La Formula Uno si interroga sul futuro immediato, su come riuscire ad organizzare un calendario credibile e soddisfacente per evitare il crack finanziario dei team di fascia medio-bassa. Le ipotesi al vaglio sono molteplici e portano nella direzione di consentire, probabilmente a porte chiuse, lo svolgimento di una quindicina di gare, con alcuni impianti (vedi Silverstone) che potrebbero ospitare più di un evento sfruttando diverse configurazioni del tracciato. Una sfida sicuramente non semplice ma dalla quale passa il futuro della categoria che è finanziariamente sotto stress (leggi qui). In questi mesi di pausa imposta le scuderie hanno riconvertito parte delle proprie produzioni per agevolare la creazione di dispositivi atti a combattere la pandemia di Coronavirus. Ferrari si è data alla fabbricazione di particolari maschere da distribuire al personale sanitario italiano; la Mercedes si è lanciata nel settore dei ventilatori polmonari che sono massicciamente in consegna agli ospedali del Regno Unito. Ad esser precisi sono tutti i sette team di F1 che hanno sede in Gran Bretagna a lavorare a questa lodevole iniziativa. Il progetto, denominato “Pitlane”, dovrebbe consentire l’installazione di oltre 20.000 respiratori.
Una condizione emergenziale che rappresenta un vero e proprio inedito per la F1. Un’anomalia delle quale ha parlato Toto Wolff, il team principal della scuderia campione del mondo in carica. “Il nostro sport è creato e pensato per l’intrattenimento e quindi ci manca. Ma in questo momento – ha riferito il manager viennese – dobbiamo aiutare a ridurre i casi per uscire da questa terribile fase. Al primo posto c’è la salute ed il benessere di tutti noi, delle nostre famiglie e dei nostri amici e colleghi della squadra e della Daimler”.
Disputare il campionato del mondo sarà possibile solo se le politiche dei singoli Stati nazionali saranno armonizzate consentendo al Circus di spostarsi in massa e, quindi, di organizzare gli eventi. Di questa situazione Wolff e ben conscio e specifica: “I governi hanno attuato diverse strategie. L’Austria, il mio Paese di origine, ha adottato uno stratagemma di chiusura molto precoce e, dopo tre settimane, la lotta al virus sta dando i suoi frutti visto che si sta piano piano riaprendo tutto. La vita tende a ritornare normale. In Svezia, invece, sono state concepite politiche del tutto diverse: è rimasto tutto come prima ed è stato solo aggiunto il distanziamento sociale. Come vedete si sta combattendo un nemico davvero sconosciuto”.
Il distanziamento, le chiusure forzate, la crisi socio-economica cambieranno l’approccio alla vita di ognuno di noi. Wolff è fiducioso che si possa giungere ad un nuovo inizio e ad una società migliore: “Apprezzeremo di più le piccole cose come fare una passeggiata laddove è permesso e stare con la famiglia anziché correre in ufficio. E’ un momento difficile ma ne usciremo migliori e più forti. Un mare agitato – chiude seraficamente il manager – crea buoni marinai. Quando usciremo dalla pandemia saremo una società diversa con un mentalità diversa”.
Un Wolff in una inedita veste da filosofo a cui non siamo abituati. Anche questo rappresenta la peculiarità del momento che stiamo attraversando. Nella speranza di ritornare, quanto prima possibile, a trattare argomenti strettamente legati alla pista e alla vita tecnica delle scuderie. Quando accadrà vorrà dire che il Covid-19 è stato messo in scacco dalla F1 e soprattutto dai popoli della Terra.
Autore: Diego Catalano – @diegocat1977
Foto: Alessandro Arcari – @berrageizf1, Mercedes