La strana alleanza tra Mercedes e Ferrari per isolare Red Bull
Il fronte si è ufficialmente rotto. L’esercito che era partito lancia in resta all’assalto della FIA ha perso il suo generale che si è accordato col “nemico” e ha deciso di battere in ritirata dopo una serie di assalti furiosi alle istituzioni che gestiscono la Formula Uno (leggi qui). Uscendo dalla metafora bellica, la Mercedes ha sostanzialmente deposto l’ascia da guerra e ha trovato un accordo con la Ferrari per rinsaldare quel patto non scritto che lega Maranello e Brackley oramai da anni (leggi qui). I due team, al di là della normale rivalità sportiva che viene sublimata dal duello in pista, hanno spesso mostrato una comunanza di intenti quando si ritrovavano nelle sedi istituzionali per discutere il futuro della categoria.
La retromarcia della Mercedes è stata ratificata direttamente dall’ambiente Red Bull. Il primo a confermarlo è stato Hemlut Marko in una dichiarazione rilasciata al portale AMuS: “La Mercedes si è ritirata dalla protesta in tempo molto breve“. Questo ha riferito in maniera sintetica e piccata l’ex pilota austriaco. Chris Horner gli ha fatto eco: “Questa situazione è paradossale: in palio ci sono molti soldi in base al piazzamento nella classifica costruttori. Terminare al secondo posto o al terzo fa tutta la differenza del mondo. Ballano 20 milioni di dollari e alcuni bonus per i nostri dipendenti. Non possiamo pensare che la vicenda di chiuda in questo modo“.
Quali i motivi della “Svolta a U” del team campione del mondo? Probabilmente molto ha pesato nella decisione dei vertici di Stoccarda la minaccia operata da Helmut Marko di reclamare contro il DAS nel caso in cui la Mercedes l’avesse usato durante il Gran Premio d’Australia. Uno schiaffo che Toto Wolff aveva digerito molto malvolentieri e che Ola Kallenius ha visto come un affronto diretto. D’altro canto, se si pretende di fare fronte compatto, non è pensabile che un membro della fronda accusi platealmente di illecito chi si era messo a capo della rivolta. L’aggressività della Red Bull ha quindi creato un effetto a cascata che ha fatto esplodere in mille pezzi il carrarmato che puntava dritto verso Place della Concorde, sede della FIA.
Registrato il mutato scenario, è sceso in campo direttamente l’amministratore delegato di Daimler AG che ha scavalcato Toto Wolff ed è andato a parlare con John Elkann. Lo stesso Mattia Binotto, che pure si diceva convinto di poter agire contro il Dual Axis Steering, è stato invitato alla calma dal suo presidente. La sensazione è che i team principal siano stati congelati nelle loro funzioni per cedere il passo ai pezzi da novanta. Che hanno siglato una pax diplomatica che ha sparigliato le carte creando un nuovo fronte politico. L’interventismo di Kallenius, come spigato in un mio recente articolo (leggi qui), ha creato qualche strascico nel team di Brackley che sembrerebbe aver perso la compattezza che l’ha caratterizzato negli ultimi due lustri. Ma potrebbe essere stato un passaggio necessario per ritrovare la supremazia politica che ha prodotto dodici titoli in sei stagioni.
Il cambio strategico della Mercedes è solo dovuto ad una sorta di rappresaglia nei confronti della Red Bull che minaccia reclami e ricorsi? Probabilmente no. I “Grigi” sono ben consci della forza del connubio Red Bull – Honda e forse hanno capito che quest’anno è il vero avversario da battere. Più della Ferrari che non pare essere uscita in forma smagliante dai test invernali. In una guerra sportiva il rivale principale è meglio affrontarlo a viso aperto piuttosto che cercare accordi sottobanco. Che, tra l’altro, non possono concretizzarsi per la “violenza” degli anglo-austriaci al tavolo delle trattative. Ancora, Mercedes potrebbe aver avuto una doppia rassicurazione che ha suggerito l’ammorbidimento. La prima, come dicevamo, è frutto dell’accordo Elkann – Kallenius che potrebbe prevedere il non attacco sul sistema DAS. La seconda, molto ipotetica, potrebbe essere arrivata direttamente dalla FIA che nei giorni scorsi aveva risposto con una missiva all’ennesima lettera inviata dalle (ex) “Sette Sorelle“. Il contenuto di questo testo non è mai stato pubblicato, ma l’immediato cambio strategico degli anglo-tedeschi potrebbe stare a significare che qualcosa sull’accordo riservato tra FIA e Ferrari è stato svelato. Con l’effetto di addolcire Kallenius e, di riflesso, Wolff.
Se andiamo a rileggere le parole di Horner (“Non possiamo pensare che la vicenda di chiuda in questo modo“) si evince che in Red Bull si sentono in grado di guidare la compagine anti-FIA. Ma è una prospettiva credibile? A mio avviso no. Per motivi elementari. Mercedes condiziona più o meno attivamente altre tre scuderie: la Racing Point che quest’hanno si presenta ai nastri di partenza con una W10 tinteggiata di rosa; la Williams che dalla scuderia campione del mondo ottiene le power unit e la trasmissione; la McLaren che dall’anno venturo si legherà nuovamente alla Stella a Tre Punte. Pare inverosimile che questi tre team possano non seguire la casa madre e mettersi di traverso in una guerra che si ritorcerebbe loro contro.
La sensazione, in chiusura, è che l’aggressività verbale e il continuo accesso ai commissari della FIA da parte del team di proprietà del magnate austriaco Dieter Mateschitz possa aver causato un autogol politico che di fatto potrebbe determinare l’abbandono di quasi di tutti gli alleati. Alpha Tauri, per ovvie ragioni, resterebbe fedele alla linea imposta dal team di riferimento. Renault (che di Mercedes è amica come dimostra il passaggio di Ocon alla Losanga) potrebbe invece non essere interessata a stare in una compagine esigua che, tra l’altro, sarebbe invisa alla stessa FIA che si trova investita dall’accusa di aver favorito la Ferrari (leggi qua). Red Bull fa paura e non solo per il suo atteggiamento minaccioso. Il fatto che la RB16 sia considerata una vettura in grado di lottare per il mondiale ha improvvisamente attirato le antipatie dei team più forti che hanno preso le distanze da Milton Keynes. Forse Marko e soci hanno tirato troppo la corda senza ponderare attentamente le ricadute future dei loro atteggiamenti.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Alessandro Arcari – @berrageizf1 – Red Bull, F1