Gallerie del vento inibite fino a febbraio per le vetture 2022
La temporanea sospensione del Campionato del Mondo di Formula Uno a causa della pandemia di Coronavirus ha ed avrà ripercussioni sul futuro immediato e di medio termine della categoria. Alcune decisioni prese mesi or sono e già puntualmente calendarizzate hanno subito un logico slittamento per dare la possibilità ai team di organizzare il lavoro una volta che sarà possibile ripartire a pieno regime. Se ancora non si hanno certezze sulla stagione 2020 il cui calendario è stato tranciato, per ora, nella sue prime otto gare (per poi essere rimaneggiato nei prossimi mesi), qualcosa di più chiaro si profila per quanto concerne le annate sportive 2021 e 2022.
Per l’anno venturo il primo paletto stabilito dai team e della FIA nella videoconferenza della settimana passata è il mantenimento dei telai che verranno usati nel 2020. Nessuna modifica dovrebbe essere dunque consentita su questo frangente. Analoga sorte per le trasmissioni. Le squadre potranno certamente operare sull’aerodinamica, anche se, non potendo modificare i telai, gli interventi saranno logicamente limitati. Sulle power unit è ancora tutto da definire e la decisione verrà presa in ulteriori riunioni che si terranno in queste settimane di pausa forzata col fine di regolamentare puntualmente la disciplina tecnica che dovrà operare nel 2021.
Nel generale marasma che ha caratterizzato le ultime due settimane, un solo punto chiave non è stato mai in discussione: l’introduzione del salary cap nella prossima annata. I team, dunque, si troveranno alle prese con con una drastica riduzione delle risorse a disposizione e per tal motivazione si è inteso non gravare ulteriormente sulle casse. Circostanza che l’entrata in vigore del nuovo corpus normativo tecnico avrebbe evidentemente determinato. I problemi di bilancio, in ogni caso, saranno solo traslati di un anno. Visto che le nuove monoposto debutteranno tra due stagioni e considerato che i regolamenti attuali vigeranno per due campionati, la FIA ha pensato di scaglionare l’uso delle gallerie del vento da parte dei competitor che non potranno iniziare sin da subito a lavorare sui modelli 2022. Con questa decisione si proverà a favorire il massimo sviluppo dei modelli attuali che saranno accantonati a dicembre 2021.
La dead line è fissata, pertanto, a febbraio del prossimo anno. Solo in quella data le scuderie potranno iniziare a testare i propri concept in scala nei wind tunnel. In questo mondo si intende non sovraccaricare le squadre che, in periodo di libertà finanziaria, potrebbero metter su equipe di lavoro parallele che opererebbero esclusivamente in chiave 2022. Ma la disposizione difficilmente potrà fermare lo slancio creativo degli ingegneri. James Allison, in occasione della presentazione della Mercedes W11, aveva candidamente ammesso che il progetto era partito nel 2018, quindi 24 mesi prima del debutto. Ma questa è una cosa che non deve sorprendere, i tempi di gestazione di una monoposto sono relativamente lunghi. Ancora, ogni scuderia si affida a diversi staff operativi per affrontare le necessità di sviluppo nell’immediato e per anticipare i temi tecnici del futuro.
Verosimilmente, dunque, le compagini lavoreranno sin da adesso alle macchine del 2022 pur non potendole testare in galleria del vento. E lo faranno a maggior ragione perché dall’anno prossimo la scure del budget cap si abbatterà con ferocia sulle casse dei protagonisti. Il lavoro si concentrerà al computer che offre modelli che simulano la realtà in maniera sempre più completa e quindi attendibile. Il wind tunnel, quindi, diventerà un espediente confermativo di ciò che si testerà nei mainframe delle scuderie. A meno che Liberty Media, in accordo con la Federazione Internazionale dell’Automobile presieduta da Jean Todt, non decida di operare un altro giro di vite. Gira voce, infatti, che il limite per il 2021 fissato in 175 milioni di euro, possa essere rivisto al ribasso. Anche a causa dei mancati introiti frutto di un calendario 2020 che, giocoforza, sarà compresso da luglio a dicembre. Pensare di stipare in poco più di cinque mesi 22 gare è impossibile.
Se nelle ore successive l’annullamento del GP d’Australia Ross Brawn si era detto convinto di riuscire ad organizzare 18 – 19 gare, Chase Carey, un paio di giorni fa, è sembrato molto meno ottimista parlando di stagione a 15 appuntamenti. Viene da sé che a fine anno il colosso americano avrà perso cifre blu per mancati incassi dai media (leggasi diritti tv) e dagli organizzatori dei singoli gran premi. Situazione, come detto, che potrebbe pesare sulla spartizione dei dividendi dell’anno prossimo e che, dunque potrebbe abbassare il tetto di spesa massima consentita. Cosa che attiverebbe un effetto a catena che peserebbe sulle possibilità dei team di avere equipe di sviluppo dedicate alla stagione 2022.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Alessandro Arcari – @berrageizf1 – Ferrari, F1