L’emergenza Coronavirus ha determinato lo stop forzato del Campionato di Formula Uno che, stando a quanto ha riferito Ross Brawn, potrebbe partire nel mese di luglio contando su ben 19 appuntamenti. Grasso che cola in un momento in cui la morsa della pandemia globale pare non mollare alimentando il pessimismo sul futuro dell’intera stagione. Il rinvio dell’attività ha negato agli appassionati non solo l’adrenalina e le emozioni derivanti dai duelli in pista, ma anche la valutazione dell’efficacia di una serie di espedienti tecnici intravisti durante i test invernali e che avrebbero meritato maggior approfondimento. Tra questi vi è sicuramente il DAS (Dual Axis Steering) introdotto dalla Mercedes, un meccanismo di cui tanto s’è detto e che ha lasciato a bocca aperta i tecnici delle squadre concorrenti e i giornalisti specializzati assiepati nella sala stampa del circuito di Montmelò che, incuriositi, si sporgevano verso le ampie vetrate oblique per osservare meglio la W11 ogni volta che rientrava ai box.
Come e quando è stato concepito il “marchingegno” oggetto degli sguardi morbosi degli addetti ai lavori? È direttamente il capo progettista della Mercedes, John Owen, a spiegare la genesi di un sistema che, sorprendentemente, non è un inedito bensì un affinamento di qualcosa che era già stato segretamente testato negli anni precedenti. “Il DAS non è un nuovo concetto. Si tratta di una serie di vecchie idee che, combinate insieme in maniera diversa, si traducono in qualcos’altro, in un nuovo principio. Abbiamo provato il sistema in passato – ha spiegato Owen in un video apparso sul sito ufficiale del team di Brackley che inaugura la rubrica “Innovation in F1” – Era già presente su una macchina di qualche anno fa”. Naturalmente sull’arco temporale il capo tecnico inglese resta sul vago, evitando di specificare quale W montasse il capostipite concettuale dal quale deriva il DAS attuale il cui funzionamento deve superare l’esame di un Gran Premio.
Cosa è andato storto in passato? Perchè il “Proto-DAS” è stato messo in ghiacciaia senza provarlo più massicciamente in pista? Anche su questo frangente le risposte dell’ingegnere sono ampie, a tratti fumose. Come a non voler svelare dettagli preziosi ad una concorrenza sempre molto attenta e col reclamo in canna. “Quando l’abbiamo provato ha funzionato. Ma non nella misura in cui ci aspettavamo. Per tale motivo l’abbiamo accantonato”. Accantonato ma evidentemente non bocciato. Gli esperti di Brackley hanno continuato a lavorare “in background” sul concetto affinandolo e trasformandolo in quella primizia tecnica che ha folgorato gli sguardi di tutti coloro che seguono la Formula Uno.
Ovviamente un dispositivo potenzialmente decisivo nel conferire un vantaggio tecnico a chi l’ha proposto non può passare inosservato. La modifica dinamica dell’angolo di convergenza operata spostando il volante lungo l’asse longitudinale avrebbe – e avrà – effetti sugli altri team che chiederanno chiarimenti agli organi preposti. Viene da sé che in Mercedes abbiano attentamente, ampiamente e minuziosamente studiato ogni singola parte del regolamento tecnico per non incorrere in sanzioni. “In fase progettuale ci siamo chiesti se potevamo veramente costruire qualcosa del genere. E soprattutto cosa dicesse a riguardo il regolamento. Spulciando tra le norme abbiamo notato che non esisteva nessuna regola che vietasse il DAS. Ci siamo domandati se ciò bastasse per investire ingenti somme di danaro sullo sviluppo di questa tecnologia. Abbiamo deciso di realizzarlo nel momento in cui abbiamo compreso che potevamo costruirlo senza che incappassimo in contestazioni”.
Che evidentemente, anche se non formali, ci sono state. “Appena abbiamo testato il DAS le prime reazioni degli avversari sono state contrarie al sistema. Molti hanno sollevato dubbi di regolarità. Poi, man mano che ne osservavano il funzionamento, il tenore dei commenti è cambiato. Tanti hanno ritenuto che fosse regolare e si sono domandati perché non avevano pensato ad un meccanismo analogo. Ora siamo arrivati nella fase in cui c’è il tentativo di trovare ragioni valide per vietarne l’uso. Anche questa – ha chiuso amaramente Owen – è la Formula Uno”.
In effetti il ban è arrivato. Non per il 2020, bensì per la stagione successiva. Una scelta cervellotica della FIA che, pur imponendo una rigida stabilità normativa che si riverbera nel mantenimento dei telai, dei cambi e di altre parti meccaniche che saranno usate quest’anno, vieta quello che potrebbe essere un fiore all’occhiello della Mercedes. Qualcosa per la quale, è bene sottolinearlo, Tombazis e il suo staff hanno dato l’ok per il 2020. Un agire oggettivamente poco logico.
Ma i problemi per il team campione del mondo potrebbero presentarsi anche all’avvio di questo Mondiale. Helmut Marko, alla vigilia del Gp d’Australia poi cancellato a poche ore dall’inizio del primo turno di libere, aveva pubblicamente minacciato che la Red Bull avrebbe ufficialmente protestato alla FIA per un espediente tecnico ritenuto irregolare. A rigor di logica Mercedes dovrebbe dormire sonni tranquilli avendo in saccoccia il favorevole parere tecnico dei commissari Federazione che erano stati messi a conoscenza dei dettagli del progetto. Ma non è la prima volta che l’ente parigino smentisce se stesso con decisioni incoerenti.
Fatto sta che il Dual Axis Steering è un ritrovato tecnico che rappresenta esso stesso l’essenza della Formula Uno che, ancor prima di essere ruvida tenzone tra i piloti in pista, è innanzitutto una sfida tra ingegneri che lottano sul campo delle idee. Esperti che leggono, sfruttano, si incuneano nelle pieghe di regolamenti che sovente lasciano spazi ad interpretazioni border line in virtù dell’esistenza di zone grigie non puntualmente normate. In assenza di evidenti e manifeste violazioni della carta regolamentare un siffatto meccanismo andrebbe non solo consentito, ma tutelato. Come vetrina tecnologica di una categoria da sempre all’avanguardia.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto:
– Alessandro Arcari – @berrageizf1
– Mercedes
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sisi mercedes tutti geni, trovano zone grigie sempre regolari, mentre gli altri un branco di stupidotti che trovano zone grigie sempre irregolari