Ci siamo. E’ finalmente arrivata la settimana nella quale si accederanno ufficialmente i motori per il primo Gran Premiostagionale. Un qualcosa da non considerarsi scontato vista l’emergenza Coronavirus che sta affliggendo alcune aree della Terra e che poteva avere serie conseguenze sui team e sugli addetti ai lavori italiani e non solo. Le autorità australiane hanno confermato che l’evento si terrà normalmente e la cosa è da accogliere con favore in un momento così delicato e che è reso tale anche dalla guerra interna che si sta consumando in Formula Uno in queste settimane. La vicenda è sempre la quella del “power unit gate” che ha coinvolto FIA, Ferrari e sette team che non hanno visto di buon occhiol’accordo tra Maranello e la Federazione Internazionale dell’Automobile (per approfondire leggi qui).
Le reazioni di alcuni protagonisti alla guerra di comunicati andata in scena la settimana scorsa è stata verbalmente violenta. Il primo a contrattaccare con veemenza è stato, come era facile aspettarsi, Helmut Marko che appartiene al team che più di ogni altro ha giurato battaglia alle power unit Ferrari (leggi qui). Non si è fatta attendere la valutazione di un altro personaggio di rilievo, quel Bernie Ecclestone che ha ceduto a Liberty Media il “giocattolo” F1 per una cifra blu. “Le squadre devono fare causa alla FIA. Parliamo di milioni di euro persi ai quali hanno invece diritto. Se la Ferrari è pulita e innocente – ha tuonato l’ex manager britannico – perché ha accettato l’accordo con Jean Todt? Quando c’ero io ho dovuto gestire situazioni analoghe e ho sempre trovato il consenso tra i team. Ma ora è troppo tardi“. Dardi fiammeggianti quelli lanciati da Ecclestone che, giocoforza, hanno suscitato la reazione piccata di Chase Carey che in questa vicenda, stranamente, è rimasto silente anche se è Liberty Media (e non la FIA) ad elargire i premi in danaro a fine campionato. “Ecclestone si lamenta ma non ha mai risolto nulla” ha riferito il baffuto dirigente alla testata Autosport nella speranza di chiudere una polemica che si sta facendo molto grossa. Intento caduto nel vuoto considerando gli sviluppi odierni.
In questo balletto di accuse e difese più o meno richieste arriva anche il parere di Timo Glock, pilota forse più famoso per quel sorpasso subito ad Interlagos nel 2008 che per la sua intera carriera che ora si divide tra DTM e commento televisivo. “Per me non basterebbe una multa, chi non rispetta le regole alterando volontariamente i risultati deve essere squalificato“. Un’esordio tutt’altro che conciliante quello del trentasettenne di Lindenfels che non è stato morbido nemmeno nel proseguo della sua intervista: “Già durante il Mondiale 2019 si parlava di possibili imbrogli da parte della Ferrari. Quando le altre scuderie hanno chiesto controlli sul propulsore, la Rossa ha iniziato a rallentare di colpo. La FIA ha iniziato ad indagare mesi fa e il fatto che abbia impiegato così tanto tempo cela una strategia ben precisa“. Quale? Glock non lo dice, ma getta il seme del dubbio che in un contesto così compromesso può germogliare con grande rapidità.
L’ex Toyota è convinto che la querelle relativa alla power unit di Maranello avrà ripercussioni anche sul futuro di Sebastian Vettel: “Il rinnovo del suo contratto dipenderà anche da come andrà a finire questa storia. Ritengo che la McLaren possa essere un’opzione per il tedesco perché il nuovo team principal della squadra britannica, Andreas Seidl, potrebbe essere felice di avere un connazionale tra le sue fila“. Le previsioni non sono finite qua, Glock si spinge oltre e punta al bersaglio grosso: “Come accade in questo settore, chi è responsabile deve prendere il cappello e andarsene. Mattia Binotto sapeva perfettamente quel che stava succedendo. Deve quindi prendersi le sue responsabilità in caso di gravi conseguenze“.
Assistiamo, dunque, ad una sorta di hobbesiano “bellum ominium contra omnes” alimentato da quel comunicato originario della FIA – non mi stancherò di ripeterlo – troppo fumoso ed imperscrutabile per non pensare che non generasse reazioni così focose. Va anche sottolineato con forza che da certi addetti ai lavori ci si attenderebbe più risolutezza e maggiore attenzione in alcune esternazioni. Perché le parole hanno un peso, specie in un’era nella quale l’esposizione mediatica e massima. D’altro canto le ragioni dei sette team non possono essere derubricate a mera polemica. Quella della trasparenza è una questione di vitale importanza in Formula Uno così come in qualsiasi altro sport. Voci incontrollate riportano che il week end di Melbourne potrebbe aprirsi con una serie di proteste formali da parte di alcuni team verso altri (DAS Mercedes e Racing Point gli argomenti caldi) che potrebbero addirittura spezzare il fronte comune contro la FIA e la Ferrari. Una situazione veramente caotica che ci auguriamo possa essere scongiurata grazie al lavoro diplomatico – e sotterraneo – degli organi decisori.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: F1, Ferrari