Rosberg e la paura di perdere
Dopo aver vinto il mondiale 2016, il pilota si è ritirato. La lingua invece, continua a scorrazzare allegramente per tutto il Circus. Sempre pronta a colpire il malcapitato di turno. Eh si, parliamo proprio di lui… Nico Rosberg da Wiesbaden, Germania. Ma non facciamo i polemici almeno il giorno di Pasqua. D’altronde, oggi riportiamo le dichiarazioni dell’ex Mercedes legate ad una tematica molto interessante: la psicologia.
Effettivamente, all’interno della massima categoria la questione non è vista di buon occhio. O perlomeno se ne parla molto poco. L’aspetto mentale nello sport, esattamente come nella vita, risulta spesso decisivo. Le pressioni alla quali sono sottoposte le menti dei piloti di Formula Uno sono enormi. Lo stesso Rosberg, dopo aver dato fondo a tutte le proprie energie mentali per battere Lewis Hamilton, si è ritirato. Ufficialmente, lasciò la categoria all’apice della sua carriera per aver raggiunto il suo obbiettivo. O forse, leggendo le sue parole, semplicemente perché non sarebbe stato più in grado di resistere ad una pressione così alta.
Raggiunto dai microfoni del quotidiano austriaco Der Standard, il teutonico parla dell’allenamento mentale, della sua estrema importanza, e dell’indifferenza che questa materia gode all’interno del paddock.
“La psicologia è un argomento tabù tra noi piloti. La Formula Uno è uno sport da macho. In generale, se ti appoggi alla psicologia per cercare un aiuto sei visto come debole o perdente. Ne ho parlato solamente alla fine della mia carriera per questo motivo…”
Facendo un ulteriore tuffo nel passato, raccontando la sua esperienza personale, Nico fa notare come la resistenza mentale fu determinante per la lotta al titolo.
“Grazie ad un grande allenamento mentale, che probabilmente nessun altro pilota ha fatto, ho senza dubbio acquisito diversi punti a mio favore. Il mio vantaggio competitivo era in questa aree. Ricordo che prima della partenza di Abu Dhabi mi chiesero se non vedevo l’ora di correre. Ovviamente avevo molta paura di perdere, ma dissi che ero felice e pronto. Come atleta devi saperti proteggere. Malgrado la tensione, se non ho sbagliato nel momento cruciale è sicuramente dovuto alla preparazione interiore. Quella mattina ho meditato per più di un’ora, cercando di tenere alta la concentrazione prima della corsa”.
Nonostante la preparazione, il tedesco racconta un particolare molto interessante legato al sorpasso di Verstappen.
“Quando ho messo dietro Max in gara, il mio piede sull’acceleratore ha tremato tantissimo… non avevo mai provato niente del genere. Era come se avessi paura di non essere in grado di accelerare, e quindi di perdere la gara” confessa Nico.
Come detto, l’addestramento mentale può fare sicuramente la differenza. Un sostegno psicologico nei momenti essenziali è sicuramente capace di cancellare quei momenti di tensione che potrebbero risultare fatali. Inoltre, non credo che farsi aiutare debba essere considerato necessariamente come segno di debolezza. Ma forse, a differenza di Rosberg, non tutti ne hanno bisogno…
Autore e foto: Alessandro Arcari – @BerrageizF1