Qual è la sfida più complessa: aprire un lungo ciclo di vittorie oppure riuscire ad imporsi anche dopo aver abbattuto e riscritto tutti i record della Formula Uno? Questa domanda, con ogni probabilità, se la stanno ponendo tutti in Mercedes: dal primo responsabile che risponde al nome di Toto Wolff al receptionist della sede di Brackley. Intendiamoci, non si vuole sminuire quella titanica opera che è stata imporsi con dominante costanza ad una concorrenza agguerrita e storicamente abituata al trionfo. Vincere dodici titoli in sei anni è un qualcosa che difficilmente si ripeterà negli anni a venire. Ma dopo lunghe stagioni di soddisfazioni l’appagamento e il rilassamento mentale potrebbero scalzare quella ferrea determinazione che ha portato la Mercedes sul tetto del mondo. Wolff aveva già messo in guardia i suoi da questa deriva (leggi qui per approfondire). Ma ci sono altri fattori, esogeni, che potrebbero mettere in discussione il regno anglo-tedesco che in questi anni è sembrato essere incontrastato: il recupero dei rivali in presenza di un quadro normativo stabile.
Il dirigente austriaco, è bene chiarirlo, non si lamenta di una continuità regolamentare. Proprio la Mercedes, nella lunga trattativa tra le parti che ha portato alla scrittura delle regole 2021 (leggi qua), ha più volte manifestato una certa ritrosia verso un cambiamento che, prima della definizione, aveva il sapore della rivoluzione totale. Nonostante questa affezione allo status quo, lo scafato manager ex Williams è ben conscio del rovescio della medaglia di una simile condizione: “Abbiamo sempre sostenuto, come Mercedes, che la stabilità regolamentare avrebbe favorito la convergenza delle prestazioni. E’ evidente che mantenere lo status quo aiuti a contenere il gap tra le varie squadre. Cambiare drasticamente le cose è come lanciare i dadi, non si può conoscere preventivamente cosa accadrà“.
La solidità normativa dovrebbe dunque favorire un mondiale più combattuto creando una tenzone tra più soggetti ugualmente titolati a prendersi la posta in palio. Una qualcosa di inedito se volgiamo lo sguardo al recente passato. Ancora Wolff: “Al momento possiamo dire che ci sono tre squadre che hanno la potenzialità di vincere gare e, se le cose vanno per il verso giusto, ottenere dei campionati“. Ma, secondo il manager austriaco, nel 2020 potrebbe esserci un quarto incomodo che potrebbe insidiare le compagini che negli ultimi sei anni anni hanno lottato per il vertice: “La McLaren, nel frattempo, è stata la squadra che più di ogni altra è cresciuta. Hanno chiuso il campionato 2019 con 145 punti e, secondo me, possono essere in lotta già dal prossimo mondiale. Per questa ragione prevedo una stagione molto difficile“.
Sulla scia di questa idea, il team principal della Stella a Tre Punte immagina che il 2020 non sarà una copia del 2019. Anno nel quale Mercedes ha portato a casa ben 15 vittorie di tappa (11 con Hamilton e 4 con Bottas, nda) lasciando alla concorrenza l’ingrato compito di dividersi le briciole (tre vittorie a testa per Red Bull e Ferrari, nda). “Non penso che vedremo dieci o dodici vittorie per una squadra. Proprio perchè la lotta sarà durissima – ha riferito Wolff al sito ufficiale della F1 – ci concentreremo nell’ottimizzare i nostri punti deboli per continuare a fare bene“.
Il 15 marzo, data nella quale si disputerà il GP d’Australia, primo atto del mondiale 2020, sembra essere ancora lontano. Solo in quell’occasione inizieremo ad avere una prima, sommaria, indicazione di quali saranno le forze in campo. Gli uomini in grigio, come naturale che sia dopo una striscia così pingue di vittorie, si presenteranno con i galloni dei favoriti. La stabilità regolamentare che spaventa Wolff potrebbe, invece, essere proprio l’arma in più che Mercedes può utilizzare nella guerra sportiva che sarà lanciata agli sfidanti. La W11 (questo dovrebbe essere il nome della nascente creatura che per la prima volta non vedrà la supervisione di Aldo Costa) sarà, con tutta probabilità, una naturale evoluzione della sorella maggiore che tanto bene ha fatto. I principi che hanno ispirato una vettura così vincente saranno i medesimi, specie in presenza della conferma delle gomme Pirelli in configurazione 2019 (leggi qui). E sappiamo quanto, soprattutto in gara, il mezzo uscito dalla penna di James Allison sia stato vincente nello sfruttare gli pneumatici.
La Ferrari, da tutti accreditata come il principale competitore della scuderia anglo-tedesca, dovrà fare gli straordinari alla ricerca di quel carico che ha latitato nell’arco del mondiale conclusosi lo scorso primo dicembre. Insomma, se Mercedes può sviluppare sulla scia di quanto fatto l’anno scorso, Maranello deve azzardare imboccando una strada tecnica diversa da quella che ha limitato fin troppo spesso le performance della SF90. Ecco perchè la continuità regolamentare, alla fine, potrebbe essere un fondamentale alleato per Brackley nella rincorsa all’ennesimo uno-due piloti-costruttori.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Alessandro Arcari, Mercedes