Formula 1

La F1 del futuro secondo Symonds: motori due tempi e carburanti “eco”

Sono anni tumultuosi quelli che la F1 sta vivendo. E lo sono soprattutto sul versante tecnico-motoristico. Solo cinque lustri fa le vetture erano equipaggiate con propulsori aspirati e plurifrazionati che venivano sostituiti, nell’arco del week end di gara, con la frequenza con la quale si cambia un pannolino ad un neonato. Poi i V12, per scelta politica, sparirono lasciando il passo ai più complessivamente efficienti V10 che, a loro volta, furono messi in soffitta in favore dei più parchi V8. Fino al 2014, anno che ha segnato l’avvio della rivoluzione motoristica che tuttora viviamo e alla quale, in fondo, non ci siamo del tutto assuefatti.

I V6 turbo-ibridi contemporanei, bisogna sottolinearlo, hanno raggiunto un’efficienza mai osservata in precedenza. Sia in termini di consumi che in termini di potenza massima a fronte del basso frazionamento e della cilindrata relativamente contenuta. Ma non solo: le power unit odierne hanno alzato notevolmente l’asticella dell’affidabilità. Grazie anche a regolamenti particolarmente stringenti sul tema, un motore di Formula Uno arriva a durare sette week end di gara. Un propulsore che è dunque in grado di sobbarcarsi 6000 km garantendo prestazioni di primissimo livello nell’intero ciclo vitale. Un qualcosa di inimmaginabile quando i V12 ruggivano sulle piste del Mondiale. Il progresso tecnico, lo studio dei materiali, l’acquisizioni di nuove competenze hanno reso possibile tutto questo. Ma l’architettura che ora impera è destinata a durare nel tempo?

Power unit Mercedes W10

La risposta, senza girarci troppo intorno, è no. A prospettare nuovi scenari è direttamente Pat Symonds, chief technical officer della F1, che apre all’introduzione dei motori a due tempi. Un’idea talmente deviante dalla parabola che la classe regina del motorsport ha intrapreso che sembra essere una battuta di dubbio gusto. Ma così non è e lo spiega lo stesso tecnico ex Benetton: “Dobbiamo pensare a come saranno le future unità motrici. Sono molto attratto dall’idea di poter usufruire di motori a due tempi” ha sentenziato Symonds durante una conferenza sull’efficienza energetica presso la Motorsport Industry Association.

Dopo aver sganciato la granata, l’ingegnere spiega e circostanzia il suo pensiero: “Un propulsore a due tempi è molto più efficiente, ha un suono più accattivante e i vecchi problemi che lo affliggevano sono stati superati. Il motore a pistoni contrapposti, infatti, è già molto usato nella produzione e ormai ha un’efficienza termica che supera il 50%. L’iniezione diretta e nuovi sistemi di accensione fanno sì che ora i due tempi siano molto efficaci e rispettosi dell’ambiente“.

E quella verde, nelle intenzioni di Chase Carey e di Liberty Media, è una sfida che la Formula Uno intende vincere entro il 2030 (leggi qui per approfondire). Ma l’idea non è quella di seguire e scimmiottare la Formula E che è andata su un concetto di “full elecritc“. No, la F1 vuole mantenere la sua identità basata sul motore a scoppio. Che sia però alimentato da carburanti ecosostenibili. Ancora Symonds: “Non c’è nulla di sbagliato nei veicoli a trazione elettrica. Ma questa non può essere considerata una soluzione per tutti. Il motore a combustione interna ha un futuro ancora lungo. Molto più lungo di quanto i politici sostengono. Un propulsore a scoppio è immaginabile anche nelle generazioni prossime, magari basandolo su carburanti a idrogeno“.

Pat Symonds, chief technical officer della F1

Diciamocelo francamente: non ci siamo ancora del tutto abituati allo stravolgimento rappresentato dall’avvento dell’era turbo-ibrida e tutto ciò che essa ha portato con sè, a partire dal sound ovattato e deficitario in decibel degli attuali V6. Immettere un propulsore due tempi sarebbe una vera e propria rivoluzione copernicana da far accettare in primis ai tifosi – che solitamente sono restii al cambiamento – e poi alle parti in causa che, in era di budget cap, dovrebbero spostare risorse ingenti nella ricerca e nello sviluppo di unità motrici che poco hanno a che fare con la storia della Formula Uno.

Ma, d’altro canto, proprio l’abolizione del classico motore a quattro tempi potrebbe essere quel’espediente che nel futuro continuerà a garantire l’identità endotermica alla F1 evitando che questa “venda” la sua anima all’elettrico. Il connubio due tempi-carburante ecosostenibile potrebbe essere quell’elemento che, nei prossimi anni, consentirà la sopravvivenza della massima espressione del motorsport tutelandola da una politica che, a livello planetario, ha ormai dichiarato guerra alla combustione interna. Ma se tale combustione fosse ad emissioni zero non vi sarebbero condizioni ostative ad un suo sviluppo. Che potrebbe accontentare anche gli appassionati della prima ora che tornerebbero ad ascoltare power unit ruggenti in virtù di regimi di rotazione più elevati.

Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Foto: F1, Ferrari, Mercedes

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Diego Catalano