si tratta di una piccola pazzia, però ho tanta voglia di viverla. Tuttavia sono realista: ognuno ha dei limiti, e i miei, in questo caso, sono logicamente grandi. Ma affronterò tutto con la massima serietà e la massima concentrazione: non c’è spazio per gli errori.

Queste le parole di Alonso alla vigilia della partenza. Ora, dopo sei tappe completate, Fernando si trova al giro di boa della competizione, che terminerà il 17 gennaio. Domani, grazie al canonico giorno di riposo, potrà ripercorrere le emozioni e le sensazioni vissute nel corso della prima metà di gara, preparandosi a un finale d’attacco. Lo spagnolo, da neofita qual’era, può tuttavia ritenersi soddisfatto degli obiettivi raggiunti, poiché, nonostante molteplici inconvenienti e un po’ di sfortuna, è comunque riuscito a farsi valere.

Dopo un buon esordio nella prima tappa, che gli ha consentito di raggiungere l’undicesima piazza, la seconda giornata, nella tratta da Al Wajh a Neom, si è rivelata un vero calvario. La rottura di una sospensione, causata dal contatto con una roccia resa invisibile dal manto sabbioso, ha comportato un enorme dispendio di tempo. Alonso racconta: “Abbiamo provato a riparare noi la sospensione. Attendere l’assistenza in gara avrebbe voluto dire perdere quattro o cinque ore. Ci siamo messi in contatto con il team, che ci ha spiegato come operare. Ma abbiamo dovuto scollegare l’impianto dei freni anteriore e fare 120 km in quelle precarie condizioni. Non è stato facile.

Fernando Alonso alle prese con il guasto alla sospensione sulla sua Toyota Hilux

In seguito all’imprevisto, Fernando si è rimboccato le maniche, disputando una sorprendente terza tappa nel circuito intorno a Neom, e riuscendo addirittura a giungere quinto al traguardo. Il giorno seguente invece si è verificata una nuova odissea, con la vettura che ha subito ben tre forature. Alonso e Coma, trovatisi a dover affrontare i restanti 150 km del percorso senza più ruote di scorta, hanno dovuto procedere con estrema cautela, accontentandosi di un’andatura sensibilmente più lenta.

La quinta tappa ha visto un cambiamento di scenario: le immense pietraie e i letti di fiume rocciosi hanno lasciato il posto alle dune, terreno dove Fernando si esprime al meglio. Infatti si è detto entusiasta della prova svolta, nonostante due forature che hanno lievemente rallentato l’andatura, consentendogli comunque di agguantare la settima posizione. “In termini di passo è stata la mia tappa migliore. Avrei potuto fare un quarto posto senza le forature in apertura. Gli ultimi 250 km sono stati delle montagne russe, con salti a tutta velocità. Sono felice del risultato di questa tappa. Non penso alla generale, ma spero di poter correre buone tappe individuali.”

La prova odierna, che prevedeva un percorso totalmente fuori strada, svolto su dune sabbiose molto ostiche da interpretare, ha visto Alonso giungere sesto. Una gara di assoluta sostanza, che conferma i continui e rapidi progressi di Fernando, capace di issarsi per ben tre volte nella top ten. Un risultato di tutto rispetto, considerando il breve apprendistato svolto dal bicampione. L’asturiano, insomma, continua a stupire, confermando un talento fuori dal comune in differenti discipline.

La concentrazione di Fernando Alonso

Alonso dunque, nel mezzo del cammin della sua avventura, si ritrova nel mezzo di un deserto oscuro,ma senza aver smarrito la retta via. Quella via impervia, eccitante e mirabolante che lo porta verso nuovi traguardi e rinnovate aspirazioni. Intenzioni, progetti e desideri fanno di lui un pilota unico nel panorama moderno. Sfrontato, sicuro di sé, a volte provocatore. Ma in fondo anche sognatore. Un sognatore che non ha ancora concluso il suo mitico viaggio alla ricerca della leggenda.

Autore: Veronica Vesco@veronicafunoat

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  • Come si è capito, lo avete detto e scritto anche qui, lo “spettacolo” ha prevaricato la velocità, snaturando la F1, quindi un pilota come Alonso è stato sacrificato, senza tenere conto che lui stesso, come pochi altri, portava spettacolo, senza necessità di doverlo cercare con cambi di regolamento insensati, adozione di regole astruse. In fondo un lato positivo si può vedere nel fatto che diversi appassionati, magari prima interessati solo alla F1, seguendo le attività di Alonso, ora imparano a conoscere meglio anche altre discipline motoristiche.

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Pubblicato da
Veronica Vesco